(foto di Filippo Manzini)

Massimo Ghini cerca un dialogo impossibile nel Ciao di Piero Maccarinelli

(foto di Filippo Manzini)

Scritto da Walter Veltroni e diretto da Piero Maccarinelli, dal 10 al 22 ottobre al Teatro Quirino di Roma va in scena Ciao, uno spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Maccarinelli. Si tratta del racconto di un dialogo impossibile, di un incontro fantastico tra un padre, morto giovane negli anni Cinquanta, e un figlio, ormai sessantenne, che lo ha sempre cercato. Massimo Ghini e Francesco Bonomo sono i protagonisti di questa pièce sull’assenza, sul bisogno di relazione, sulla dolorosa bellezza della ricerca delle radici della propria vita.

Francesco Bonomo e Massimo Ghini (foto di Filippo Manzini)

Francesco Bonomo e Massimo Ghini (foto di Filippo Manzini)

Ciao parla dell’assenza, del bisogno di relazione, della dolorosa bellezza della ricerca delle radici della propria vita. Si incontrano, nel palazzo dove le vite di ambedue si sono svolte, due persone che hanno età rovesciate rispetto ai ruoli: il padre è un ragazzo, brillantina nei capelli, e il figlio ha quasi il doppio dei suo anni, ha vissuto molto di più, ha esperienza da vendere. Ma è un figlio e deve ricevere, più che dare. Cerca di capire la vita, il carattere, la storia del padre. Cerca di comprendere se e come l’aveva immaginata, come gli amici gliel’avevano raccontata.

Nel dialogo tra queste due creature, che si svolge in un irreale tramonto che non finisce mai, si snoda anche la storia d’Italia di molti decenni, una storia di cui i due sono stati testimoni e protagonisti. Sono due Italie che si raccontano e si incrociano. E si interrogano sui grandi significati dell’esistenza umana, della relazione padre-figlio e della trasmissione della memoria.

(foto di Filippo Manzini)

(foto di Filippo Manzini)

Piero Maccarinelli ha spiegato così il suo Ciao: “due generazioni si confrontano: quella del padre, che ha partecipato alla rinascita del paese nel secondo dopoguerra, e quella del figlio, che ha partecipato ad una stagione dove molti degli ideali nati nel dopoguerra sono entrati in crisi. È un’occasione per raccontare, perché raccontare è vivere, ma anche per confrontare posizioni, nate dallo stesso DNA, ma non sempre convergenti. Il gioco del teatro consente la realizzazione di questo incontro impossibile, che attraverso ricordi che si incrociano, testimonianze dolorose, autocritiche talvolta ulceranti, talvolta divertenti, porta a un confronto irreale ma profondamente realistico i due personaggi”.

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