Per gustarsi pienamente Le Mirabolanti Avventure di Faga, il nuovo film diretto da Roberto Albanesi, occorre non sapere praticamente nulla della trama e dei suoi magnifici interpreti. Io, che ho avuto il piacere di vederlo in anteprima, in questo articolo ho deciso di non aggiungere nulla a quanto già pre-annunciato oltre un anno fa quando da questo sito abbiamo lanciato il teaser trailer del film. Il trailer vero e proprio, come mi ha anticipato il regista, uscirà quando ci sarà una data per poter vedere la sua quarta opera su grande schermo. Non vedo l’ora.
Intervista a Roberto Albanesi
Una cosa però ci terrei davvero ad anticiparvela: Le Mirabolanti Avventure di Faga è una pellicola che fa bene all’umore. Merito di una storia e di un intreccio davvero articolato che vede all’opera tanti personaggi (tutti assurdi) già visti nel meraviglioso (e più recente) Dante Va Alla Guerra e nei precedenti Non Nuotate In Quel Fiume e Non Nuotate In Quel Fiume 2. Da Ivan Brusa a Stefano Galli, da William Angiuli a Paolo Riva, i fedelissimi di Albanesi danno come sempre l’anima nel seguire la linea guida del regista, qui più in forma che mai (anche come attore!). Il risultato è una commedia intricata e divertente che ho pensato di farvi presentare direttamente dal suo autore, Roberto Albanesi.
Com’è nata l’idea di dedicare un film intero a Faga?
Faga meritava una storia tutta sua. Assolutamente.
Perchè Faga è un personaggio indimenticabile che ti entra nel cuore? Sei d’accordo che meriterebbe una serie?
Perchè tutti hanno un po’ di Ignazio Virgilio Fagaroni in loro. Come si può non provare simpatia per l’eterno perdente che inaspettatamente, contro ogni più logico pronostico, ribalta la situazione ed esce trionfante a testa alta? Non troverete mai un tifoso di Apollo Creed in giro. Faga merita di tutto. Davvero.
Ivan Brusa, protagonista indiscusso. In che modo avete collaborato in questo film?
Ho avuto l’onore di essere il primo spettatore della maratona fisica e artistica di Mr. Busa. Ha fatto un lavoro pazzesco come sempre creando quella che, umilmente, posso definire una vera e propria maschera comica. Io ho scritto e diretto, il resto l’ho lasciato nelle mani di Ivan e di tutti i ragazzi della truppa che, ancora una volta, hanno fatto qualcosa di MERAVIGLIOSO. E’ bello lavorare con le brave persone, e ci vuol un gran culo perchè quelle brave persone siano anche dei bravi interpreti (e viceversaaaa). E qui ringrazio ancora una volta Bruce Springsteen che vigila e veglia su tutti quanti noi. Amen.
Cosa ha significato per te girare questo film dopo Dante Va Alla Guerra?
Nonostante “Le mirabolanti avventure di Faga” sia ad oggi la mia storia più lunga ed articolata, e nonostante tutti i limiti di una produzione super low budget (come tradizione vuole), sono felicissimo di dire che è stata una gigantesca coloratissima giostra, un’esperienza ipercreativa e stimolante, accompagnata da un’atmosfera spensierata e leggera, anzi, leggerissima. Tranne quella volta in cui, vicino a Parma, Stefano Galli si è aperto mezza mano cadendo su delle violentissime pietre accuminate (infami). Dopo Dante volevo solo divertirmi e mi sono imposto un unico grande obiettivo: realizzare un film che il pubblico voglia vedere 100 volte e ancor di più. Un film per cui affezionarsi, per staccare il cervello ed evadere… via… nel blu (dipinto di blù).
La trama è intricata, ci sono tanti personaggi, tutti molto ben caratterizzati (alcuni anche fumetteschi). Che lavoro hai fatto a livello di sceneggiatura? Quanto gli stessi interpreti ti hanno “guidato”?
