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Roma, il Messico e i ricordi in bianco e nero di Alfonso Cuarón

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Dopo aver conquistato il Leone d’Oro come Miglior Film alla 75. Mostra del Cinema di Venezia, dal 3 dicembre sarà disponibile su Netflix e in sale selezionate, Roma, il film di Alfonso Cuarón interpretato da Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Marco Graf, Daniela Demesa, Carlos Peralta e Nancy García. Girata in bianco e nero, si tratta della pellicola più personale mai realizzata finora da Cuarón, un’opera che narra un anno turbolento nella vita di una famiglia borghese, nella Città del Messico degli anni Settanta.

Alfonso Cuarón, ispirato dalle donne della sua infanzia, offre una raffinata ode al matriarcato che ha plasmato il suo mondo. Vivido ritratto dei conflitti interni e della gerarchia sociale al tempo dei disordini politici (il film è ambientato fra il 1970 e il 1971), Roma segue le vicende di una giovane domestica, Cleo (Yalitza Aparicio), e della sua collaboratrice Adela, entrambe di origine mixteca, che lavorano per una piccola famiglia nel quartiere borghese di Roma. Sofia, la madre, deve fare i conti con le prolungate assenze del marito, mentre Cleo affronta sconvolgenti notizie che minacciano di distrarla dalla cura dei quattro figli della donna, che lei ama come fossero suoi.

Mentre cercano di costruire un nuovo senso di amore e di solidarietà, in un contesto di gerarchia sociale dove classe ed etnia si intrecciano in modo perverso, Cleo e Sofia lottano in silenzio contro i cambiamenti che penetrano fin dentro la casa di famiglia, in un paese che vede la milizia sostenuta dal governo opporsi agli studenti che manifestano. Girato in un luminoso bianco e nero, Roma è un ritratto intimo, straziante e pieno di vita dei modi, piccoli e grandi, con cui una famiglia cerca di mantenere il proprio equilibrio in un periodo di conflitto personale, sociale e politico.

Alfonso Cuarón sul set

Alfonso Cuarón sul set

Alfonso Cuarón spiega: “ci sono periodi nella storia che lasciano cicatrici nelle società, e momenti nella vita che ci trasformano come individui. Tempo e spazio ci limitano, ma allo stesso tempo definiscono chi siamo, creando inspiegabili legami con altre persone, che passano con noi per gli stessi luoghi nello stesso momento. Roma è il tentativo di catturare il ricordo di avvenimenti che ho vissuto quasi cinquant’anni fa. È un’esplorazione della gerarchia sociale del Messico, paese in cui classe ed etnia sono stati finora intrecciati in modo perverso. Soprattutto, è un ritratto intimo delle donne che mi hanno cresciuto, in riconoscimento al fatto che l’amore è un mistero che trascende spazio, memoria e tempo“.

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