Vasari 0

INTERVISTA – Luca Verdone: “Riscoprire l’Arte e il lavoro di Giorgio Vasari è un obbligo morale per ricostruire il futuro”

Diretto da Luca Verdone e distribuito da Zenit Distribution in collaborazione con Twelve Entertainment, solo il 26 e 27 giugno arriva al cinema come evento speciale Le Memorie di Giorgio Vasari, un importante film che, attraverso il racconto delle opere e della vita del grande architetto, pittore e storico toscano, diventa una sorta di viaggio nel tempo tra gli artisti e i mecenati degli anni d’oro del Rinascimento italiano. Un sofisticato e istruttivo racconto che illustra la vita di Giorgio Vasari, riuscendo appieno nel tentativo di essere un affresco unico e suggestivo del suo tempo e dei suoi protagonisti.

Le Memorie di Giorgio Vasari

Giorgio Vasari (interpretato da Brutius Selby) racconta in prima persona gli avvenimenti della sua vita e le opere compiute per onorare e diffondere i contenuti e i temi stilistici appresi dai suoi maestri Michelangelo e Andrea Del Sarto. La narrazione è scandita dalla presentazione delle opere e dei modelli a cui fece riferimento. Vasari mette a fuoco i suoi rapporti con i Medici, che governarono il Granducato di Toscana per molti anni, e i personaggi che conobbe da vicino, come Michelangelo Buonarroti, Francesco Salviati, Tiziano, Pietro Aretino. I fatti della sua vita si collegano alla produzione artistica e svelano i motivi che lo spinsero a determinate scelte stilistiche e contenutistiche. Sono dunque messi in risalto i legami con i committenti, che all’inizio della sua attività furono i monaci del monastero di Camaldoli, i Medici, i frati di San Michele al Bosco, e parallelamente non sono trascurati gli aspetti della vita privata nella sua bottega, i rapporti con le sue modelle e i suoi allievi.

Nella maturità, i legami con la famiglia Farnese diventano stretti e il cardinale Alessandro Farnese lo chiama a Roma per gli affreschi del palazzo della Cancelleria. La vita di Vasari è totalmente dedicata al suo lavoro che svolge con coscienza critica e con una attenzione particolare agli artisti del suo tempo, ma non trascura lo studio dei “primitivi”, e su sollecitazione del cardinale Alessandro Farnese e del vescovo Paolo Giovio, concepisce la stesura dei volumi composti in due edizioni delle “Vite degli eccellentissimi pittori, scultori e architetti” che saranno per secoli lo strumento fondamentale per la conoscenza degli artisti italiani dal Medioevo al Rinascimento.

Vasari 1

Subito dopo la proiezione stampa nel bellissimo e suggestivo Cinemino di Milano, ho avuto il piacere e l’onore di poter chiacchierare con il regista Luca Verdone.

Prima del suo Le Memorie di Giorgio Vasari non era mai stato fatto un film su questa importante personalità del mondo dell’Arte. Lei è stato il primo…

L’idea di questo film nasce proprio da questo obiettivo, quello di colmare un vuoto. Una mancanza grave per un personaggio di questa statura e importanza. Vasari è rimasto nell’oblio per troppi anni, anche nello stesso ambiente storico-artistico. Così ho pensato di recuperarlo perché la sua opera è stata di un’importanza fondamentale. Non solo per quello che ha realizzato per se stesso. L’ho recuperato soprattutto per quello che ha fatto per l’Arte Italiana: la sua monumentale impresa della scrittura delle Vite Degli Eccellentissimi, Pittori, Scultori, Architetti è stato, ed è ancora oggi, l’unico materiale su cui si sono basati e si basano gli Storici dell’Arte. È grazie a lui che è nata la disciplina di Storia dell’Arte. Per questo era estremamente importante parlarne: bisognava rendergli onore.

Con il suo film lei però recupera anche l’arte di Vasari.

