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C’era una Volta in Italia, apre oggi a Torino la Mostra dedicata al cinema di Sergio Leone

Sergio Leone ha cambiato il cinema”. Così lo aveva ricordato Quentin Tarantino durante lo scorso Festival di Cannes nella serata in cui si sono celebrati i 50 anni di Per un Pugno di Dollari. Da oggi, per festeggiare la stessa ricorrenza, sarà esposta al Museo Nazionale del Cinema di Torino la mostra C’era una volta in Italia che resterà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2015.

Clint Eastwood in "Per un Pugno di Dollari"

Clint Eastwood in “Per un Pugno di Dollari”

Una mostra che già dal titolo intende ricordare anche i 30 anni di C’era Una Volta in America e i 25 dalla morte di Sergio Leone, cineasta visionario e innovativo, adorato all’epoca dal pubblico e ancora oggi amatissimo in tutto il mondo. Un viaggio che intende rievocare la sua luminosa carriera d’inventore dell’epos europeo del Far West, la sua avventurosa biografia di figlio d’arte e la sua straordinaria eredità culturale.

Immagini, documenti, costumi dal set, pistole, frammenti, testimonianze, rarità d’archivio, selezionati da Sir Christopher Frayling (curatore della mostra in collaborazione con Lorenzo Codelli e massimo biografo di Leone) in vari Paesi e nella collezione di pellicole, inediti e fotografie della famiglia Leone, conservati e restaurati dalla Cineteca di Bologna (circa 180 pezzi in tutto). A completamento della mostra, nel mese di ottobre verranno riproposti al Cinema Massimo tutti i film di Sergio Leone in versione restaurata.

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Quella nella Mole Antonelliana, è la più grande esposizione dedicata a Leone mai realizzata in Italia e seconda al mondo solo alla mostra che lo stesso Frayling curò a Los Angeles nel 2005. Quest’ultimo è anche autore della più importante biografia dedicata a Leone, Danzando con la Morte.

Nel cercare di inquadrare il Maestro che reinventò il Western, Frayling ha spiegato che la sua Mostra rivendica un’appartenenza: “Leone ha fatto esattamente ciò che in Gran Bretagna fecero i Beatles, che presero la musica pop e il blues americano e lo filtrarono con la loro sensibilità, o in Francia Django Reinhardt con il jazz che arrivava da oltreoceano. Ha abbracciato un linguaggio che apparentemente non era il suo e l’ha piegato al proprio gusto, alle proprie necessità di racconto. Il bello è che nessuno di loro, e tanto meno Leone, si può definire un filoamericano“.

Dal set di "C'era una Volta in America"

Dal set di “C’era una Volta in America”

La mostra, che presenta anche le foto di scena di Angelo Novi (ora custodite dalla Cineteca di Bologna), sarà corredata da un volume pubblicato da Cineteca di Bologna, a cura di Sir Christopher Frayling in collaborazione con Lorenzo Codelli.

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