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I dolori del giovane Edo nel sorprendente Short Skin di Duccio Chiarini

Realizzato grazie al progetto Biennale College Cinema, giovedì 23 aprile uscirà al cinema il sorprendente Short Skin, l’opera prima di Duccio Chiarini presentata all’ultima Berlinale all’interno della sezione Generation. Lo scorso agosto, in occasione della prima assoluta alla 71esima Mostra di Venezia, ne avevamo parlato con una delle protagoniste del cast, Bianca Nappi.


Il film, scritto dal regista insieme a Ottavia Maddeddu, Marco Pettenello e Miroslav Mandic, racconta le vicende del diciassettenne Edoardo (Matteo Creatini) che, fin dalla nascita, soffre di una malformazione al prepuzio che lo rende timido e insicuro con le ragazze. Chiuso nel suo microcosmo asessuato, reagisce infastidito alle pressioni del mondo esterno.

Tutti attorno a lui sembrano parlare solo di sesso: l’amico Arturo (Nicola Nocchi), talmente ossessionato dall’idea di perdere la verginità che sarebbe pronto anche a farlo con un polpo, i genitori di Edo che premono affinché si dichiari a Bianca (Francesca Agostini), la vicina di casa arrivata come ogni anno da Milano per le vacanze; persino la sorellina Olivia (Bianca Ceravolo), alla ricerca di una canina con cui fare accoppiare il cane di famiglia.

Matteo Creatini è Edoardo (foto ©DarioOrlandi2014)

Matteo Creatini è Edoardo (foto ©DarioOrlandi2014)

A rompere il guscio di Edoardo non saranno tuttavia le pressioni del mondo esterno quanto il ravvicinato incontro con una ragazza conosciuta per caso. Costretto a uscire dal cono d’ombra nel quale si è nascosto per anni, Edoardo cercherà di risolvere il suo problema con goffi stratagemmi per trovare infine il coraggio di affrontare le proprie paure.

Short Skin racconta il periodo dell’adolescenza con il protagonista Edoardo che scopre come la vita, così come il sesso, è molto complicata da affrontare, e questo non solo per i suoi problemi personali, ma anche per quanto riguarda quelli della sua famiglia. Questa è la storia di come si scende a patti con le proprie paure, diventando così uomini.

Edoardo e Arturo (foto ©DarioOrlandi2014)

Edoardo e Arturo (foto ©DarioOrlandi2014)

Duccio Chiarini ricorda così la genesi del film: “nella primavera 2013, lessi il fumetto di Gipi LMVDN e quella storia di fragilità maschile raccontata in maniera così delicata mi aveva riportato alla mente una serie di disavventure sessuali vissute da adolescente che mi sembrava potessero diventare un film”.

L’idea di questo film è per il regista “quella di raccontare la fragilità e le debolezze del sesso maschile, troppo spesso rappresentato facendo solo riferimento agli stereotipi del machismo. La problematica sessuale vissuta da Edoardo doveva essere insomma solo uno strumento narrativo per raccontare un passaggio all’età adulta più intimo e profondo”. Per restituire il senso di costante pressione percepito da chi come Edoardo è alle prese con problemi così delicati, serviva un mondo circostante che lo mettesse con le spalle al muro, così “sono nati tutti i personaggi secondari, ovviamente ispirati alle persone con cui condividevo la mia vita di adolescente”.

Edo e Bianca

Edo e Bianca

Dai compagni di scuola agli adulti privi di dubbi per arrivare alla sboccata sorellina Olivia – racconta Duccio Chiarinivolevo che in qualche modo ognuna delle storie secondarie rappresentasse la crescita di Edoardo e, soprattutto, il suo cambio di sguardo sulle cose, il suo arrivare a prendere consapevolezza della complessità delle relazioni umane soprattutto quando hanno a che fare con il sesso”.


La nostra intervista a Bianca Nappi

Che esperienza è stata partecipare a questo primo lavoro di Duccio Chiarini? Quanto è grande la soddisfazione di essere stati selezionati per Venezia?

Partecipare ad un’opera prima ha sempre un ché di eccitante, perché in genere si mettono in moto emozioni più intense e spontanee; avere poi l’occasione, grazie al premio che Duccio Chiarini ha vinto alla Biennale College, di essere al festival di Venezia rende il tutto ancora più interessante. Mi auguro il film possa trovare una giusta distribuzione e che attiri l’attenzione di pubblico e critica perché lo merita.

Interpreti l’unico personaggio femminile adulto della storia. Ce lo puoi descrivere?

Il mio personaggio è quello di Daniela, la madre del protagonista Edoardo. Daniela è una donna che ha da poco perso il padre e si è lasciata andare forse troppo, senza rendersi conto che questo suo atteggiamento può portare a conseguenze poco piacevoli per se stessa e la sua famiglia; è un personaggio sicuramente più drammatico rispetto a quelli che ho interpretato finora ed anche per questo sono stata molto felice di farlo, perché finalmente ho potuto cimentarmi con qualcosa di diverso.

Bianca Nappi sul set del film

Bianca Nappi sul set del film

Cosa pensi del tema della sessualità in riferimento agli adolescenti di oggi? Quanto pensi sia cambiato l’approccio dei giovani verso questa scoperta ora che dominano i web social e le relazioni spesso e volentieri virtuali?

Credo che un cambiamento sostanziale sia avvenuto rispetto alla sessualità esibita, raccontata, mentre credo che le paure e i desideri continuino ad essere gli stessi. È ovvio che, anche grazie all’uso sempre più massiccio dei social network, è più facile “conoscere” nuove persone o mettersi in mostra, o semplicemente recuperare informazioni di qualunque tipo, sesso compreso; l’esperienza reale però, con tutto quello che ne consegue, è un’altra cosa e penso che rispetto a questo gli adolescenti di oggi forse non sono così diversi da quelli di venti anni fa…

I giovani sembrano voler bruciare le tappe: tutto subito e tutto adesso. Ripensando invece alla tua giovinezza, come si viveva questa esperienza della perdita della verginità una volta?

Sono stata adolescente nella metà degli anni 90, in un’epoca in cui si parlava già moltissimo di sesso, l’epoca delle Veline e delle ragazze di Non è la Rai per intenderci; perdere la verginità aveva già perso il suo valore antico e già c’era questa corsa verso il “tutto e subito”. Per questo motivo anche io mi sento figlia di questa “fretta” che ha investito i nostri rapporti e il modo di viverli, e confesso che faccio una gran fatica a immaginare come poteva essere prima, quando anche avere il numero di telefono di una ragazza equivaleva ad una grande conquista… Penso che solo in futuro capiremo se e quanto questa accelerazione nelle relazioni ha influenzato positivamente o meno la nostra vita affettiva.

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