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To A God Unknown di Samantha Casella: l’Uomo tra Natura e Fede

Dalla prima proiezione (lo scorso 27 febbraio 2020 al Chinese Theatre di Los Angeles) a oggi, ha già vinto nove premi To A God Unkwnown (Al Dio Sconosciuto), il nuovo cortometraggio – realizzato negli USA – scritto e diretto da Samantha Casella, una regista davvero eccezionale che già mi aveva conquistato con I Am Banksy (un altro corto, anch’esso girato negli States e vincitore di numerosi premi, ve ne ho parlato qui). Questa volta però, rispetto al suo precedente lavoro, Samantha Casella arriva dentro all’anima dello spettatore proponendo una riflessione spirituale, intima. Universale.

To A God Unknown

Realizzato con il supporto del gruppo di lavoro The Wild Bunch, To A God Unknown è diviso in tre capitoli (ognuno recitato in lingua originale): il primo è ispirato ai versi del poeta russo Sergey Esenin, il secondo si basa su un romanzo di John Steinbeck che dà il titolo all’opera, il terzo si chiude con dei brani poetici di Arthur Rimbaud. Ad unirli sono elementi primordiali quali l’acqua, il sangue, il fuoco, l’amore, Dio. Una chiave di lettura più approfondita suggerisce che tutti i capitoli trattano il tema del sacrificio rituale in onore dell’amore, di Dio e della sacralità. Il “tempo” è la matrice della vita umana nel mondo, eppure se il tempo si fonde con il divino, ogni orologio viene annientato.

Uomo e Natura, Uomo e Dio

Quando l’epidemia è prepotentemente arrivata in Italia, è automaticamente passata in secondo piano una notizia sconvolgente: in Antartide si sono registrati circa 21° gradi di temperatura (c’è una foto che ritrae dei pinguini che camminano, smarriti, sull’erba verde). Il Climate Change, tema di fondamentale importanza, rientra fortemente tra le riflessioni che la Casella ci propone: com’è cambiato il rapporto tra Uomo e Natura? Un legame che nelle ultime settimane è cambiato, con l’Umanità confinata a casa per la quarantena e la Natura che è tornata a “respirare” (le fotografie satellitari dimostrano quanto sia diminuito lo smog). Un aspetto che ci costringe a ripensare alle nostre azioni, a come abbiamo sottomesso e sfruttrato il Pianeta Terra. Il rapporto tra Uomo e Natura era senz’altro sbilanciato e chissà se questo terribile momento che stiamo vivendo potrà, una volta cessato, farci invertire la rotta, abbandonando il nostro delirio di onnipotenza (l’Uomo non è Dio) per riscoprire le nostre profonde radici con il Tutto (l’Uomo è la Natura). Da questo punto di vista, To a God Unknown (che molto probabilmente diventerà un film, ora è in pre-produzione) mi ha richiamato, per tematiche e immagini, due pellicole incentrate sul rapporto Uomo/Dio e Uomo/Natura/Spirito: mi riferisco al Noah di Darren Aronosky (2014) e soprattutto al monumentale The Tree Of Life di Terrence Malick (2009).

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Prima e Dopo il Coronavirus

Ho visto To A God Unkwown prima e dopo l’arrivo della pandemia Covid-19. Ho avuto due reazioni completamente diverse e, per me, lo stesso significato del corto è in qualche modo cambiato. Penso soprattutto, nel primo capitolo, a questi versi di Sergey Esenin:

“Così anche noi sfioriremo, cesseremo di far rumore, come gli ospiti di un teatro. In cantina la morte affila il rasoio. Il tuo sorriso nevica nel mio cuore. Non sapevo che l’amore è contagio”. 

Ho chiesto direttamente a Samantha Casella (che ora si trova a Los Angeles) cosa ne pensasse e mi ha risposto così:

La natura, il tempo e la sacralità sono elementi che ci impongono di fare i conti con il nostro stato di esseri imperfetti, vulnerabili, mortali. Entro certi limiti, To a God Unkwnown evidenzia i limiti di noi esseri umani: possiamo distruggere la natura, ma non possiamo batterla perché se la uccidiamo, uccideremo noi stessi; siamo poi spettatori impotenti al cospetto dello scorrere del tempo la cui eternità rappresenta l’annullamento dell’uomo al suo cospetto. Per me il sacro è rappresentato dall’amore, in tutte le sue forme e penso che solo nel nome dell’amore, l’essere umano possa riscattarsi, elevarsi“.

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Intervista a Matteo Fiori

Unico attore del cortometraggio, nel secondo capitolo (John Steinbeck) è stato un bravissimo Matteo Fiori che è stato scelto dopo una ricerca infinita (tra oltre 420 volti, hanno scelto il suo: “ci siamo resi conto che nessuno poteva competere visivamente con lui, e anche a livello emotivo era perfetto” mi ha spiegato Samantha Casella). Una soddisfazione enorme per questo intenso interprete arrivato negli USA (dove è conosciuto come Brian Witt) per girare senza aver fatto un provino. Per me è stato un grande piacere intervistarlo.

