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Le origini della violenza ne La Linea Sottile di Nina Mimica e Paola Sangiovanni

Arriva oggi nei cinema italiani La Linea Sottile di Nina Mimica e Paola Sangiovanni, documentario che ricerca le origini della violenza accostando le storie di due protagonisti e due conflitti differenti: Michele Patruno, ex militare in missione di pace in Somalia e Bakira Hasečić, donna sopravvissuta alle violenze della guerra in ex – Jugoslavia.

Due storie si intrecciano, narrano di due guerre dei primi anni Novanta da due diversi punti di vista: quello di Bakira, una donna bosniaca sopravvissuta alle violenze della guerra nella ex-Jugoslavia e quello di Michele, un ex soldato italiano di una missione internazionale di pace in Somalia, il cui contingente è stato responsabile di violenze contro la popolazione civile. Il film è la narrazione di un inesausto viaggio in fieri verso la consapevolezza del male e dell’umana capacità di generarlo.

Due cose mi hanno colpito di più nel viaggio impervio di questo film – spiega Paola Sangiovanniuna ne è alla base, e cioè quanto Augusta (Altreforme), Nina ed io, sentissimo forte l’urgenza di parlare della violenza – sopraffazione del più forte, guerra, violenza sessuale contro le donne – che ci ha portato a cercare di afferrare e cogliere i significati profondi che la sottendono al di là dei fatti, l’urgenza di mettere in moto una ricerca che fosse capace di connettere sistemi di (dis)valori in contesti diversi”.

Bakira

Bakira

La seconda è invece “la dinamicità della vita interiore dei nostri protagonisti, Michele e Bakira, che si è svolta sotto i nostri occhi tra il primo incontro di ricerca e l’ultimo di realizzazione del film. Di come la violenza sia ancora, seppure in prospettive opposte, così potente e agente nelle loro vite, come un moto perpetuo, anche di mutamento. Li abbiamo costretti ad un ulteriore viaggio dentro se stessi, al processo attraverso il quale l’esperienza della violenza diventa dicibile. Dentro questo processo, cercando le parole cinematografiche per dirlo, mi si è rivelato in che misura quello che stavamo indagando mi fosse prossimo e tanti echi gli hanno risposto dalla cultura della mia società “in pace””.

Anche Nina Mimica spiega che esperienza è stata: “Preparando il documentario e tentando di comprendere le cause ed effetti della violenza con la mia protagonista Bakira, credevo che i nostri giri negli orrori della Bosnia postbellica fossero un vero viaggio nel Cuore di Tenebra. E’ stato però il viaggio di ritorno, quello verso la luce, il più duro: come continuare a vivere con gli orrori impressi nella memoria? Il coraggio, l’ostinazione, la testardaggine e le contraddizioni di Bakira sono stati per me una lezione di vita”.

Michele

Michele

La chiusura spetta invece alla produttrice Augusta Eniti: “Nel mondo, da oriente a occidente, sono milioni le donne vittime di stupri e violenze. Non possiamo negare che questo non abbia a che fare con ciò che è inscritto nel discorso ideologico politico, nelle sue premesse, nei suoi postulati, nei suoi concetti e ricordi. La pratica dello stupro usata come arma di pulizia etnica nella ex Jugoslavia ci consente drammaticamente di riconoscere le superstizioni dell’ideologia intorno all’idea di origine, identità e razza. Il controllo sulla società è il controllo, innanzitutto, sulla generazione”.

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