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La religione nella nostra società secondo nove registi in Words With Gods

Viene proiettato oggi (Fuori Concorso) Words With Gods, film incentrato sul rapporto Uomo-Religione ed il ruolo che quest’ultima gioca nella storia contemporanea. Un progetto nato da un’idea del regista Guillermo Arriaga (che lo ha anche prodotto) e curato da Mario Vargas Llosa. La pellicola racconta nove storie di personaggi provenienti da culture differenti, dirette da nove registi diversi che raccontano la propria visione della fede.

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Si vedranno così: spiritualità aborigena (Warwick Thornton), umbanda (Héctor Babenco), induismo (Mira Nair), buddismo (Hideo Nakata), ebraismo (Amos Gitai), cattolicesimo (Álex de la Iglesia), cristianesimo ortodosso (Emir Kusturica), islam (Bahman Gobadhi), ateismo (Guillermo Arriaga). Una fotografia dell’umanità che, attraverso uno sguardo globale, affronta le diversità ed il significato delle credenze religiose nella vita di tutti gli esseri umani, tra fede perduta e ritrovata. Le animazioni sono di Maribel Martinez mentre la colonna sonora è firmata da Peter Gabriel. Passiamo ora in rassegna i nove corti-episodi.

"Veri Dèi" di Warwick Thornton

“Veri Dèi” di Warwick Thornton

Si comincia con Veri Dèi, diretto da Warwick Thornton, che apre il film sullo sfondo del deserto australiano; è il racconto della meditazione animista, tipica della spiritualità aborigena, che si concentra sul rapporto tra maternità, terra, discendenza e spirito.
“Per questo racconto di apertura del film – ha spiegato Thornton – ho cercato tra racconti folk, i miti e le leggende urbane. E nella profondità dei miei sogni ho cercato la potenza, il giusto, l’originario, ovvero il creatore. Ma lì nel buio da solo ho trovato mia madre, mia sorella e mia nonna. Questo mi ha riempito di gioia e mi ha illuminato. Ero circondato da divinità, che fanno miracoli ogni giorno, realizzano il miracolo della nascita. Per me, una persona che può dare la vita è un Dio”.

"L'Uomo che rubò un'Anatra" di Hector Babenco

“L’Uomo che rubò un’Anatra” di Héctor Babenco

In L’Uomo che rubò un’Anatra, il regista Héctor Babenco dirige la storia di un marito violento che, dopo essere stato lasciato dalla moglie (che picchiava da anni), vede la sua famiglia sgretolarsi. Incapace di affrontare la vita quotidiana, indigente e stordito, passa le sue giornate per le strade di São Paulo in cerca di conforto.L’uomo porta sulle spalle questo dolore mentre vaga lungo le strade come un pazzo, a volte urlando e a volte mormorando. Un giorno il destino lo conduce sulle rive di un lago dove viene sedotto dal canto di un’anatra bianca che sembra rispondere ai suoi mormorii. Un dialogo con Dio lo trasformerà.

"La Stanza di Dio" di Mira Nair

“La Stanza di Dio” di Mira Nair

Ne La Stanza di Dio, la regista Mira Nair dirige la storia di una ricca famiglia indiana alle prese con il progetto del loro lussuoso appartamento a Mumbai. Improvvisamente, i membri della famiglia iniziano a discutere sull’assegnazione delle stanze della casa, soprattutto su dove collocare la stanza per venerare Dio.
Nelle case dei devoti indù in India – spiega la regista – c’è una stanza riservata a Dio e alla preghiera. Nel nostro film l’armonia di una famiglia multigenerazionale che vuole vivere sotto lo stesso tetto in armonia, si rompe a causa di una discussione sulla disposizione delle stanze, anzi sulla disposizione della stanza per il Dio. Mentre la famiglia discute e rivela il suo lato ipocrita, solo il piccolo della famiglia vede che Dio è ovunque … che Dio è negli occhi di chi guarda. La casa di Dio è dentro di noi e non fuori”.

"Sofferenze" di Hideo Nakata

“Sofferenze” di Hideo Nakata

Con Sofferenze, diretto da Hideo Nakata, viene raccontata una storia di lutto e accettazione. Un pescatore giapponese perde tutta la sua famiglia durante lo tsunami del 2011. Cercando di venire a patti con il suo dolore, si interroga sul motivo della sua esistenza durante l’incontro con un monaco buddista. Nakata inquadra le persone che vivono a Tohoku, la zona dove lo Tsunami ha colpito di più, che si stanno piano piano riprendendo, per cercare di ricominciare a vivere: “Io credo nella loro forza di volontà, al modo in cui hanno accettato la realtà e alla speranza a cui si sono aggrappati nella vita quotidiana. Con questo film spero di poter dare loro conforto”.

