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Corniche Kennedy, un ritratto marsigliese di Dominique Cabrera

Presentato alla VII edizione del Festival Rendez-Vous, Nouveau Cinéma Français, e tratto dal romanzo omonimo della scrittrice Maylis de Kerangal, il 15 giugno esce al cinema Corniche Kennedy di Dominique Cabrera. Un potente, sensibile e sensuale atto d’amore per Marsiglia e quel momento della vita in cui tutto è possibile: l’adolescenza.


Corniche Kennedy, strada che costeggia le acque del Mediterraneo e le ville più lussuose, sette adolescenti sfidano le leggi di gravità tuffandosi dalla scogliera sopra il litorale. Dalle finestre della sua abitazione chic, Suzanne (Lola Créton), una poliziotta con l’incarico di supervisionare quella parte di costa li osserva in silenzio con il binocolo: desidera essere con loro e farà di tutto per riuscirci. I ragazzi continuano a sfidare la legge e presto le cose iniziano ad andare storte.

Una banda proveniente dai quartieri a nord della città, in fuga dai loro compromessi e dalle loro miserie, s’è appropriata di un lembo di territorio fra i quartieri ricchi di Marsiglia. Ragazze e ragazzi, spensierati come si può essere a diciotto anni, che ridono sul bordo dei precipizi, sfidano la forza di gravità e le vertigini, fisiche e metafisiche, tuffandosi dall’alto. Sono loro che la regista filma, i loro corpi che si cercano, si lanciano nel vuoto, danzano sott’acqua. Le loro mani che si toccano, accarezzano un polpo, si stringono e si lasciano in un balletto acquatico al rallentatore.

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Sui loro volti in primo piano si leggono il furore di vivere, la tristezza di fronte a certi ricordi, la paura e la vertigine e la gioia di averle vinte. Non importano i divieti, i richiami all’ordine, i consigli alla prudenza: si sentono immortali! Ma non sono i soli a oltrepassare il confine di questa Corniche. Ci sono anche gli adulti, in particolare la polizia che vuole arrestare dei trafficanti di droga ai quali uno dei ragazzi è legato. La commissaria è più comprensiva e più dolce del suo nervoso assistente, che viene dallo stesso quartiere di quelli che arresta.

Con Corniche Kennedy, Dominique Cabrera ha realizzato un film solare, quasi camusiano, di notevole tenerezza. La Cabrera ha sempre avuto voglia di fare un lungometraggio ambientato a Marsiglia: “è una città che adoro – spiega – ci vado spesso, e da tanti anni. Io sono una Francese rimpatriata dall’Algeria, una così detta “pied-noir”, credo che quello che mi commuove di più è l’eco dell’Algeri della mia infanzia che ritrovo là, come se fosse un’immagine allo specchio quella città che sta dall’altra parte del Mediterraneo”.

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La regista ama la città: “è sul mare, è popolare, c’è un miscuglio di svariate società, di diverse etnie. A Marsiglia, ancor più che altrove, sogno la storia di coloro che incrocio, come se fossero leggende che si intrecciano a storie personali. Stavo quindi cercando una storia che fosse ubicata lì. Ho letto tanti romanzi, è Corniche Kennedy quello che mi ha sedotto”.

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