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La malavita vista da Il Bambino di Vetro di Federico Cruciani

Giovedì 14 aprile arriverà al cinema Il Bambino di Vetro, il film – presentato alla 10- Festa del Cinema di Roma – diretto da Federico Cruciani e con protagonisti: Paolo Briguglia, Vincenzo Ragusa, Chiara Muscato, Claudio Collovà, Fabrizio Romano e Maziar Firouzi. La famiglia, il lavoro, il Sud e la malavita: attraverso lo sguardo di un bambino, un racconto sulle “famiglie criminali” di Palermo.

Palermo, oggi. Giovanni, un bambino di dieci anni, giunge amaramente a scoprire che nella parola “famiglia” può annidarsi il male. L’irreprensibile papà Vincenzo Vetro, lavoratore del mercato ittico, è in realtà un corriere della droga. In una lenta e graduale presa di coscienza, il bambino metterà irrimediabilmente in crisi il legame incondizionato con suo padre, aprendo gli occhi sulla realtà delle “famiglie criminali” e sui segreti che la sua stessa “famiglia naturale”.

Paolo Briguglia

Paolo Briguglia

Ecco le note di regia di Federico Cruciani:

Ho scelto di mettere al centro del film lo sguardo di un bambino di dieci anni conosciuto casualmente qualche anno fa in un vicolo palermitano. Il racconto cinematografico si sviluppa attraverso quello sguardo. Lo spettatore vedrà con i suoi occhi e si farà un’idea della realtà che viene rappresentata attraverso i suoi comportamenti e le sue reazioni. Quella che sembra infatti una storia di “famiglie criminali” si scoprirà essere alla fine, con un totale ribaltamento di prospettiva, per il bambino e per chi guarda insieme a lui, una storia di famiglie naturali”.

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Lo sforzo registico è sempre stato quello di mettersi al servizio della storia, eliminando il superfluo, gli inutili fronzoli, per arrivare il più chiaramente possibile all’essenziale funzionale al racconto. Abbiamo filmato e fotografato con Duccio Cimatti in una Sicilia fredda, invernale, in un mese di febbraio in cui ha anche nevicato. In particolare a Palermo, osservata da prospettive che la rendono quasi irriconoscibile, se non nella scena finale, da una terrazza che si affaccia si un panorama inusuale della città. Abbiamo scelto di utilizzare prevalentemente il dialetto del luogo. Una scelta che dopo molte discussioni è sembrata inevitabile”.

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