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Riflessione sull’Italia e sui valori perduti attraverso gli occhi di un bambino in Sarà Un Paese di Nicola Campiotti

Tra documentario e fiction, esce oggi al cinema un gioiello: Sarà Un Paese, un film scritto e diretto da Nicola Campiotti riconosciuto di Interesse Culturale Nazionale e sostenuto dal Comitato Italiano dell’UNICEF per l’alto valore del messaggio contenuto, selezionato per celebrare la Giornata dedicata al 25° Anniversario della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child).

Sulle tracce dell’eroe fenicio Cadmo, cui il mito attribuisce l’introduzione in Grecia dell’alfabeto, Nicola, trentenne incerto sul futuro, e il fratello Elia, dieci anni, intraprendono un viaggio in Italia alla ricerca di un nuovo linguaggio, per ridare alle cose il loro giusto nome e restituire un senso alle parole. In questo peregrinare, fatto di volti e luoghi, realtà dolorose e memorie storiche, la strada diventa percorso di formazione e insieme di esplorazione immaginaria. Il film racconta così le speranze del Paese che sarà.

«Tra i venticinque e i trent’anni, due circostanze hanno modificato il mio sguardo sul nostro Paese: da una la nascita di tre bambini mulatti che si affacciavano per la prima volta sull’Italia, cercando di impararne l’alfabeto e la geografia, dall’altra un gruppo di ragazzi delusi e amareggiati dalle prospettive di studio e di lavoro che si trasferivano, forse per sempre, altrove. Al centro, c’ero io: appassionato del mezzo cinematografico, curioso della realtà, incerto sul da farsi e disponibile a lunghi babysitteraggi pomeridiani e serali, spesso teatro di racconti, storie inventate e miti antichi…”. A parlare è il regista Nicola Campiotti.

saraunpaese-1Sarà Un Paese, un lavoro durato tre anni (oltre cento ore di girato ridotte in poco più di 70 minuti!), è “un viaggio libero e spontaneo da fare con un bambino, per iniziare ad affrontare e raccogliere una manciata di temi che fossero una sorta di breviario, un compendio delle cose a mio avviso imprescindibili per divenire un Paese civile: il diritto al lavoro (possibilmente non precario e non rischioso per la propria vita), l’amore per la terra, il paesaggio e l’ambiente che ci ospita, il senso del limite, il valore del coraggio e il rispetto delle regole, l’apertura alla conoscenza e all’incontro di culture e credenze diverse, la Costituzione della Repubblica, gli esempi di Buon Governo…”.

Un viaggio che vuole parlare direttamente ai bambini e ai ragazzi delle scuole, come punto di partenza per una prima esplorazione e riflessione sulla realtà. “Proprio per questo – spiega Campiotti – i tanti incontri che si susseguono durante il film si intrecciano con visioni oniriche e astratte, come se la nuda realtà, per essere consapevolmente accolta da un bambino, non possa fare a meno di fondersi con il Mito, che è gioco, memoria, origine”.

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L’inquinamento ambientale, le morti sul lavoro, l’incontro tra culture e tradizioni religiose diverse, la cittadinanza e l’identità culturale, la disoccupazione giovanile, il precariato, la fuga dei giovani laureati, l’importanza dei beni comuni, la tutela il rispetto del paesaggio, la lotta al pizzo e alla cultura dell’illegalità. Questi solo alcuni degli importantissimi temi trattati dal film.

«Sarà un Paese non esaurisce e non completa i temi che si propone di esplorare. Piuttosto li pone, per i più giovani, come seme, proposta, spunto di riflessione». Nicola Campiotti spiega che ha cercato di fare “un volo d’uccello sull’Italia di oggi, un’esplorazione perlustrativa, una proposta parziale, imperfetta, che sia abbrivio per i bambini e i ragazzi per un cammino da proseguire oltre il film, ciascuno con la sua anima e le proprie gambe. Il film non parla di cose nuove ma prova a raccontarle in maniera inedita, attraverso lo sguardo di un bambino».

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«Tutti i problemi del nostro Paese e del nostro tempo sembrano ruotare attorno a un’unica parola: economia. Anche tutte le riforme ruotano attorno all’economia, mentre sui giornali la cronaca si riempie dei più disparati atti di violenza. Che non sono dovuti all’economia, però… quanto più a una cattiva coscienza sociale. Ecco l’importanza di un film come Sarà un Paese. Ecco l’urgenza di un giovane autore, desideroso di raccontare valori ormai persi… valori che oggi dovremmo chiamare “altri” ma che, neanche trenta anni fa, erano fulcro della società. Cosa è successo? Cosa ci ha fatto perdere il senso della misura, dell’uomo, dell’io?” così Giovanni Costantino, che ha distribuito il film per Distribuzione Indipendente.

“Non ci può essere crescita infinita in un mondo finito. Tutti gli esseri smettono di crescere a un certo punto. Solo l’uomo vuole crescere all’infinito”

Sarà Un Paese

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