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Inedito Scaldati, Livia Gionfrida celebra la poesia shakespeariana di Franco Scaldati

Da mercoledì 23 marzo a domenica 3 aprile 2022 al Teatro Biondo di Palermo debutta Inedito Scaldati, lo spettacolo diretto da Livia Gionfrida dedicato al poeta e drammaturgo palermitano Franco Scaldati. Se la rilettura collodiana era tratta da un testo incompiuto, trasformata in scena in un grande omaggio a l’intera poetica scaldatiana, con Inedito Gionfrida si concentra sulla radice shakespeariana fortemente presente nell’opera del poeta siciliano. In scena Melino Imparato, storico collaboratore di Scaldati e direttore artistico della Compagnia “Franco Scaldati”, insieme a Paride Cicirello, Oriana Martucci e Daniele Savarino (selezionati a seguito di un laboratorio di dieci giorni dedicato a Scaldati tenuto da Gionfrida lo scorso febbraio al Teatro Biondo).

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Lo spettacolo

In un quartiere fantasma, dentro ad un condominio ridotto ormai a rudere, abita un Poeta, l’ultimo. Questi aspetta di raggiungere la luna, unico miraggio di Pace, e proietta i suoi sogni sugli abitanti del palazzo. In scena quattro attori per un esperimento drammaturgico che in un continuo rimando tra Scaldati e Shakespeare evoca la storia di Macbeth, il re assassino che cede alla tentazione del Potere e all’istinto della Violenza. La guerra, la pandemia, il tormento per le conseguenze delle proprie azioni, la perdita della Parola come strumento che aiuta gli esseri umani a comprendersi e a decifrare se stessi e il mondo, sono i temi di questo studio. Prendono corpo nella mente del Poeta le ombre degli abitanti del condominio, la lavascale, il giovane disabile, il muto, il topo, i fantasmi del condominio diventano così personaggi in cerca d’autore.

© Rosellina Garbo

© Rosellina Garbo

Livia Gionfrida racconta…

“In una fine del mondo dai toni tragicomici, le certezze scompaiono, le parole sono svuotate di senso e persino i muri possono apparire e scomparire come in un sogno. «Finìu a pandemia?» si domanda l’anziano sardonicamente. La morte è presenza costante nell’opera di questo grande poeta, per nulla tragica. Come in Sicilia, come nelle opere di Scaldati, la morte è compagna di vita, è amica di bevute e sogni, e porta bei doni e dolci ai bambini. Avvicinare lo spettatore a Scaldati per me vuol dire tentare il rito della poesia, quella che sembra trovare sempre meno spazio nell’affanno del nostro quotidiano e che può costituire una vera e propria cura della persona. Tornare dunque al teatro, al rito collettivo che comincia con il silenzio e il buio, da cui far nascere la parola poetica e assieme ad essa, l’immagine pronta a scatenare una lettura personale nello spettatore”.

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