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I Cieli di Alice, Alba Rohrwacher scopre la vita nell’opera prima di Chloé Mazlo

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Da martedì 15 febbraio in contemporanea su IWonderfull e al cinema arriva I Cieli di Alice, opera prima di Chloé Mazlo e con protagonista Alba Rohrwacher. In occasione dell’uscita del film, martedì 15 febbraio a Roma presso il Cinema Troisi alle ore 21:00 introdurranno il film in sala la protagonista Alba Rohrwacher e la regista Chloe Mazlo, modera l’incontro da Piera Detassis.

Il film

Anni ’50: la giovane Alice (Alba Rohrwacher) vive con la famiglia tra i monti della Svizzera, ma aspetta solo l’occasione per andare alla scoperta del mondo. Quando le viene offerto un lavoro come ragazza alla pari a Beirut, in Libano, coglie subito l’occasione. Scopre così una città solare, vivace, libera e proiettata verso il futuro. Qui trova anche ben presto l’amore di Joseph (Wajdi Mouawad), astrofisico gentile e ambizioso, e assieme a lui costruisce la famiglia dei suoi sogni. Tutto ha il profumo della felicità. Ma una guerra civile arriva a cambiare il volto del paese tanto amato, e ogni equilibrio comincia a vacillare.

La Cannes “mancata”

I Cieli Di Alice (Sous les ciel d’Alice) faceva parte della selezione ufficiale della 49° Semaine de la Critique, quella che non si è mai fatta a causa del Covid. Peccato, perché una ribalta internazionale come la Croisette sarebbe stata perfetta per presentare un film ambientato in una città dall’altra parte del Mediterraneo che fino alla metà degli anni Settanta contendeva il primato alla cittadina della Costa Azzurra per bellezza e jet set. La pellicola è stato presentata in Italia a Molise Cinema, ad Efebo d’oro di Palermo (dove Chloé Mazlo ha vinto la Menzione Speciale della giuria Efebo Prospettive) e al Lucca film festival.

Alba Rohrwacher e Wajdi Mouawad (© Moby Dick Films)

Alba Rohrwacher e Wajdi Mouawad (© Moby Dick Films)

Chloé Mazlo racconta…

“Volevo parlare della guerra nel modo in cui mi è stata raccontata dalla mia famiglia. Il personaggio di Alice è in gran parte ispirato a mia nonna, che dalla Svizzera si è trasferita in Libano intorno alla metà degli anni Cinquanta, innamorandosi immediatamente del paese, una cosa che mi ha fatto porre più domande che se fosse stata libanese. L’attaccamento a una terra è qualcosa di irrazionale, ed è ancora più difficile da comprendere se ci innamoriamo di una nazione che non è neanche quella in cui siamo nati e cresciuti”.

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