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Classico e moderno: Carlo Carlei riporta Romeo&Juliet in Italia

Con l’arrivo di San Valentino, dal il cinema festeggia l’amore con la storia da sempre considerata come la più romantica in assoluto: Romeo&Juliet. A dirigerla è stato il regista italiano Carlo Carlei che, sulla sceneggiatura scritta da Julian Fellowes, ha diretto la coppia degli sfortunati amanti: Hailee Steinfeld nella parte di Giulietta e Douglas Booth in quella di Romeo. I due giovani sono stati affiancati da una schiera di attori provenienti  da una parte all’altra del globo: Ed Westwick veste i panni di Tebaldo, Kodi Smit-McPhee è Benvolio, Paul Giamatti è Frate Lorenzo, Lesley Manville è la Nutrice, Damian Lewis e Natascha McElhone nei panni dei signori Capuleti, Laura Morante e Tomas Arana in quelli dei Montecchi, Stellan Skarsgård il principe di Verona, tra gli altri.

Le famiglie Montecchi e Capuleti non perdono occasione di battersi pubblicamente per le strade di Verona, tanto da destare l’irritazione del Principe (Stellan Skarsgård). Ma il giovane Romeo (Douglas Booth), rampollo dei Montecchi, non è interessato alla questione. È assorbito dall’amore per Rosalina, parente dei Capuleti, una relazione che Benvolio (Kodi Smit-McPhee), suo cugino, lo esorta a terminare. Quella notte però, nella proprietà dei Capuleti è stato organizzato un ballo in maschera e Romeo si è dato da fare per assicurarsi un invito.

La famiglia Capuleti si prepara per l’evento, durante il quale il Signore e la Signora (Damian Lewis, Natascha McElhone) sperano di vedere la loro figliola Giulietta (Hailee Steinfeld) cedere infine alle profferte del giovane conte Paride (Tom Wisdom). Ma Giulietta è uno spirito libero, non si preoccupa dell’amore e piuttosto che ascoltare i genitori sembra più interessata a scherzare con la sua nutrice (Lesley Manville).

Hailee Steinfeld e Douglas Booth

Hailee Steinfeld e Douglas Booth

Alla festa, Romeo dimentica all’istante i sentimenti per Rosalina non appena posa lo sguardo su Giulietta, la quale a sua volta resta incantata alla vista di Romeo. Ballano insieme per un po’ e Tebaldo (Ed Westwick), il cugino di Giulietta, li nota. È Capuleti stesso a chetarlo, siano lasciati in pace, niente scontri per quella sera. Più tardi Romeo e Giulietta sono sgomenti nell’apprendere che appartengono a famiglie rivali. Imperterrito, Romeo spia Giulietta affacciata al balcone e sfacciatamente le dichiara il suo amore. Con l’aiuto di Frate Lorenzo (Paul Giamatti), Romeo cospira un modo per corteggiare Giulietta senza suscitare l’ira in famiglia, mentre Giulietta si affida alla discrezione della nutrice per inviare messaggi al suo amore.

Ma le tensioni tra le due casate sono troppo aspre: in un duello in strada, Tebaldo furioso uccide un amato congiunto di Romeo, Mercuzio (Christian Cooke). A quel punto Romeo, fuori di sé, uccide Tebaldo. Nella speranza di porre fine alla scia di violenza nel suo feudo, il Principe esilia Romeo da Verona, una punizione peggiore della morte, perché significa per lui separarsi dalla sua Giulietta, per sempre. La disperazione degli amanti muove a compassione Frate Lorenzo che congegna un piano per riuscire a riunire gli innamorati definitivamente, ma la purezza e la prodezza del loro amore potrà risolversi nella felicità eterna o dovrà finire in tragedia?

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Il Romeo e Giulietta che William Shakespeare scrisse all’incirca tra il 1591 e il 1595, è senza dubbio una delle più amate e celebri opere teatri di sempre. Una storia che ha saputo conquistare il cuore e l’immaginazione del pubblico di tutto il mondo. Difatti, il funestato amore tra due adolescenti è un classico del teatro mondiale, messo in scena e adattato innumerevoli volte in televisione e al cinema, eppure da quaranta anni l’ambientazione non è stata più Verona, in Italia. Per questo, l’intenzione dello sceneggiatore premio Oscar Julian Fellowes e del regista Carlo Carlei è stata quella di realizzare un adattamento del dramma capace di rettificare tale incongruenza e restituire alla tragedia shakespeariana una visione romantica che non badasse tanto a scenografie sontuose e costumi appariscenti.