Matteo come definiresti To A God Unkwnown?

Definisco il corto un viaggio dentro le più profonde emozioni di ogni essere umano. La solitudine, il tempo che ossessiona, la malattia la morte e l’amore…

Sei l’unico attore che compare nel cortometraggio. Come descriveresti il tuo personaggio? Come hai cercato di esprimere il profondo legame con la Terra e l’Ultraterreno che riguarda il tuo capitolo?

Non saprei come descrivere il ruolo che Samantha mi ha chiesto di interpretare. Posso dirti che ho cercato di liberarmi da ogni condizionamento, ho cercato di far emergere sensazioni, emozioni che da sempre mi legano alla natura, agli animali. Cercando di pensare il meno possibile, ma solo di sentire. Posso dirti che ho cercato davvero mio Padre, perso alcuni anni fa, dopo una terribile malattia.

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Mi sono fidato di lui perché lui è eterno”. La Terra fertile, la Terra vittima della siccità: la ciclicità delle stagioni e della vita, l’Anima umana che diventa radice e pioggia. Cosa pensi di questo profondo legame tra la Terra e l’Uomo?

Credo che il legame tra uomo e terra sia fondamentale e sia l’unica e vera base su cui poter anche solo immaginare il futuro. La Terra non mente mai. Ricordo che da bambino abbracciavo gli alberi parlavo con le pietre (oltre che chiaramente ai sempre presenti gatti e cani). A causa della tecnologia si è perso questo legame, sempre a causa dell’uomo. La terra ci permette di plasmarla, rinchiuderla, deviarla, ma noi vogliamo DOMINARLA, e questo non è mai buono. Poi come dici tu, il clima cambia, soffre, e chi soffre poi un bel giorno decide di non soffrire più e magari cerca di eliminare la causa della sua sofferenza.

Tra i temi del corto c’è sicuramente lo sfruttamento della Terra da parte dell’Uomo. Poche settimane fa in Antartide c’erano quasi 21 gradi. I pinguini camminavano sull’erba. Ora invece tra gli effetti collaterali dell’epidemia c’è anche la diminuzione dello smog, dell’inquinamento. Con i divieti di circolazione e la quarantena le acque sono tornate ad essere più limpide (penso all’immagine del cigno nei Navigli di Milano, nei giorni scorsi). Tu cosa pensi di quello che sta accadendo? A tal proposito mi viene in mente il Diluvio Universale, come se il Coronavirus fosse una sorta di “Reset” perché le cose non andavano per niente bene…

Penso troppe cose a proposito di quello che stiamo vivendo. Stiamo dominando la natura, gli animali e le risorse in maniera eccessiva, il virus è la risposta di chi soffre a causa nostra?? Chi può saperlo? Chi può avere una risposta? Magari fosse un – RESET – ma dubito. Nel senso che ho il dubbio che una volta passata la paura…il mondo ricomincerà a correre forse ancora più freneticamente di prima… (spero di sbagliare).

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Il corto di Samantha Casella in questo momento molto delicato che l’intero mondo sta affrontando, ha assunto un ulteriore significato. Tu come legheresti lo spirito, l’essenza e il messaggio di To a God Unknown al tumulto interiore che stiamo provando in questi giorni difficili?

A me piacerebbe che il corto di Samantha permettesse di fermarsi anche solo un attimo per ammirare la Bellezza che ci circonda, ovvero la Natura. Per affrontare l’esistenza con più profondità. Con maggior poesia. Accettando il dolore che ognuno di noi ha dentro, nonostante tutto quello che facciamo per rimuoverlo, per anestetizzarlo in ogni maniera possibile.

Matteo, cos’è per te la fede? Hai un tuo Dio Sconosciuto a cui rivolgere le tue preghiere?

La Fede…cos’è la fede? Non credo a quello che per tradizione e cultura ci hanno imposto. Ho sempre sentito, quello sì. Il mio Dio Sconosciuto è da un’altra parte, non so dove. È senza nome e senza volto, è in ogni cosa.

Intervista di Giacomo Aricò


To A God Unknown, i premi

HOLLYWOOD BLOOD HORROR FESTIVAL

Best Action / Adventure Short 

INDEPENDENT SHORTS AWARD

Silver Awards: Best Experimental Short
Honorable Mentions: Best Female Director
Honorable Mentions: Best Cinematography 

ACCOLADE GLOBAL FILM COMPETITION

Award of Merit: Film Short 
Award of Merit: Women Filmmakers 

To A God Unknown 5

INTERNATIONAL INDEPENDENT FILM AWARDS

Best Narrative Short 

PRAGUE INTERNATIONAL FILM FESTIVAL

Honorable Mention 

BERLIN UNDERGROUND FILM FESTIVAL

Best Female Director

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