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Tom Hanks e Meryl Streep rischiano tutto nel The Post di Steven Spielberg

Candidato ai prossimi Oscar come Miglior Film, esce oggi nelle sale l’attesissimo The Post, un dramma avvincente basato sulla storia vera di quando nel 1971 il Washington Post e il New York Times crearono un’alleanza pragmatica dopo la sconvolgente scoperta del Times del rapporto top secret che sarebbe diventato famoso con il nome di Pentagon Papers. La regia è di Steven Spielberg che dirige due stratosferici attori, Tom Hanks e Meryl Streep, candidata per questo film all’Oscar (21esima volta, record!) come Miglior Attrice Protagonista.


Un’alleanza storica

1971: Katharine Graham (Meryl Streep) è la prima donna alla guida del The Washington Post in una società dove il potere è di norma maschile, Ben Bradlee (Tom Hanks) è il duro e testardo direttore del suo giornale. Nonostante Kay e Ben siano molto diversi, l’indagine che intraprendono e il loro coraggio provocheranno la prima grande scossa nella storia dell’informazione con una fuga di notizie senza precedenti, svelando al mondo intero la massiccia copertura di segreti governativi riguardanti la Guerra in Vietnam durata per decenni. La lotta contro le istituzioni per garantire la libertà di informazione e di stampa è il cuore del film, dove la scelta morale e l’etica professionale si alternano in un potente thriller politico. I due metteranno a rischio la loro carriera e la loro stessa libertà nell’intento di portare pubblicamente alla luce ciò che quattro Presidenti hanno nascosto e insabbiato per anni.

Il rischio di perdere tutto

Nella storia americana ci sono stati momenti cruciali nei quali i comuni cittadini hanno dovuto decidere se mettere a rischio tutto – livello di vita, reputazione, status, perfino la libertà – per fare quello che credevano fosse giusto e necessario per proteggere la Costituzione e difendere la libertà del loro paese. Steven Spielberg in The Post analizza proprio un momento del genere. Una questione che riguardava il destino di milioni di persone, compreso quello di migliaia di soldati americani che combattevano una guerra che il loro governo non credeva di poter vincere. Anche se lo scoop era del New York Times, il Washington Post cominciò a interessarsi alla storia che aveva provocato minacce legali e mobilitato tutto il potere della Casa Bianca contro il Times – unendo una scommessa personale con i bisogni di una nazione scandalizzata dalla scoperta di cosa le stava nascondendo il governo.

Tom Hanks ( Ben Bradlee) e Meryl Streep (Kay Graham) Photo Credit: Niko Tavernise.

Tom Hanks ( Ben Bradlee) e Meryl Streep (Kay Graham) Photo Credit: Niko Tavernise.

I Pentagon Papers per Liz Hannah

La storia dei Pentagon Papers racchiude in sé tante storie – quella di quattro amministrazioni presidenziali che mentirono alla nazione sulle circostanze della guerra per oltre 20 anni, quella del perché l’ex marine e consulente militare Daniel Ellsberg decise di far arrivare i documenti alla stampa, quella di come il New York Times gestì uno scoop spettacolare e incendiario, quella del processo, per non parlare delle implicazioni per i media, il Primo Emendamento e la democrazia stessa. Ma la sceneggiatura di Liz Hannah per The Post sceglie un’angolatura nuova, concentrando la sua attenzione sugli intrighi umani e le personalità magnetiche al centro della decisione del Washington Post di combattere per la pubblicazione del dossier.

Hannah è sempre stata affascinata dalla vita della leggendaria editrice del Washington Post, Katharine (Kay) Graham, che all’inizio degli anni ’70 è stata la prima donna a dirigere una grande testata. È stata affascinata da come Graham si trasforma da erede di un quotidiano in una vera leader del giornalismo. La scintilla si è accesa quando Hannah ha conosciuto la storia di come Graham decise di mettere a repentaglio il suo giornale e la sua carriera – nel momento della massima vulnerabilità per entrambi – continuando a pubblicare i Pentagon Papers anche dopo che una corte ne aveva ordinato l’interruzione al New York Times. Era questa la storia che stava cercando. Un momento cruciale nella vita di Graham e della nazione, con personaggi complessi e tanto spionaggio. Alla base della sua sceneggiatura c’è un crescendo di rischi e di coraggio, quello del Post e del giornalismo americano.

