Aveva più o meno la mia età di oggi (esattamente due anni meno) Pierfrancesco Favino sul set de L’Ultimo Bacio di Gabriele Muccino (2000). Nelle prime sequenze del film, il matrimonio – quello dove Accorsi incontra Martina Stella – è il suo. I suoi amici (oltre al protagonista Stefano, anche Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti e Marco Cocci) lo festeggiano e lui, Pierfrancesco/Marco, accenna un balletto, sorridente, al fianco della sposa Veronica (interpretata da Daniela Piazza). È stata questa la prima volta che ho visto Favino in un film. Oggi, sabato 24 agosto, vent’anni dopo, quell’uomo compie 50 anni.
Tra i più grandi di sempre del nostro cinema
Nato a Roma, Diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, Pierfrancesco Favino oggi non è soltanto uno dei più bravi attori del momento, ma di tutta la gloriosa Storia del Cinema Italiano. Senza alcun dubbio. Migliora di anno in anno, sempre più convincente, sempre più completo. Talento, passione e fisicità che gli permettono di interpretare qualsiasi personaggio gli venga proposto. È in questi aspetti – la versatilità, la duttilità, la capacità di trasformarsi – che, a mio modo di vedere, sta la bravura di un attore. O meglio, di un interprete. Favino non recita, Favino è. Vive totalmente il personaggio che gli viene assegnato, lo incarna, lo riempie, gli dà sangue, polmoni, muscoli e cuore.
Per questo motivo può diventare tutto – dal criminale più stronzo al più divertente degli idioti – regalando a chi lo guarda, sia in teatro (rimasi estasiato quando lo vidi a Pavia in Servo Per Due), che in tv (vogliamo parlare di come interpretò L’Intramontabile Gino Bartali?), che al cinema (altra prova superba, il Libanese del Romanzo Criminale di Michele Placido), un repertorio di emozioni completo. Favino fa ridere, sorridere, commuovere, piangere. Si muove dalla dramma alla commedia come un maestro (non a caso dirige la scuola di perfezionamento del mestiere dell’attore L’Oltrarno di Firenze).
Grandi prove
Oltre a quelli sopracitati, ricordo, diretto da grandi registi, diverse sue grandi prove in: El Alamein di Enzo Monteleone, Le Chiavi di Casa di Gianni Amelio, La Sconosciuta di Giuseppe Tornatore, Saturno Contro di Ferzan Ozpetek, Cosa Voglio Di Più di Silvio Soldini, Baciami Ancora di Gabriele Muccino (sequel de L’Ultimo Bacio), La Vita Facile di Lucio Pellegrini, Posti in Piedi in Paradiso di Carlo Verdone, L’Industriale di Giuliano Montaldo, A.C.A.B. e Suburra di Stefano Sollima, Romanzo Di Una Strage di Marco Tullio Giordana, Le Confessioni di Roberto Andò, Moschettieri del Re di Giovanni Veronesi e poi il recente, straordinario, Il Traditore di Marco Bellocchio, nei panni del pentito di mafia Tommaso Buscetta (e lo stesso regista gli ha consegnato nel suo Bobbio Film Festival il Gobbo d’Oro).
Anche all’estero
Un volto come il suo, una mimica come la sua, parla a tutto il mondo. Per questo spesso e volentieri Favino è stato scelto anche da registi stranieri. Lo abbiamo visto in Una Notte Al Museo di Shawn Levy, ne Le Cronache di Narnia: il Principe Caspian di Andrew Adamson, nel Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee, nell’Angeli e Demoni e Rush di Ron Howard, nel World War Z di Marc Forster. E poi ancora: Marco Polo 1° e 2° stagione (Netflix), Une Mère di Christine Carrière, My Cousin Rachel di Roger Michell e The Catcher Was a Spy di Ben Lewin.
Film in arrivo
In attesa di vederlo prossimamente nei panni di Bettino Craxi in Hammamet (diretto da Gianni Amelio, lui sarà truccato dal geniale makeup designer Andrea Leanza) e ne I Migliori Anni di Gabriele Muccino, oggi non mi resta che fare tanti auguri a Pierfrancesco, uomo squisito che ho avuto il piacere di conoscere al Teatro Fraschini di Pavia, e tanti auguri a Favino, attore immenso, sempre più bravo, ogni anno che passa.
Giacomo Aricò