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La Donna Volubile, il testo di Carlo Goldoni in scena dopo 270 anni

Prodotto da Fondazione Teatro Della Toscana, dal 19 al 23 maggio al Teatro Della Pergola andrà in scena La Donna Volubile di Carlo Goldoni. Lo spettacolo, diretto da Marco Giorgetti – che debutterà in prima nazionale – vedrà all’opera una Compagnia di giovani attori, magnificamente formati alla Scuola dell’Oltrarno diretta da Pierfrancesco Favino, grazie alla qualità del lavoro dei suoi insegnanti, come Susan Main (vicedirettrice e responsabile sezione voce) e Sinead O’Keeffe (responsabile sezione movimento).

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Lo spettacolo

La Donna Volubile è l’opera di un grande autore italiano, Carlo Goldoni, che non è solo il più grande di sempre, ma è anche colui che ha voluto e avviato la Riforma del Teatro, che ha combattuto per far nascere un ‘Nuovo Teatro’ in un momento in cui un mondo finiva, proprio come adesso accade a noi e al nostro tempo, e non si sapeva, come oggi noi non sappiamo, come sarebbe stato il dopo: il dopo-crisi, il dopo-pandemia, il dopo-tutto…

Uno staff di giovani tecnici, artisti, organizzatori, che non hanno mai smesso di lavorare con dedizione per arrivare al momento della riapertura. Dall’unione di questi semplici elementi nasce la nostra Donna Volubile, testo mai realizzato dopo la prima rappresentazione di 270 anni fa nel 1751, forse perché ritenuto troppo effimero o leggero, una commedia fatta di niente eppure di tutto, come la vita, un’eternità in un attimo, con al centro il tema della Donna, della sua consapevolezza di crescita in una società dissoluta e spietata, e con uno studio irresistibile di caratteri umani, viventi, flessibili che non hanno niente dell’immobilità e del convenzionalismo delle maschere o dei tipi della Commedia dell’Arte.

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Marco Giorgetti racconta…

“Il Teatro accettato nella sua verità e nella sua estrema e folgorante incertezza, riconosciuto  come strumento unico, labile e altissimo per comunicare agli altri qualcosa sul movimento della vita. Teatro come invenzione della vita, teatro come riassunto della vita, teatro come favola, teatro come parafrasi, come simbolo dell’umano destino e dell’umano svolgersi. Il teatro è come l’essere umano. L’uomo è sempre in movimento, in mutamento continuo. Il teatro che noi pretendiamo sia preciso e perfetto, non può e non deve essere perfetto perché l’uomo non è equilibrato, non è perfetto: è sempre alla ricerca di qualche cosa. È attaccato al passato e teso verso il futuro, non capisce bene il passato oppure lo capisce, rimane troppo legato al passato e non vede il futuro, oppure vede troppo il futuro e non vede il passato: l’essere umano si trova sempre in una posizione precaria. Il teatro è l’arte del precario, è l’arte della cosa che non resta, della cosa che si muove. Ecco perché il teatro è così grande: perché è il simbolo dell’uomo.

Il Teatro è la nostra Vita, la vita di noi teatranti. Il Teatro, nel bene e nel male, è lo specchio del tempo, riassume le contraddizioni della comunità alla quale appartiene. Noi questo lo sentiamo, carnalmente, sera per sera. In una società infelice, brutale e soprattutto impietosa ed incapace di fraternità e di rispetto, noi siamo i più percossi nell’intimo. Ogni giorno, provando o recitando, dobbiamo superarci continuamente, vincere la nostra angoscia e talvolta anche le nostre indignazioni per compiere la nostra missione. Perché non è un mestiere il nostro, è una missione: far continuare, ineluttabilmente il Teatro, il nostro Teatro certo, ma soprattutto una parte del Grande Teatro del Mondo. Portare alta la fiamma della teatralità, raccontare piccole e grandi avventure degli uomini ad altri uomini”.

Giorgio Strehler

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In queste parole di Giorgio Strehler sta tutto il senso di una scelta e di un lavoro che ci porta finalmente a ritrovare il nostro pubblico, a rinnovare il grande rito vivente del Teatro potendo finalmente esprimere appieno la nostra vocazione di Teatro della Lingua Italiana, tutto orientato ai Giovani e all’Europa, che lavora fuori da ogni logica produttiva canonica secondo un modello di costante e totale scambio fra giovani e maestri“.

«La continua mutazione delle mode, dalle voglie, dei divertimenti può fornir materie di ridicolezze, ma per rendere la donna volubile un soggetto veramente da commedia, bisogna che ne somministrino il ridicolo i capricci dell’animo. Una donna poco fa amante, che un’ora dopo non vuol più amore, e che nel tempo stesso in cui spaccia massime rigide, si accende d’una passione del tutto contraria alla sua maniera di pensare, ecco il personaggio comico».

Carlo Goldoni

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Lo spettacolo è l’esito di un percorso che ha fortemente coinvolto i giovani attori in ogni aspetto della realizzazione, dalla drammaturgia alle lingue e ai dialetti, dalla struttura classica all’improvvisazione, in una ricerca costantemente ispirata al principio del ‘nuovo attore artigiano di una tradizione vivente’ che sta alla base del nostro Manifesto, ricerca difficile ma entusiasmante che ha visto gli attori farsi di volta in volta autori, registi, creatori, esecutori, rendendoci consapevoli del fatto che per consentire che davvero nasca un Teatro Nuovo questa è la sola strada, la sola possibilità: consegnare loro una nuova consapevolezza e gli strumenti migliori per fare la loro strada“.

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