L’ho resuscitata perché anche le sue opere artistiche sono state sepolte. Su Vasari pendeva un giudizio negativo, ottocentesco. La sua arte venne bollata come “Manierismo scadente”. In realtà la sua era un’opera molto interessante, rappresenta l’ultima propaggine del Manierismo. Vasari portò a conclusione il Manierismo, facendo sì che si affacciasse al mondo Barocco che sarebbe nato di lì a poco. La sua estenuazione della linea, la ricerca spasmodica della voluta, della forma inarcata e ridondante è il preludio del Barocco.

Vasari 2

Vasari epigono del “manierismo scadente”: le critiche che gli vennero mosse nell’Ottocento sono state quindi sbagliate?

Totalmente. Vasari va recuperato in pieno, anche nella sua funzione primaria, quella di essere stato un grande artista e un grande architetto. Basti pensare che Firenze ha la sua impronta.

Vasari e la ricerca della bellezza, intesa sia in senso artistico che in senso etico. Ce ne vuole parlare?

La bellezza ha anche un valore etico perché mira ad elevare la condizione spirituale che soggiace a quella umana. La dignità dell’uomo viene assegnata dalla sua elevazione spirituale. Come affermavano i neoplatonici greci, tutti dediti allo studio dell’anima, questa elevazione avviene attraverso un culto ragionato, e non superficiale, della bellezza. Come affermarono filosofi come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, se l’anima si eleva più in alto possibile dai fatti terreni, riesce anche a conquistare una saggezza che non avrebbe potuto altrimenti avere. È quindi sempre l’anima, lo spirito, il punto di riferimento.

Nel suo film il concetto di bellezza si lega molto a quello di verità.

La bellezza è anche verità. E la verità della bellezza è anche la scoperta di un ordine superiore, che si sovrasta e ci domina: è l’ordine divino.

Vasari 3

Torniamo a Giorgio Vasari. Lei lo ha definito “Uomo Faber”. Ci spieghi.

Vasari è l’uomo faber per eccellenza. Un uomo nato, cresciuto e vissuto completamente nell’alveo della bottega dell’artigiano. È colui che impara e che diventa un grande artista. È con il fare che si nobilita l’animo dell’uomo. È con i processi creativi e materiali che si forma l’intelligenza e si eleva lo spirito. Vasari ha dedicato quasi tutta la sua vita al lavoro, nel suo studio. A fare ricerca, a studiare, a disegnare, a produrre materiale artistico e architettonico. Senza posa, arrivando anche a trascurare i rapporti umani (si è sposato tardissimo, dopo i trent’anni: ai tempi era come sposarsi oggi dopo i sessanta…). Non aveva tempo per coltivare gli affetti, si dedicava corpo e anima all’arte.

Se pensiamo al suo film come un quadro, lei che ritratto a voluto dipingere di Vasari?

Ti racconto la mia più grande ispirazione per questo film. Quando ero ragazzo sono stato un assistente volontario, di uno straordinario regista del nostro cinema, Roberto Rossellini. Gli portavo i caffè sul set, quando faceva i grandi film storici. Un’esperienza che mi è rimasta perché con questo film su Vasari volevo realizzare un prodotto che avesse una valenza istruttiva, proprio come desiderava Rossellini per i suoi film. Lui voleva una televisione didattico-educativa, io ho cercato di realizzare qualcosa a metà strada. Da un lato ho attinto all’asciuttezza del suo dettato stilistico, mentre dall’altro ho cercato di dare dei tocchi di spettacolarità, che trovo imprescindibili. Alla fine ho ottenuto un risultato che mi soddisfa perché riesco ad essere istruttivo alla maniera di Rossellini e prendo per esempio La Presa del Potere da Parte di Luigi XIV, che è un assoluto capolavoro, ma anche Cartesius, L’Età di Cosimo e Leon Battista Alberti. È quel cinema di ricerca, degli anni ’60, che mi ha ispirato. Non mi considero retrogrado, ma un po’ mi allontano dal presente.

Vasari 4

Ovvero?