Non scrivo mai soggetti o trattamenti vari, mi segno pochi punti cardine e poi inizio la scrittura, sempre in ordine cronologico e seguendo il flusso delle idee. Non saprei fare in altro modo. Come ho detto prima, questa è stata la sceneggiatura più lunga che abbia mai scritto e sarà difficilmente battibile (ma non lo escludo). Io posso aver ideato questo mucchio di gran bei personaggi, ma chi li ha incarnati si è davvero superato, plasmando il proprio personaggio per indossarlo nel miglior modo possibile.
Il film mette il buonumore e ti regala un sorriso. Era questo il tuo intento?
Assolutamente si, soprattutto oggi.
Ci parli un po’ della tua “truppa”? Com’è stato lavorare con questo gruppo di persone?
La truppa è forte e cazzuta ed i nuovi innesti sono carichi e matti tanto quanto i vecchi.
Nel tuo film ci sono diversi luoghi abbandonati. Li hai scelti solo come location/scenografia o volevi esprimere anche altro?
I miei pensieri sono al 65% composti di nostalgia e così anche le mie storie. Amo l’emozione che lasciano addosso a chi li visita, perchè raccontano, senza fiatare, di mondi che non ci sono più. E’ stimolante girare in luoghi così.
In questi tempi (sempre più) difficili, cosa significa fare cinema indipendente? Qual è la spinta che senti dentro di te?
Quando faccio qualcosa non penso “sto disegnando” o “sto scrivendo” o “sto facendo cinema indipendente” (che tradotto in parole semplici significa: “amo i film e voglio farne di miei con le persone a cui tengo spendendo praticamente niente”), penso semplicemente che sto esprimendo una mia necessità, che piaccia o meno, che sia importante o di poco conto, dovevo e volevo farla… e l’ho fatta, missione compiuta. Poi venga ciò che deve venire, tanto le critiche o i successi (medio piccoli, perchè qui di € non ci stanno), non mi spingeranno ne avanti ne indietro, quindi, va bene così. A conti fatti, un filmmaker indie (fa figo in inglese), è un mezzo fantasma che vive nel sottosuolo mentre il cinema che conta sta in superficie. Nel sottosuolo però d’estate fa più fresco.
Hai girato questo film prima della Pandemia. Tu sei di Casalpusterlengo, ricordo il tuo giro nella zona rossa quando tutto stava iniziando. è stato un anno tosto, tu hai vissuto in pieno questo dramma. Cosa significa per te vedere Le Mirabolanti Avventure Di Faga oggi? Quanto significato in più ora questo film per te? Con che occhi lo guardi dopo il pieno della tempesta?
Questa pandemia ha devastato prima e rivoluzionato poi tutta la mia vita ed il modo in cui l’affrontavo. Ho visto la fine ad un passo, ed è stato sconvolgente. Nel tempo in cui sono rimasto sigillato in casa, con l’aggravante della prima zona rossa occidentale, o mi sarei impegnato a realizzare qualcosa oppure sarei impazzito. Così ho scritto parecchi copioni per corti, lunghi, medi. Non ho mai scritto tanto in vita mia. Faga oggi vale doppio per un’infinità di motivi. Ho realizzato un film leggero (anzi, leggerissimo) sull’essere “diversi” rispetto agli occhi di una società ipocrita e mai tanto cinica, che ti scruta dentro per cercare sempre, comunqe, e solo il marcio. Da quando sto al mondo la parola che più mi identifica è “ALIENAZIONE”, in questo senso ogni mia storia parla di alieni perduti in mondi sconosciuti (nei “Non nuotate in quel fiume” letteralmente). Oggi più che mai la lotta del “diverso” contro l’ignoranza e l’arretratezza delle menti maldestre è ATTUALISSMA (accendete il tg e ne avrete quanta ne vorrete), in questo senso io vedo il doppio valore di Faga. Il cambiamento è iniziato, l’onda ci travolgerà, che ci piaccia o meno.
Intervista di Giacomo Aricò