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Filippo Timi racconta la sua Favola sul tema dell’identità

Dopo il successo ottenuto al Torino Film Festival e dopo aver inaugurato ieri sera la nuova edizione del Festival MIX Milano di Cinema Gaylesbico e Queer Culture, solo dal 25 al 26 giugno (elenco sale su NexoDigital.it) arriva al cinema Favola, il film diretto da Sebastiano Mauri e scritto (tratto dall’omonimo spettacolo teatrale) e interpretato da un Filippo Timi che veste i panni di una donna. Nel cast ci sono anche Lucia Mascino, Luca Santagostino, Sergio Albelli e Piera Degli Esposti.

Favola

Stati Uniti, anni ‘50. Tra barboncini impagliati, tè corretti al whisky, peccaminose lezioni di mambo e minacce d’invasioni aliene, Mrs. Fairytale (Filippo Timi), la nostra eroina, passa le sue giornate rinchiusa nella sua meravigliosa casa dei sogni e senza un attimo di respiro. Ogni giorno incontra Mrs Emerald (Lucia Mascino), insieme condividono le loro esistenze tranquille e borghesi. Un mondo surreale in cui le aspirazioni e i sogni dei personaggi prendono corpo, si scontrano, crollano e si realizzano. Un sogno, forse, in cui chiunque può finalmente essere chi vuole essere, ma dietro al quale si cela un’altra, sconvolgente realtà. Ma la facciata di perfezione lentamente si sgretola, rotta da segreti terribili e possibilità inaspettate.

Il tema dell’identità

Favola è una commedia fantastica e surreale per confrontarsi con il tema attuale dell’identità, attraverso un’estetica sfarzosa e sorprendente. Un grande gioco condotto con sapienza, che evoca il cinema dell’età d’oro di Hollywood e ha il ritmo del Carosello, che è improvvisazione scenica e racconto di fantascienza, sullo sfondo delle note alla Nat King Cole, dei jingle pubblicitari e delle carole natalizie. Nessuna Favola è mai perfetta come sembra, per quanto tu possa resistere, imbalsamata dietro la bugia di un sorriso, la vita, carnosa, brutale e spietata busserà alla tua porta, e nulla sarà mai più come prima.

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La verità dietro al velo di Maya

Una rassicurante, placida, benestante provincia americana degli anni Cinquanta, dove regnano indisturbate certezze universali: gli uomini sono autorevoli capofamiglia mentre le donne sono affascinate da un’aspirapolvere. Dietro l’atmosfera rosea e spensierata, scopriamo presto che i nostri personaggi nascondono diversi scheletri negli armadi. Tra una messa in piega e un cambio d’abito, s’infiltrano un omicidio e un cambio di sesso. Il racconto avanza su due piani paralleli: quello della fantasia, cioè il mondo che Mrs. Fairytale, crea nella sua mente per ovviare alla sua sordida vita quotidiana, e quello della realtà, cui il pubblico ha accesso solo in un secondo tempo. Una volta rimosso il velo di Maya, nulla è ciò che sembra, e tutto ha un secondo significato, formando così una nuova e sorprendente immagine.

In perfetto stile hollywoodiano

La cifra stilistica di Favola riprende la tradizione cromatica dei drammi anni Cinquanta di Douglas Sirk. I colori, sia delle scenografie sia delle luci, non sono utilizzati solo per descrivere il mondo in cui vivono i nostri personaggi, ma anche per abbracciare i loro stati d’animo: emozioni forti, colori forti. È anche un mondo immaginario, ricostruito nello stile dei film hollywoodiani dell’era d’oro del cinema. Un mondo artificiale, esagerato e persino impossibile.

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L’ironia per trattare temi seri

Favola è una black comedy in costume che usa l’ironia per farci riflettere su temi seri, e il passato altrui per gettare luce sulle contraddizioni del nostro presente, narrando la presa di coscienza e liberazione di una straordinaria donna americana, bianca, borghese e transessuale.

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