(Foto di Matteo Girola)

Acqua e Anice, Stefania Sandrelli torna a Venezia con l’opera prima di Corrado Ceron

(Foto di Matteo Girola)

Nella serata del 6 settembre Stefania Sandrelli ha ritirato il Premio Pietro Bianchi – il riconoscimento che i Giornalisti Cinematografici Italiani (Sngci) assegnano tradizionalmente al Lido – festeggiando al meglio il suo ritorno alla Mostra del Cinema di Venezia con Acqua e Anice, l’opera prima di Corrado Ceron che sarà presentata oggi come Evento Speciale alle Giornate degli Autori. Accanto a lei nel cast ci sono: Silvia D’Amico, Paolo Rossi, Luisa De Santis, Paolo Cioni, Diego Facciotti, Giancarlo Previati e Stefano Bicocchi aka Vito. Il film arriverà nelle sale il prossimo 29 settembre.

Stefania Sandrelli (Foto di Matteo Girola)

Stefania Sandrelli (Foto di Matteo Girola)

Il film

Acqua e Anice è un “road movie da balera” che racconta la storia di Olimpia (Stefania Sandrelli), una leggenda del liscio che a settant’anni suonati decide di rimettere in strada il furgone della sua orchestra: stavolta, però, non si tratta di partire in tournée, ma di intraprendere un viaggio dalle persone che l’hanno amata e nei luoghi che l’hanno resa una star. Con lei, una giovane donna, Maria (Silvia D’Amico), timida e impacciata, appena ingaggiata per farle da autista.

Silvia D'Amico (Foto di Matteo Girola)

Silvia D’Amico (Foto di Matteo Girola)

Corrado Ceron racconta…

«Viaggio di addio e percorso di iniziazione, Acqua e Anice è un inno alla vita e alla libertà di scegliere di essere felici. Come quello strano “cocktail” che gli dà il titolo, ha una doppia anima: quella scanzonata e un poco alcolica di Olimpia, e quella più “posata” di Maria. E doppio è anche il senso del viaggio, che è insieme il bilancio di una donna matura che ha vissuto sempre al massimo e l’iniziazione di una ragazza che non ha ancora cominciato a vivere. Un film che, tra ironia e commozione, malinconia e risate, cerca di cogliere gli aspetti più profondi e divertenti di due donne on the road, cercando un equilibrio tra il tono dissacratorio e scanzonato della commedia e quello più malinconico del dramma. La cinepresa è incollata a Olimpia, ridiamo e piangiamo con lei, vediamo le sue allucinazioni, confondiamo passato e presente, proprio come lei. Il film è il mio omaggio a una donna che ha avuto il coraggio di fare una scelta radicale, andandosene via col suo stile inconfondibile».  

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