Foto di Simone Sechi

Cinque migranti vanno sul palco per dire Questo è il Mio Nome

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Giovani migranti dell’Africa sub sahariana si mettono alla prova sul palco: sono portatori di saperi, storie e cultura di un mondo che inesorabilmente si avvicina verso l’Europa. Premio del pubblico al Festival Teatrale di Resistenza 2016, Premio Museo Cervi – Teatro della Memoria, questa sera (ore 21) al Teatro Manzoni di Calenzano va in scena Questo è il Mio Nome, lo spettacolo di Monica Morini e Bernardino Bonzani con protagonisti cinque richiedenti asilo e rifugiati dello SPRAR di Reggio Emilia: Ogochukwu Aninye, Djibril Cheickna Dembélé, Ousmane Coulibaly, Ezekiel Ebhodaghe e Lamin Singhateh.

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Foto di Simone Sechi

Una finestra aperta su storie invisibili, un orecchio rovesciato su un canto che attraversa i mari e i deserti, uno spazio e un tempo per lasciare un segno. Da Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Nigeria, Gambia, sul palco si srotolano le orme di novelli Odissei. Storie incise nella polvere e nella carne,  scintille di memoria, passi protesi in avanti e occhi che guardano indietro.

Il progetto teatrale si inserisce nei programmi di intervento per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati a Reggio Emilia. Il teatro assume una dimensione sociale, di cura della persona, oltre che di trasmissione della cultura. I migranti/attori ci rivelano sguardi e prospettive che non possiamo conoscere se non incontrandoli, mettendoci in ascolto.

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Energia, slancio vitale, speranze di futuro che meritano di essere ri-conosciute, senza smorzarsi sopite nelle attese di un respingimento, di un diniego. Arrivati con niente portano tutto sé stessi, ci arricchiscono di nuove parole, suoni, idee, cuore, braccia e gambe. Ci aiutano a ricordare la dignità di ogni persona.

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