Julian Fellowes ha così voluto offrire al pubblico moderno una rappresentazione classica dell’opera, con protagonista “l’Italia medievale, i costumi in velluto, seta o damasco, le rose rampicanti, la meravigliosa architettura italiana”. Un modo di raccontare la storia alle nuove generazioni che fosse accessibile, il più diretta e semplice possibile: “il dramma completo è lungo tre ore, noi dovevamo lavorare invece con i ritmi cinematografici moderni, quindi la narrazione doveva essere più concisa. Esistono delle buone versioni recenti, di certo quella di Baz Luhrmann, che secondo me è un film meraviglioso, ma in quel caso, l’ambientazione era contemporanea. È dal Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli del 1968 che non si realizzano adattamenti tradizionali” ha affermato.

Paul Giamatti

Paul Giamatti

Carlo Carlei, regista che si è innamorato del cinema con i film di Stanley Kubrick, John Boorman, Joseph Losey, John Schlesinger e Ken Russell, ha scelto questa storia classica perché capace “di comunicare contenuti profondi in grado di colpire al cuore gli spettatori. La scelta di Romeo & Juliet quindi non è casuale. E’ anzi una scelta morale”.

Il regista italiano ha ricercato il significato più intimo della storia: “quest’ opera di Shakespeare non è solo la storia d’amore più bella di tutti i tempi ma è anche una metafora attualissima sull’opposizione eterna tra l’età della giovinezza con il suo idealismo e la sua innocenza e l’età adulta con tutti i suoi limiti e pregiudizi. I due ragazzi si ribellano al destino già delineato dai loro rispettivi genitori e seguono invece i loro sentimenti, senza preoccuparsi delle conseguenze che la loro scelta comporterà. La purezza e testardaggine di Romeo e Giulietta non sono affatto anacronistiche e io credo che i giovani d’oggi troveranno molto attuale la dignità con cui essi difendono fino all’ultimo istante il loro diritto ad amarsi. Ci sono molte analogie fra la faida dei Montecchi e Capuleti e certe forme di intolleranza radicale che ancora oggi non permettono l’unione fra due persone che appartengono a razze, religioni e ceppi sociali diversi”.

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Nel raccontare le brevi esistenze dei due adolescenti innamorati, Carlei ha privilegiato uno stile con un ritmo serrato e molta suspense. La sua sfida è stata quella di farne una versione “totalmente priva di quella rigidità e pesantezza che il pubblico giovane spesso associa ai “polpettoni” in costume. Volevo che le emozioni arrivassero al pubblico in modo diretto e senza filtri”. In questo senso l’idea di spostare l’ambientazione nel Rinascimento ha permesso al regista “non solo di arricchire l’iconografia del film, ricreando la luce e i colori degli affreschi creati durante quello straordinario periodo, ma anche di poterlo contestualizzare con esattezza da un punto di vista storico, con indubbi vantaggi per la verosimiglianza delle scenografie e dei costumi”.

Sull’adattamento di Fellowes, Carlo Carlei ci tiene a puntualizzare: “Non è troppo “sintetico”, perché qualsiasi versione precedente si è presa ancora più licenze di noi. Se infatti si filmasse integralmente la tragedia di Shakespeare verrebbe fuori un film di 5 ore. Il nostro lavoro è addirittura più fedele alla fonte originale, perché comprende la scena del duello fra Paride e Romeo, mai inclusa nelle altre versioni”.

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E in questa versione italiana è andato anche oltre, utilizzando un linguaggio verosimile nel Rinascimento che è stato reso più accessibile semanticamente a un pubblico giovane. Una scelta che si affianca alle location in cui è stato girato il film, lontano da opprimenti teatri di posa: “mi è venuto naturale riportare questa storia nelle bellissime piazze e strade di Verona e Mantova. A mio parere, il modo migliore per ridar vita a questi personaggi era di restituirli ai loro luoghi originali. Come evocati dai palazzi sontuosi del Rinascimento e dalle opere d’arte di Maestri come Raffaello e Botticelli, Romeo e Giulietta ritornano, mantenendo intatta la loro promessa di bellezza”.

“Romeo e Giulietta è un’esplorazione di ciò che vuol dire innamorarsi per la prima volta. Una storia senza tempo, mai ancora eguagliata in nessun’altra letteratura”

Julian Fellowes

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