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Leonardo Pieraccioni si rimette in gioco con Se Son Rose

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Il prossimo 29 novembre uscirà al cinema Se Son Rose, il nuovo film scritto, diretto ed interpretato da Leonardo Pieraccioni con un cast quasi tutto al femminile: Michela Andreozzi, Elena Cucci, Caterina Murino, Claudia Pandolfi, Gabriella Pession, Mariasole Pollio e Antonia Truppo.

Cosa succederebbe se qualcuno mandasse di nascosto alle tue ex dal tuo cellulare: Sono cambiato. Riproviamoci!? È quello che accade a Leonardo Giustini (Leonardo Pieraccioni) giornalista che si occupa di tecnologia e innovazione per il web. Sua figlia, stanca di vedere il padre campione di un’inarrestabile rincorsa al disimpegno, decide di mandare il fatale messaggino. E come zombie usciti dalle tombe dell’amore, alcune delle ex incredibilmente rispondono all’accorato appello e quella che era nata come l’innocua provocazione di un’adolescente si trasforma in una macchina del tempo. Per Leonardo, barricato nel fortino delle sue pigre certezze tra divano, involtini primavera e computer, sarà un emozionante e divertente viaggio nel passato e nel presente.

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Lasciamo spazio ad un estratto dell’intervista rilasciata da Leonardo Pieraccioni.

Come è nata l’idea del film?

Presto detto: una figlia quindicenne vede che il padre ha tirato i remi in barca per quanto riguarda i sentimenti e gli chiede, come fanno le figlie di quell’età in piena tempesta ormonale, il perché e il per come le sue ex, tra le quali anche sua mamma, non gli fossero andate bene. E il padre le risponde, tanto per tagliare corto, che lui ora è cambiato e che se tornasse indietro… A quel punto la figlia prende il suo telefono e dopo aver  rintracciato le sue dieci ex manda a tutte lo stesso messaggio: “Sono cambiato, riproviamoci!”. Di queste dieci quattro rispondono al messaggio. Ritrovare questi quattro personaggi equivale a ritrovare e rivivere i motivi per cui ci si lascia, motivi fondamentali che si ripetono da millenni, e cioè: la noia, la litigiosità, i grandi cambiamenti, la gelosia e tradimento.

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Com’è il tuo personaggio del film e in cosa ti somiglia?

Nella prima pagina della sceneggiatura, scritta insieme a Filippo Bologna, campeggia una frase: “Una storia quasi vera”. C’è un errore o almeno una debolezza: quel “quasi”. E’ una storia “quasi” completamente autobiografica! A cinquant’anni mi sono regalato un “punto della situazione”. Dopo aver frequentato le commedie sentimentali, dove arrivava una bellezza eccezionale, con i due che si rinchiudevano dentro una casa e un finale alla “E vissero felici e contenti”, ho aggiunto un punto interrogativo: “Saranno davvero felici e contenti..?” E adesso, dopo i cinquanta, dopo una figlia meravigliosa e dopo molte storie finite a “ramengo”, ho raccontato una cosa che conosco perfettamente: quelli che dopo tre anni, non riescono a fare la maratona del matrimonio, perché partono con le infradito e non con le scarpe da ginnastica. Una storia su quelli che alla partenza dicono “Funzionerà tutto..!” e che dopo nemmeno tre anni “Sbrang”, gli si spezzano anche le infradito e rimangono scalzi. Sul tema c’è un famoso libro che io sostengo: L’Amore Dura Tre Anni di Frédéric Beigbeder . E adesso, che ho superato i 50, l’amore non mi dura più tre anni, ma solo tre mesi, a volte neanche tre ore (ride).

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Come reagiresti se ricevessi un messaggio come quello che ricevono nel film le tue ex?

Buttandomici subito, perché tutto sommato questo film è stato catartico per capire che le mie ex io le ho amate tutte, anche con i loro meravigliosi difetti, e che erano donne migliori di quello che io potessi pensare mentre ci stavo insieme, mentre ero io l’elemento zoppicante della coppia. E adesso me le riprenderei tutte, anche se magari per periodi limitati. Ma sono sicuro del fatto che loro a me non manderebbero quel messaggio e che non mi vorrebbero rivedere perché temo di non aver lasciato dei grandissimi ricordi.

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