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Il Servo, la svolta di Dirk Bogarde torna al cinema in 4k

Lunedì 2 maggio la Cineteca di Bologna riporta al cinema – restaurato in 4K nel 2021 da StudioCanal presso il laboratorio Silver Salt a partire da un negativo originale – Il Servo, il primo capitolo della collaborazione tra Joseph Losey e Harold Pinter tratto da romanzo di Robin Maugham (1947).

Il film

Tony (James Fox), dopo aver acquistato una vecchia, grande casa in un quartiere alla moda, assume come cameriere Barrett (Dirk Bogarde). Questi, avendo intuito il carattere debole del padrone, lo circonda di attenzioni premurose e gli introduce in casa un’attraente ragazza, Vera (Sarah Miles), facendola passare per sua sorella, adoperandosi perchè Tony se ne innamori, sebbene questi sia fidanzato con Susan. Quando Tony scopre che Vera non è la sorella di Barrett ma la sua amante, scaccia di casa entrambi. Rimane solo, abbandonato anche da Susan, ma la solitudine lo deprime gravemente. Un fortuito incontro con Barrett gli dà l’occasione per assumerlo nuovamente. Ora però Barrett agisce da padrone e come tale maltratta Tony. Questi, ormai succubo di Barrett, si aggira per la casa come un demente, scivolando lentamente verso la più completa abiezione.

Un duello psicologico

Un duello psicologico servo-padrone allestito con abbondanza di grandangoli e profondità di campo. L’universo della casa-prigione, dove il servo ‘divora’ il suo padrone, è stato paragonato all’‘inferno’ di Sartre. Le persone tendono a schiavizzarsi a vicenda trasformando il prossimo in un oggetto di loro proprietà. L’amore e la sessualità diventano strumenti di potere. L’interpretazione di Bogarde fu la grande svolta della carriera ed è ancora oggi uno dei suoi ruoli più emozionanti e inquietanti.

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Maurizio Porro scrisse…

Da Joseph Losey, Moizzi, Milano 1978:

La relazione sociale e dialettica tra servo e padrone è risolta nel marxismo democratico, a sfondo socialista attraverso il salvataggio (o quasi) sia della figura del servo sia di quella del padrone. Questa è la lettura fenomenologica che fanno i marxisti in genere ma anche Joseph Losey, quando realizza Il servo. In questa trasposizione filmica, il problema del rapporto tra servo/padrone si trasforma in elemento psicologico. Quando Tony, appartenente a un’antica casata inglese assume Barrett, questi rapidamente capisce la situazione di oggettiva debolezza psicologica del padrone e la sua profonda incapacità di gestire le cose del suo mondo con efficace essenzialità. L’ambiguo rapporto che si instaura tra i due non è solo di sudditanza o dominanza a livello psicologico e sociale, ma anche sessuale. In alcuni casi si evidenzia nel Servo una tensione tra i due protagonisti che sottende a un rapporto ben più stretto rispetto a quello lavorativo o di amicizia. Allude in maniera neanche molto velata a un legame di tipo omossessuale. Lo scandalo che seguì il film non solo è connesso al ribaltamento dei ruoli, quindi a un rovesciamento di classe metafora di una ribellione proletaria, ma anche al tema delicato dell’omosessualità che viene affrontato all’inizio degli anni Sessanta in uno stato, quello inglese, in cui era previsto il carcere per rapporti, come quello tra Tony/James Fox e Hugo Barrett/Dirk Bogarde, definiti “osceni””.

Il film è una raffinata e ipnotica sinfonia di specchi, stanze, pareti, oggetti e corridoi. Il dominio sull’ambiente determina il potere (di classe). Imporre un vaso di fiori oppure subirne la rimozione può essere fondamentale per marcare la conquista o la perdita di un territorio che è fisico, psicologico, morale e di classe. Il film è basato sul concetto di servilismo, come modo di vita, come difetto morale di una stirpe, e anche, come suggerisce Losey, come la storia di Faust, o quella di Dorian Gray, o di una grande passione omosessuale. La polivalenza non riduce l’intensità: vi è calore e orrore, ma non è un film pessimista. Ha ragione Losey a insistere su questo punto: egli ama la vita e gli uomini. Il pessimismo è la regola della non soluzione, un futuro oscuro che si addensa; nel Servo invece il teorema ha una sua limpida vena didascalica che si appoggia fra due fili, il sordido e l’elegante“.

Il Servo 2

Joseph Losey racconta…

“Il film parla di un giovane aristocratico che vive ancora nel Diciottesimo secolo e si rifiuta di entrare nel Novecento. Vuole comandare la casa ‘come una madre’ o come una ‘nonna’, e vuole un servo che s’intoni con i ‘vecchi cari oggetti’. Il risultato è che ne assume uno falso e disonesto quanto lui, ma un po’ più realista, quindi più pericoloso. Il Servo è un film sullo schiavismo come stile di vita. […] Il film intero porta l’impronta di Pinter. I dialoghi assumono un’importanza che non sempre hanno al cinema, nemmeno quando sono più numerosi. Pinter ha capito l’utilità dei dialoghi usati come effetto sonoro, delle parole che sono insieme musica e poesia e che aiutano ad affermare il ritmo e lo stile del film. Per me Il Servo è la storia di gente di origini diverse prese nella stessa trappola, è la storia di questa trappola: la casa e la società in cui vivono. Per me il film è semplicemente un film sulla servitù, servitù della nostra società, della nostra epoca, del padrone e del servo“.

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