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La ricerca di noi stessi in Samba, il nuovo film della coppia Toledano-Nakache

Dopo lo strepitoso successo mondiale di Quasi Amici, i registi  Eric Toledano e Olivier Nakache tornano oggi nelle sale italiane con Samba, un nuovo film ispirato al libro Samba Pour la France di Delphine Coulin con protagonista la coppia formata da Omar Sy e Charlotte Gainsbourg.

Un incontro fra due mondi, quello di Samba (Omar Sy), senegalese clandestino che vive in Francia da 10 anni e colleziona lavoretti per sopravvivere, e quello di Alice (Charlotte Gainsbourg), una dirigente d’azienda che dopo un crollo psico-fisico da stress decide di cambiare vita. Lui tenta tutte le strade per la regolarizzazione, mentre lei cerca di ricostruire se stessa attraverso il volontariato in un’associazione.

Entrambi stanno provando ad uscire dal loro inferno personale fino a quando, un giorno, i loro destini si incrociano in una storia che, fra umorismo ed emozione, potrebbe aprire un varco verso la felicità. E se la vita avesse più fantasia di loro?

Charlotte Gainsbourg

Charlotte Gainsbourg

Vi proponiamo qui sotto un estratto dell’intervista rilasciata dai due registi Eric Toledano e Olivier Nakache.

Da dove nasce l’idea di un film con questi eroi?

Eric Toledano: Il film Samba è stato costruito in più fasi.  Il punto di partenza era una foto di immigrati – africani, asiatici – con un grembiule mentre fumano una sigaretta sul retro di un ristorante, in un momento di pausa. Anche con Quasi Amici, abbiamo voluto guardare la vita attraverso i desideri di coloro che semplicemente sono degli esseri umani. Nel film lo vediamo attraverso i due protagonisti che rappresentano due status sociali molto diversi: Samba è un immigrato di colore che cerca di legalizzare la sua posizione per trovare un lavoro migliore. Alice invece è una Direttrice, ha una bella posizione e dovrebbe aver tutto per essere felice. Ma è talmente oberata e svuotata dal lavoro che non prova più emozioni. Per loro due il lavoro è qualcosa di estremamente importante, ma quando si incontrano, scoprono che c’è qualcosa di più. Cercano una strada per la felicità che è molto diversa da quella che ci vuole imporre il mondo. Ma il lavoro è davvero il senso della nostra vita? Con Samba ci siamo fatti questa domanda.

Il film è ispirato dal romanzo Samba per la Francia di Delphine Coulin.

Olivier Nakache: Questo è stato l’inizio del nostro viaggio.  Ma abbiamo fatto qualcosa di personale aggiungendo il personaggio di Alice, che nel libro non c’è.  In Samba per la Francia, la Coulin racconta la storia di Samba, basata sulla sua esperienza nella associazione che aiuta gli immigrati clandestini.

Omar Sy

Omar Sy

Descrivendo Samba, sembra essere una lenta discesa agli inferi, fatta di difficili problemi sociali da affrontare.

Eric Toledano: In realtà, abbiamo messo sul grande schermo i dati reali, il vero volto delle statistiche.  Il nostro compito non è quello di mostrare i problemi di per sé, ma è quello di trasmettere un messaggio. Il cinema ci permette, come spettatori,  di ritrovare qualcosa del film anche nella vita reale. Il film ci permette di guardare le cose da una prospettiva diversa e questo potrebbe essere in grado di influire sul nostro pensiero, sulle nostre azioni, per cambiare le cose.

Olivier Nakache: Questa storia ci ha dato l’opportunità di descrivere un mondo raramente presente nel cinema francese.  La gente che lavora sulle impalcature, nei cantieri edili, nelle fabbriche di raccolta differenziata, nel retro di un ristorante. Volevamo mostrare i lavoratori invisibili di oggi  nei loro ambienti naturali.

Da dove nasce il personaggio di Charlotte Gainsbourg? Lei interpreta una donna “bruciata” dal lavoro che decide di lavorare come volontaria in associazioni per aiutare gli immigrati…

Eric Toledano: Nel libro Global Burn-Out, che è stato per noi di grande ispirazione, Pascal Chabot descrive le persone che sono vittime di fatica, la sofferenza  causata da ansia e stress: la loro vita sembra essere priva di significato. Diversi capitoli di questo libro descrivono come recuperare questo senso lavorando come volontario.  Da qui nasce il personaggio di Charlotte che, attraverso il lavoro dell’associazione, ritrova se stessa e l’empatia per un altro essere umano.

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Samba deve continuare a cambiare identità e nascondersi fino a quando non è più solo.

Olivier Nakache: gli immigrati clandestini devono ricorrere a una serie di strategie per evitare di essere arrestati.  Non prendono il treno, si confondono nella folla di impiegati con una valigetta nelle mani.  Samba si traveste, cambiando personalità e aspetto, perdendo però una parte di se stesso: come fai a sapere chi sei se continui a vivere nascosto?

Eric Toledano: Samba è un po’ come un attore.  Solo che il palcoscenico del teatro è la sua vita.  I suoi avvocati indossano una divisa per difenderlo, lui indossa un cappello per assomigliare a suo zio:  questa non è una farsa o una commedia architettata.  Questa è la realtà e uno dei compiti del cinema è quello di descrivere la realtà.

Lei una volta ha detto che nei suoi film precedenti, si è ispirato alle commedie italiane degli anni 60-70.

Eric Toledano: è vero, e vale anche Samba. Ettore Scola, Dino Risi e Mario Monicelli hanno parlato di argomenti seri con una straordinaria sensibilità, empatia e umorismo. Negli ultimi anni le commedie sono diventate sempre più banali, mentre i film seri sono diventati ancora più seri. In Samba ho cercato di implementare i due aspetti, un po’ come le commedie sociali inglesi, in cui il punto di partenza è sempre la realtà.

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Sia in Quasi Amici che in Samba i protagonisti sembrano avere un confronto: da dove viene il vostro bisogno di mostrare un contrasto?

Eric Toledano: Forse la parola “confronto” non è del tutto corretto, ma ci piace combinare degli opposti per vedere come evolvono le situazioni. Forse è perché le società moderne sono sempre più divise e contrapposte?  Inoltre al cinema le coppie di opposti sono sempre state una fonte inesauribile di umorismo e commozione. Il pubblico le ama ancora, si identifica, è come una necessità.

Gli immigrati clandestini non sono degli angeli nel vostro film…

Olivier Nakache: E chi dice che devono essere angeli?  Non possiamo idealizzarli, così come non possiamo guardarli solo come una minaccia.  Ognuno ha la sua storia.  Samba è un uomo pieno di debolezze, che cade facilmente in tentazione. Non è un santo dal carattere unidimensionale: un emigrante che lavora duro e invia tutti i soldi guadagnati alla sua famiglia per la quale ha molta nostalgia di casa.  No, lui vive la sua vita e ha il diritto di farlo.

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Quasi Amici, una volta uscito nelle sale, ha aperto un dibattito nazionale. Cosa vi aspettate da Samba?

Eric Toledano: Questo film, oltre a fornire ai telespettatori dell’intrattenimento, portare ad un nuovo modo di guardare sulle persone che incontriamo tutti i giorni, in una metropolitana o per strada.  La cosa più importante che questo film non fa è non lasciare indifferente nessuno.

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