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Gino Bartali, quando Pierfrancesco Favino diventò l’Intramontabile

Il 5 maggio 2000, vent’anni fa, a Firenze si spegneva il campione di ciclismo Gino Bartali. Classe 1914, in sella dal 1931 al 1954, tre volte maglia rosa, due volte maglia gialla, Bartali fu raccontato sul piccolo schermo dal film Gino Bartali – L’Intramontabile, una miniserie in due puntate diretta da Alberto Negrin e con protagonista, nei suoi panni, uno strepitoso Pierfrancesco Favino. Arricchito dalla musica di Ennio Morricone, la fiction racconta la vita, le gare, la fatica e il sudore di questo mito del ciclismo, ritraendo una pagina storica importante dell’Italia, e coinvolgendo un altro gigante della bicicletta, il suo celebre ed eterno rivale Fausto Coppi.

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Bartali, il Campione

Quel naso triste da italiano in gita” recita l’intramontabile canzone di Paolo Conte dedicata a Gino Bartali, uno dei più grandi miti di massa del nostro Novecento. Reso ancora più leggendario dal dualismo sportivo con Fausto Coppi, una querelle che appassionò e divise in due parti opposte l’Italia dell’immediato dopoguerra. Come Coppi, Bartali è stato un personaggio che ha incarnato un pezzo di storia del paese. Memorabile è rimasta la seconda vittoria al Tour de France conquistato nel 1948, quando ormai in età, lo davano tutti per spacciato. Il suo trionfo distolse l’attenzione degli italiani dall’attentato a Togliatti, come aveva sperato Alcide De Gasperi che prima della gara aveva telefonato a Bartali esortandolo a vincere.

Gino, l’Uomo

Ma non c’è solo il campione sportivo, la fiction porta in primo piano l’Uomo Bartali, un toscanaccio schietto e sanguigno, fedele per tutta la vita alla moglie Adriana (Nicole Grimaudo), che sposa da ragazzo prima della fama, e cattolicissimo. E poi c’è l’impegno antifascista. Amico di alti prelati, Bartali era malvisto dal regime Mussoliniano perchè non volle mai indossare la camicia nera e invece che al Duce dedicava le sue vittorie alla Madonna e alla memoria del fratello Giulio. Negli anni di Guerra collaborò attivamente con il Vescovo di Firenze a mettere in salvo antifascisti ed ebrei, tanto da essere arrestato ma rilasciato dopo un solo giorno grazie alla protezione della chiesa.

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Gino Bartali per Pierfrancesco Favino 

Ad interpretare Gino Bartali è stato un già enormemente bravo Pierfrancesco Favino. L’attore, in occasione dell’uscita della fiction, raccontò così il Campione:

«Ho lavorato tanto sul corpo, sul modo in cui si muoveva Bartali. Aveva il polso morbido, agitava le mani come una donna. Ho capito che cosa si pensa in sella, quando non ce la fai. Parlare di Bartali, che è una faccia che hai dentro e non sai perchè, significa parlare dell’Italia. Se uno dovesse scegliere dieci facce per rappresentare il nostro Paese Bartali ci sarebbe di sicuro. È un uomo che ha veicolato i valori che tutti abbiamo dentro: il lavoro, la famiglia, la fede. Queste sono le nostre radici e Bartali è il rappresentante meno bigotto di questa realtà e del passaggio dall’Italia rurale a quella industriale. Bartali fa capire che cosa è stata l’Italia, da dove veniamo».

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