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Eo, Jerzy Skolimowski “rilegge” l’asino di Bresson con una fiaba contemporanea

Vincitore del Premio della Giuria a Cannes, e selezionato per rappresentare la Polonia agli Oscar, dal 22 dicembre è al cinema Eo, il nuovo film diretto dal regista ottantacinquenne Jerzy Skolimowski.

Il film

A distanza di sette anni dal suo ultimo film, il leggendario regista Jerzy Skolimowski torna alla regia dirigendo uno dei suoi film più liberi e visivamente inventivi, seguendo i viaggi di un asino nomade di nome EO. Dopo essere stato liberato dal circo itinerante, che è l’unica vita che abbia mai conosciuto, EO inizia un viaggio attraverso la campagna polacca e italiana, sperimentando crudeltà e gentilezza in egual misura e osservando nel contempo le follie e i trionfi dell’umanità. Durante i suoi viaggi, EO viene aiutato – ma a volte anche ostacolato – da un variegato gruppo di personaggi che include un giovane prete italiano (Lorenzo Zurzolo), una contessa (Isabelle Huppert) e una turbolenta squadra di calcio polacca. Liberamente ispirato a Au hasard Balthazar di Robert Bresson, e caratterizzato dalla fotografia coinvolgente e sorprendente di Michal Dymek unita alla colonna sonora risonante di Pawel Mykietyn, il film di Skolimowski mette lo spettatore nella prospettiva del suo protagonista a quattro zampe. Il viaggio di EO parla del mondo che ci circonda e, durante il lungo percorso, l’eroe equino sottolinea coraggiosamente i mali della società e lancia un avvertimento sui pericoli dell’abbandono e dell’inazione, il tutto mentre è alla ricerca della libertà.

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Jerzy Skolimowski racconta…

“Diversi decenni fa, dissi in un’intervista (credo fosse per Cahiers du Cinéma) che l’unico film che mi ha commosso fino alle lacrime fu Au Hasard Balthazar (1966) di Bresson. Penso di averlo scoperto poco dopo la sua uscita al cinema. Da allora, non ho più versato una sola lacrima al cinema. Quindi, ciò che devo a Robert Bresson è aver acquisito la forte convinzione che affidare a un animale il ruolo di personaggio protagonista di un film non solo è possibile, ma può anche essere fonte di emozione. Volevo soprattutto fare un film emozionale, basare la narrazione sulle emozioni, molto più che in qualsiasi altro mio film precedente. Nel nostro mondo cinico e spietato, l’innocenza può passare per ingenuità, o può essere presa per un segno di debolezza. Ma cerco ancora di coltivare ciò che resta dell’innocenza che ho in me”.

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