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Ananda, l’infanzia diventa fantasma nel film documentario di Stefano Deffenu

Mercoledì 23 marzo esce solo al cinema Ananda, il film documentario esordio alla regia di Stefano Deffenu, che ne ha curato la direzione della fotografia, il montaggio e ne ha scritto la sceneggiatura con Bonifacio Angius e Pierre Obino. Prodotto da Bonifacio Angius per Il Monello Film –  che cura anche la distribuzione – Ananda si avvale delle musiche di Francesco Simula e Luigi Frassetto.

In anteprima internazionale alla 55a edizione del Karlovy Vary International Film Festival, il film è il personale diario di viaggio di un ingenuo sognatore alla ricerca di un’antica leggenda, raccontata da un cialtrone. Un vagabondaggio nell’antica India, dove il tempo che passa, porterà lo sguardo del viaggiatore a confondersi tra l’illusione di false verità e la consapevolezza di una bugia che pare più vera del vero. La ricerca di una tribù di bambini fantasma, gli Ananda, che appare e scompare lungo una strada densa di magia e di primitiva superstizione, condurrà alla ricerca di un sogno perduto.

Il film sarà presentato in diversi cinema in tutta Italia, con il supporto della Fondazione Sardegna Film Commission della Regione Sardegna, dal Cityplex Moderno di Sassari (23 marzo) al Cinema Beltrade di Milano (24 marzo); Nuovo Cinema Aquila di Roma (25 marzo), passando per il Cinema Orione di Bologna (26 marzo); Cinema Fratelli Marx di Torino (27 marzo); Cinema Alfieri di Firenze (29 marzo); Cinema Scuderie Granducali di Seravezza, Lucca (30 marzo) e Cinema PostModernissimo di Perugia (31 marzo).

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Stefano Deffenu racconta…

Ananda è una mia personale ricerca verso una pace che probabilmente non troverò mai. Un viaggio alla ricerca di me stesso, ma anche di mio fratello, che in un certo modo ritrovo nei visi dei bambini e nella loro gioiosa anarchia e che mi ha portato dalla Sardegna fino alle pendici dell’Himalaya. Una ricerca che non è finita con il ritorno a casa, ma è continuata per dieci lunghi anni in un viaggio doloroso che ha trovato la sua catarsi in un misto di sorrisi e lacrime, musica e immagini, divinità, saggi, antichi maestri e fantasmi. Dieci anni che non sono comunque bastati a supplire a una mancanza gigantesca. La mia prospettiva era di realizzare un film personale che elevasse il film documentario al di sopra del solito diario di viaggio turistico occidentale. Nel film, Ananda non è lo stato di sublime delizia dell’induismo, ma una tribù di bambini eternamente gioiosi che hanno deciso di vivere liberamente. Il tema del film è il ritorno a un’infanzia perduta, che però allo stesso tempo è sempre dentro di noi, fa parte della nostra vita e anche della nostra anima”.

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