Dopo essere stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, giovedì 7 aprile arriverà nelle sale italiane C’mon C’mon, il film scritto e diretto da Mike Mills che racconta una storia che scava nel rapporto tra adulti e bambini. Protagonista della pellicola è Joaquin Phoenix, nei panni di un uomo di mezza età che impara a prendersi cura di un bambino per la prima volta, attraverso un viaggio che si trasformerà in una meditazione sull’amore, la genitorialità e sull’andare avanti anche se non si ha idea di cosa accadrà nel futuro.
Il film
Johnny (Joaquin Phoenix) è un giornalista radiofonico molto preso da un progetto di lavoro che lo porta in giro per l’America a intervistare i bambini sul futuro incerto del nostro mondo. Sua sorella Viv (Gaby Hoffmann) gli chiede di badare a suo figlio di 8 anni Jesse (Woody Norman), mentre lei si occupa del padre del bambino, che ha problemi mentali. Johnny si trova a legare con il nipote in una maniera che mai avrebbe previsto, portandolo con sé in un viaggio da Los Angeles a New York e New Orleans.
Un’ode al rapporto tra adulti e bambini
C’mon C’mon di Mike Mills è un’ode al rapporto tra adulti e bambini. È la storia di un uomo di mezza età che impara a prendersi cura di un bambino per la prima volta, ambientata in un panorama di città e problematiche americane del ventunesimo secolo. È il racconto di un adulto che impara a trattare i bisogni, le preoccupazioni e le gioie di un bambino con pieno rispetto; comprendendo quanto siano diversi ma non inferiori a quelli di un adulto. Johnny e Jesse si ritrovano improvvisamente insieme in un momento di crisi, della loro famiglia e del mondo. Il loro tempo insieme è un viaggio fugace che li trasforma, che cambia il modo in cui vedono gli altri e quello in cui vedono se stessi. Mentre viaggiano attraverso gli Stati Uniti, gli alti e bassi di questa odissea personale e pubblica si trasformano in una meditazione incandescente sull’amore, la genitorialità, la memoria e sull’andare avanti anche se non si ha idea di cosa accadrà.
Forza e tenerezza
Al centro del film c’è una situazione carica di emozioni e spesso divertente, che Mills trasforma in un’esplorazione personale di un uomo piombato improvvisamente in quel mondo profondamente stimolante e pervasivo dei genitori, con tutte le sue difficoltà e meraviglie. Attraverso momenti piacevoli, momenti tristi, notti silenziose e giornate sorprendenti, Johnny e Jesse trovano una fiducia momentanea, che li trasforma. Provano a tenersi stretti nei momenti di ansia, a dirsi ciò che di solito non dicono, a togliersi dai guai. E man mano che si avvicinano, questa storia delicatamente contenuta si espande fino a toccare temi molto più grandi: la nostra interconnessione, ciò che dobbiamo al futuro, ciò di cui abbiamo memoria, le persone che ricordiamo del nostro passato, e come prendersi cura l’uno dell’altro diventa un modo per guarire quando ci si muove verso l’ignoto. Mescolando forza e tenerezza in ogni elemento – con il suo mix di fotografia classica in bianco e nero, vivide immersioni nelle città americane, performance sentite nel profondo e interviste senza copione con veri giovani americani – C’mon C’mon è il film più cinematograficamente brillante e profondo di Mills.
La voce dei bambini
Mike Mills in C’mon C’mon racconta una storia per certi versi ancora più vicina alla sua esperienza vissuta: una storia che scava nel rapporto raramente esplorato, ma anche molto delicato, tra adulti e bambini. Allo stesso tempo, esamina un tema più generale: l’idea che il futuro, nella nostra vita personale e nella società in generale, dipenda dal modo in cui siamo in grado di parlarci. “Con C’mon C’mon, volevo giocare con elementi contrapposti – afferma Mills – da un lato il film parla dei momenti più comuni: fare il bagno a un bambino, dargli la buonanotte. Dall’altro, viaggiando nelle grandi città, ascoltando i giovani pensare ad alta voce al loro futuro e al futuro del mondo, quella storia intima si sposta nel contesto di una storia molto più grande”.
Guardando al futuro
Mills è affascinato dai legami pervasivi tra il piccolo mondo individuale di ognuno di noi e quello più grande in cui viviamo con gli altri. Il suo scrivere delle paure più intime e delle conquiste della genitorialità, si è intrecciato con il documentare la complessità dei giovani americani del ventunesimo secolo, ragazzi che ereditano i pericoli dei nostri tempi da adulti disorientati.