(foto Francesca Fago)

Laura Morante e il cinema ne L’Età d’Oro di Emanuela Piovano

(foto Francesca Fago)

L’Età d’Oro è il nuovo film di Emanuela Piovano, da oggi in sala, liberamente tratto dall’omonimo libro di Francesca Romana Massaro e Silvana Silvestri, anche sceneggiatrici insieme alla stessa Piovano e Gualtiero Rosella. Protagonista è Laura Morante, affiancata da Dil Gabriele Dell’Aiera, Giulio Scarpati, Eugenia Costantini, Pietro De Silva, Gigio Alberti, Giselda Volodi, Stefano Fresi e con l’amichevole partecipazione del critico Adriano Aprà e di Elena Cotta.


Dopo decenni d’incomprensioni e liti con la madre Arabella (Laura Morante), dovuti a un modo di vedere e affrontare la vita che da bambino non poteva accettare, Sid (Dil Gabriele Dell’Aiera) è chiamato a tornare alle sue radici. Dalla Torino savoiarda sarà costretto a spostarsi nell’allegra e naïf comunità pugliese in cui si trova Arabella. Ma il vero viaggio all’interno della vita e dei ricordi della madre e degli amici che hanno colorato le giornate della sua infanzia, faranno capire a Sid che l’amore di una mamma può avere mille sfumature e che la stessa Arabella è stata una, dieci, cento donne differenti. Tutte generose, tutte valorose.

È stata la regista, la femme fatale, l’amica, la fondatrice dell’arena cinematografica e dei suoi festival, l’anima del paesino nel quale vive da anni. Sid, però, ha conosciuto e capito la vera natura di quell’ammaliante e brillante figura troppo tardi. Eppure Arabella neanche in questo caso si comporterà in maniera banale. Anzi, sarà proprio lei a stuzzicare, rimbrottare e guidare suo figlio alla scoperta di quella figura tanto combattuta e poliedrica.

1-Età d'oro

(foto Francesca Fago)

L’Età d’Oro è un commosso omaggio al cinema che sa parlare del sé più intimo e delle aspirazioni. Un omaggio alla figura di Annabella Miscuglio (nel film Arabella), figura di riferimento importante per la regista Emanuela Piovano: “lei e suo figlio mi hanno ospitato a casa loro e la loro casa è stata per qualche anno la mia base romana. Annabella era una donna molto affascinante e tutto il mondo sembrava ruotare intorno a lei. Erano innamorati di lei tutti, uomini e donne. La sua casa era un via vai di artisti internazionali (Schifano, Godard, Dominique Sanda, Lou Castel, Alberto Grifi, Alvin Curran). Aspettavano di parlare con lei come fosse un Guru in un clima di libertà e scatenata creatività”.

Erano anni di ricerca e tutto accadeva davanti agli occhi del figlio che invece forse avrebbe voluto una mamma tutta per sé: “ognuno aveva la sua ragione, e poi Annabella era avanti nei tempi e nei costumi, ma certamente soffriva”. Le era costata cara la condanna per sfruttamento alla prostituzione in seguito ad un programma televisivo commissionato dalla RAI che divenne uno scandalo nazionale invece di un importante documento qual era (AAA. Offresi, 1982 – tutt’ora sotto sequestro): “ma lei faceva finta di niente, fumava molto e si lasciava andare ad una vita forse troppo libertina per i tempi che intanto stavano cambiando. E da quel momento in poi le sue opere divennero sempre più frammentate, e non solo per una questione di poetica”.

2-Età d'Oro

(foto Francesca Fago)

In questo film, la Piovano ha raccontato una persona che non c’è piùseguendo un tipico modo di fare della filosofa francese innamorata dell’Italia: il filo conduttore della regia è lasciare che le cose accadano. Organizzare un tempo, uno spazio e un racconto che non siano vincoli per gli attori e la rappresentazione ma il contrario: apertura, volo, attesa”. Uno stile basato sull’estetica della caméra stilo di Alexandre Astruc rivisitata dall’underground degli anni settanta: “la macchina da presa lavora su due registri: quello diegetico che racconta il qui ed ora, fissa, inamovibile; e quello extradiegetico, sotto forma di filmini super otto di 30 anni fa, si confronta con un linguaggio che all’epoca era stato anticipatore del contemporaneo linguaggio autoriale da Dogma ad arthouse”.

Alla fine il montaggio realizza un “puzzle che è più un vuoto che un pieno, un’assenza di opere paradossale nella loro proliferazione di piccoli filmini di famiglia, sperimentali, interrotti, in un dialogo con l’avanguardia degli anni venti e il surrealismo forse ancora più stretto che con il neorealismo. O comunque un’aspirazione più che un testamento”.

3-Età d'Oro

(foto Francesca Fago)

La regista, che è rimasta accanto alla Miscuglio fino alla morte, con questo film ha volutorappresentare, attraverso gli occhi del figlio, un disagio ma anche un grande affetto per chi ha cercato fino all’ultimo di vivere (e di morire) non dando mai nulla di scontato come si diceva allora, cercando un senso e ricominciando ogni volta da capo”.

“Se il cinema è ricordo, analisi, notte, il cinéma come vita, il cinéma come sogno di un’intera generazione, il cinéma come etica e cultura deve essere un cinéma solare, capace di ascoltare gli abissi e restituirci l’orizzonte”.

Emanuela Piovano

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