Penso che il cinema di oggi, tutto dedito, diciamolo francamente, ai videogames, tende a rimbambire le nuove generazioni con effetti speciali e mostri che non hanno spessore e non hanno nulla di letterario e di costruttivo. Non attingono al mito, sono semplice costruzioni dei nuovi creativi, con molta influenza da fumetto. È una trita riproposizione di stilemi fumettistici, pure scarsi e banali. Se uno invece fa un racconto, dove ci sono personaggi scolpiti, dove c’è un’interiorità, dove c’è uno sfondo, allora si costruisce qualcosa. Bisogna dare ai giovani dei messaggi concreti, costruttivi e che recuperino la memoria.

Lei non voleva fare un film didattico, “da scuola”, ma credo che, pur mescolando spettacolo e cultura, lei punti ad arrivare ai giovani. Giusto?

Assolutamente. Questo è un film che un Professore può proporre agli studenti in un seminario sul Manierismo, sia a livello liceale che universitario. Ma ancor di più bisogna battersi affinché questo film venga visto dai grandi produttori in modo che venga programmato sui canali televisivi per raggiungere ancora più ragazzi. Serve battersi perché anche in questo caso ci sono delle sacche di resistenza.

A cosa si riferisce?

La televisione è tutta concentrata sui guadagni e la pubblicità, non si investe se non sui profitti e i ricavi immediati. Non c’è una progettualità, i produttori televisivi sembrano valutare tutto senza una prospettiva. Il rischio è che, come detto prima, i giovani si rimbambiscano a vedere solo i Supereroi, e magari non sanno chi era Michelangelo. Questa è una situazione nata da ciò che ha fatto l’Italia negli ultimi trent’anni, dove i governanti hanno pensato soprattutto ai ricavi per se stessi senza pensare al popolo e al futuro dei giovani. Invece bisogna preparare un terreno fertile per le nuove generazioni. Il loro futuro a me sta a cuore, tantissimo.  

Vasari 5

Contestualizzando storicamente questo film su Vasari, ha affermato che è ambientato nel Risorgimento, “quando l’Italia era al centro dell’Europa”. Alla luce dei fatti recenti sul tema immigrazione, cosa pensa invece dell’Italia di oggi e del suo ruolo in Europa?

Oggi l’Italia deve lottare contro una prospettiva di declino molto seria e molto forte. La crisi mondiale dei mercati, la globalizzazione selvaggia e la mancanza di empatia tra il mondo europeo, quello asiatico e quello nord americano ci fanno capire che c’è un’incomprensione di fondo. Tra i governanti c’è una mancanza di solidarietà l’uno con l’altro, figlia di un grande decadimento morale. L’Italia deve fare sentire la sua voce in Europa e l’Europa deve fare in modo di non lasciarla sola. Il problema dei milioni di migranti che fuggono in cerca di salvezza è un problema estremamente complesso che va affrontato con responsabilità da parte di tutta l’Europa. Il crescente e continuo egoismo deve essere messo da parte in nome della collettività.

La memoria è il seme del futuro. La bellezza, l’Arte, può salvarci?

È proprio questo uno degli obiettivi che mi sono posto con il mio film. Volevo che si ritrovasse la consapevolezza che l’Italia ha un importante, direi unico, ruolo culturale nel mondo. Serve il recupero della memoria del nostro grande Paese. Non sono un nazionalista, ma sono cosciente di aver vissuto in un Paese meraviglioso dove l’Arte è stata, per secoli e secoli, la guida per tutta l’Europa. Basta questo per farsi rispettare un po’ di più.

Vasari 6

In questo senso il suo è un film responsabile, perché parla ad una coscienza. È anche questo il ruolo del cinema? Educare?

Il mio è un cinema responsabile, anche se questo film, da solo, non può risolvere il problema. In Italia, la crescente ignoranza e dabbenaggine, la criminalità diffusa, sia nella società sia all’interno delle istituzioni, sono tutte nefandezze che nascono dall’obiettivo di perseguire un risultato spendibile al momento senza guardare mai al futuro. L’Italia deve tornare a pensare al domani, alla prospettiva che ha di fronte a sé, perché ancora oggi esporta bellezza in tutto il mondo. I giovani devono essere consapevoli della nostra storia, della nostra cultura. Se lo capiscono avremo ancora molte frecce al nostro arco.

Intervista di Giacomo Aricò

Leave a Comment