"Il Libro di Amos" di Amos Gitai

“Il Libro di Amos” di Amos Gitai

Ne Il libro di Amos, il regista Amos Gitai oppone vividamente il momento politico contemporaneo di Israele con il suo mitico passato. Soldati e civili combattono uno contro l’altro, mentre un gruppo recita brani profetici dell’antico testamento. “Il film fa molti riferimenti al Libro di Amos, del Vecchio Testamento. Amos fu tra i pastori di Tekoa, nei giorni di Osaiah, re di Giuda, e Geroboamo, re d’Israele. Amos ci presenta una visione della divinità con una forte dimensione sociale, predicando per la giustizia sociale, usando metafore tratte dalla sua esperienza di contadino e di pastore”. Il film è formato da una serie di brevi monologhi interpretati dagli attori principali di alcuni film di Amos Gitai (Kadosh, Kippur e Kedma).

"La Confessione" di Alex de la Iglesia

“La Confessione” di Alex de la Iglesia

Nel suo episodio, intitolato La ConfessioneÁlex de la Iglesia racconta l’incontro di un assassino con un tassista, cattolico devoto, che lo scambia per un sacerdote. Lo scambio di personalità porterà il destino del killer in una direzione inaspettata. Per il regista, l’essenza della religione “sta nella concezione del peccato, inteso come qualcosa che appartiene all’essenza dell’essere umano, e del perdono che viene concesso dopo il pentimento sincero. Persino l’uomo più malvagio se si pente si avvicina a Dio più dell’uomo virtuoso. A mio avviso non c’è una religione più generosa di questa. La gentilezza si scopre nel perdono. Il male regna sovrano nell’essere umano. La virtù di coloro che non compiono il male vale poco. Siamo sempre più attratti da colui che commette un errore e poi si pente – colui che costruisce la sua personalità attraverso i suoi errori – colui che riesce a rialzarsi dopo che è caduto in basso“.

"La Nostra Vita" di Emir Kusturica

“La Nostra Vita” di Emir Kusturica

In La Nostra Vita, è Emir Kusturica a descrivere la giornata di un prete cristiano ortodosso tra le montagne serbe. Attraverso il sacrificio inizia un viaggio spirituale che va al di là delle convenzioni. “Questo cortometraggio parla dell’umanità, che ha un Dio ed è considerata questa una delle migliori scoperte che ha fatto. È più di un film sul cristianesimo ortodosso; parla della storia di un uomo che per tutta la vita ha sacrificato se stesso per raggiungere il suo bene e il suo benessere spirituale” ha dichiarato Kusturica.

"A Volte Alza lo Sguardo" di Bahman Ghobadi

“A Volte Alza lo Sguardo” di Bahman Ghobadi

In A Volte alza lo Sguardo, l’ottavo episodio, Bahman Ghobadi fa un racconto tragicomico che si snoda tra lussuria e fede. Due gemelli siamesi, uniti per la testa, devono fare i conti con le loro personalità divergenti e i loro diversi approcci alla vita e alla religione. “Io vivo in una zona in cui ogni giorno sono testimone di un fratricidio causato dalle diverse ideologie religiose” ha spiegato Ghobadi. “Dopo tanti anni, mi sono reso conto che questi omicidi non hanno niente a che fare con la religione. Il problema è che la religione è manipolata dall’uomo. È l’uomo che utilizza la religione con lo scopo di metterci gli uni contro gli altri. Noi esseri umani ci siamo dimenticati la realtà e la bellezza della verità. Non so se credo in Dio o meno, ma sicuramente credo in questo“.

"Sangue di Dio" di Guillermo Arriaga

“Sangue di Dio” di Guillermo Arriaga

In Sangue di Dio, lo stesso Guillermo Arriaga dirige l’ultima storia: un ingegnere minerario discute con suo padre, il quale afferma di aver sognato Dio. L’ingegnere, da sempre ateo, si rifiuta di credere alla sua storia e questo porterà a conseguenze impreviste. Per Arriaga “è importante parlare di religione quando si parla dei conflitti umani che affliggono questo secolo. La religione, da millenni, ha oltrepassato la sfera privata ed è diventata uno strumento politico“.

Abbiamo cercato di avere uno sguardo molto rispettoso delle religioni trattate. Il concetto di Dio / Dèi è il fulcro centrale, non volevamo corti “manieristi”, semplicemente interessati a mostrare celebrazioni religiose tradizionali. Volevamo storie che parlassero di personaggi che hanno un rapporto intimo con il loro dio, che si pongono domande, che indagano, che cercano risposte.

Guillermo Arriaga

 

 

 

 

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