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VENEZIA 74 – In gara Gli Angeli Vestono di Bianco di Vivian Qu e la giovinezza di Kechiche, nei Classici il documentario su l’Enigma di Jean Rouch

Prosegue il Concorso della 74. Mostra del Cinema di Venezia: oggi sono in gara due film. Il primo, ve lo presentiamo subito, è Jia Nian Hua (Gli Angeli Vestono di Bianco), una pellicola di grande impatto emotivo firmata da Vivian Qu.

"Gli Angeli Vestono di Bianco"

“Gli Angeli Vestono di Bianco”

In una cittadina di mare, due studentesse vengono assalite in un motel da un uomo di mezza età. Mia, un’adolescente che quella notte lavorava alla reception, è l’unica testimone. Per paura di perdere il lavoro, non dice nulla. Nel frattempo la dodicenne Wen, una delle vittime, scopre che i suoi guai sono appena cominciati. Intrappolate in un mondo che non dà loro scampo, Mia e Wen dovranno trovare da sole una via d’uscita.

È la stessa Vivian Qu a spiegare il messaggio del film: “è una storia sulle donne, sulla società che plasma le nostre percezioni e i nostri valori. Sulle scelte che ci sono consentite e sul coraggio di farne di diverse. Sui ruoli interscambiabili della vittima e del testimone. Sulla verità e la giustizia. E, soprattutto, sull’amore”.

"Mektoub, My Love: Canto Uno"

“Mektoub, My Love: Canto Uno”

Secondo film in competizione è invece Mektoub, My Love: Canto Uno di Abdellatif Kechiche. Il film ha come protagonista Amin, un aspirante sceneggiatore che vive a Parigi e che ritorna per l’estate nella sua città natale, una comunità di pescatori nel sud della Francia. È l’occasione per ritrovare la famiglia e gli amici d’infanzia. Accompagnato da suo cugino Tony e dalla sua migliore amica Ophélie, Amin passa il suo tempo tra il ristorante di specialità tunisine dei suoi genitori, i bar del quartiere e la spiaggia frequentata dalle ragazze in vacanza. Incantato dalle numerose figure femminili che lo circondano, Amin resta soggiogato da queste sirene estive, all’opposto del suo dionisiaco cugino che si getta senza remore nell’euforia dei loro corpi.

Munito della sua macchina fotografica, e guidato dalla luce eclatante della costa mediterranea, Amin porta avanti la sua ricerca filosofica lanciandosi nella scrittura delle sue sceneggiature. Ma quando arriva il tempo dell’amore, solo il destino, solo il mektoub, può decidere. Questo di Kekiche è un racconto di formazione ambientato nel 1994 che illumina di nostalgia le meraviglie della giovinezza.

Jean Rouch

Jean Rouch

Nella sezione Venezia Classici – Documentari, verrà invece presentato L’Enigma di Jean Rouch a Torino. Cronaca di un Film Raté di Marco Di Castri, Paolo Favaro e Daniele Pianciola. Tutto comincia all’inizio degli anni ottanta quando il celebre etnografo e cineasta francese Jean Rouch, uno dei principali animatori della Nouvelle Vague, lascia il fiume Niger e le popolazioni Dogon e approda a Torino per realizzare un film con tre giovani autori torinesi. Il documentario racconta la storia di quello che fu un vero “laboratorio d’idee”, e la nascita del film che ne è derivato (Enigma, di Jean Rouch e Alberto Chiantaretto, Marco di Castri, Daniele Pianciola), ricostruendo i due anni che intercorsero tra l’arrivo di Rouch e la conclusione del progetto, attraverso la voce dei suoi principali protagonisti in dialogo con un materiale straordinario.

Oltre venti ore di making of, forse la documentazione più completa su un processo di creazione cinematografica e certamente la più completa documentazione di come lavorava Jean Rouch, di come animava il set e quel luogo indefinito al di là del set, dove gli aspetti umani e quelli tecnici e creativi si mescolano diventando parte stessa del film, alla maniera del cinéma verité.

"L'Enigma"

“L’Enigma”

A cento anni dalla sua nascita, questo documento eccezionale costituisce un omaggio al grande etnografo Jean Rouch e un inedito racconto della sua sconosciuta “avventura” italiana. I filmmakers hanno dichiarato: “facciamo anche noi parte della schiera dei suoi “figli”, di coloro che lo ricordano e lo tramandano. E come tali rendiamo omaggio al nostro antenato, come lui faceva con i propri quando prima di bere versava a terra il suo vino brindando aux ancêtres”.

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