Tom Hanks (Ben Bradlee) e Meryl Streep (Kay Graham) Photo Credit: Niko Tavernise.

Tom Hanks (Ben Bradlee) e Meryl Streep (Kay Graham) Photo Credit: Niko Tavernise.

Ma The Post non racconta solo la tensione che permea la battaglia per pubblicare i Pentagon Papers, è anche il ritratto di una collaborazione vincente, di come la forza espressa da una squadra di persone che lavorano insieme sia di gran lunga superiore a quella di talenti individuali. Al centro della storia ci sono due persone profondamente diverse, ma che si sono sempre rispettate, Katharine Graham e Ben Bradlee.

Katharine Graham

La Graham sarebbe diventata una delle donne più influenti d’America, una pioniera che avrebbe infranto il soffitto di cristallo per diventare capo dell’impero mediatico della Washington Post Company e la gran dama del giornalismo che non aveva paura del potere. Ma al tempo dei Pentagon Papers, stava ancora cercando di ambientarsi e di imparare, era l’unica donna a occupare un posto di quel livello: “non è sempre stata la Katharine Graham sicura che la gente ha conosciuto come la prima donna a guidare una compagnia nella lista di Fortune 500 – racconta Meryl Streepin passato era molto insicura, apparteneva a una generazione di donne dalle quali ci si aspettava solo che fossero capaci di allevare figli e occuparsi della casa. Invece lei era all’avanguardia per i suoi tempi e quindi non era completamente a suo agio nell’assumere un ruolo di leadership”.

Meryl Streep Photo Credit: Niko Tavernise.

Meryl Streep Photo Credit: Niko Tavernise.

Ben Bradlee

Mentre Graham era alla ricerca di sé nel 1971, Ben Bradlee aveva un’ottima reputazione, era considerato un giornalista pragmatico, tenace e assolutamente indipendente. Graham stessa lo aveva assunto nel 1965 come capo redattore, ma lui aveva fatto rapidamente carriera, grazie alla sua capacità di saper scegliere i giornalisti migliori e di aiutarli a esprimere tutto il loro potenziale.

Ovviamente Ben aveva un grande istinto di giornalista e sapeva anche motivare le persone, non persuadeva solo lo staff, ma lo spingeva ad andare sempre più avanti – spiega Tom Hanksamava il suo lavoro, ma amava ancora di più i risultati del suo lavoro: trovare la verità, poi lasciare che la gente decidesse. Era estremamente competitivo e ho visto quanto fosse frustrato dal fatto che il New York Times fosse riuscito ad avere prima di lui la storia dei Pentagon Papers. Non voleva essere il direttore di un quotidiano di provincia”.

Tom Hanks

Tom Hanks Photo Nick Tavernise

Una domanda cruciale sempre attuale

In The Post gli avvenimenti del 1971 vengono raccontati in un crescendo di tensione che sembra in tempo reale.  Spielberg concentra per la prima volta la sua macchina da presa sull’America degli anni ’70, gli stessi anni in cui lui si affermò come uno dei cineasti più talentuosi. Con un linguaggio narrativo incalzante ed essenziale, la storia parla di rapporti personali e di coraggio, ma porta Spielberg nel mondo del giornalismo investigativo in un momento molto critico per la nazione, in un ambiente che sta cambiando, con il crescente potere delle donne e la trasformazione delle redazioni in vere e proprie aziende. Ma soprattutto la storia crea un contesto estremamente interessante per affrontare un dilemma senza tempo: quando si deve portare all’attenzione dell’opinione pubblica un grave pericolo nazionale, pur sapendo che la posta in gioco è molto alta?

“Questo è il momento giusto per tenere in considerazione il valore della stampa libera e di iniziare a discutere apertamente del contributo che essa può dare alla nostra democrazia”.

Steven Spielberg

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