Photo by Merie Wallace, courtesy of A24

Saoirse Ronan è la determinata Lady Bird di Greta Gerwig

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Cinque nomination agli Oscar, tra cui Miglior Film (dopo aver ricevuto già il Golden Globe), Miglior Regia e Miglior Attrice Protagonista. Giovedì 1 marzo esce al cinema Lady Bird, lo splendido esordio registico di Greta Gerwig che ha scritto e diretto il film. Sullo schermo una grande Saoirse Ronan che, per questa interpretazione, del Golden Globe.


Christine “Lady Bird” McPherson (Saoirse Ronan) combatte, ma è esattamente come sua madre Marion: selvaggia, profondamente supponente e determinata (Laurie Metcalf, anch’essa candidata all’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista), un’infermiera che lavora instancabilmente per mantenere a galla la sua famiglia dopo che il padre di Lady Bird (Tracy Letts) perde il lavoro.

In Lady Bird, Greta Gerwig si rivela una nuova, audace voce cinematografica con il suo debutto alla regia, facendo emergere sia l’umorismo che il pathos nel legame turbolento tra una madre e la figlia adolescente: una sceneggiatura originale che si è meritata la nomination all’Oscar. Ambientato a Sacramento, California nel 2002, in un panorama economico americano che cambia rapidamente, Lady Bird è uno sguardo commovente sulle relazioni che ci formano, le credenze che ci definiscono e l’ineguagliabile bellezza di un luogo chiamato casa.

Photo by Merie Wallace, courtesy of A24

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Entriamo ora nel vivo del film attraverso un estratto dell’intervista rilasciata dalla sceneggiatrice e regista Greta Gerwig.

Questo film si ispira alla sua vita?

Sono cresciuta a Sacramento e amo Sacramento, per cui la spinta iniziale a fare questo film è stato il desiderio di scrivere una lettera d’amore ad un luogo che sono riuscita a mettere a fuoco solo dopo essermene andata. È difficile rendersi conto della profondità del proprio amore quando hai sedici anni e sei piuttosto sicura che la “vita” sia altrove. Nessuno degli eventi del film è successo veramente, c’è però un fondo di verità che è legato a una sensazione di casa, di infanzia e di partenza.   

L’ambientazione, Sacramento, ha sicuramente un significato particolare per lei. Cosa rende questo luogo speciale?

Joan Didion è di Sacramento e quando, da giovane adolescente, ho scoperto i suoi scritti è stato un vero terremoto spirituale. E’ stato tanto sconvolgente quanto se fossi cresciuta a Dublino e avessi improvvisamente letto James Joyce. Lei è stata la mia personale poetessa ufficiale. Era la prima volta che mi capitava di leggere il punto di vista di un’artista sulla mia città. Avevo sempre creduto che l’arte e la scrittura dovessero occuparsi di cose “importanti” ed ero certa che la mia vita non fosse così importante. Ma la sua scrittura, così bella, chiara e precisa, parlava del mio mondo. Conoscevo perfettamente tutte quelle donne di cui scriveva. Il modo in cui organizzavano i loro armadi, le cose a cui davano importanza, la visione del mondo della classe media rurale che ha plasmato questo angolo della nazione.

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Com’è stato per lei lasciare Sacramento? Perché quest’esperienza è un’importante componente di questa storia?

Una delle primissime cose che ho scritto per il film è stata la scena in cui qualcuno chiede a Lady Bird da dove venga e lei mente e risponde: “San Francisco”. Volevo partire da quel sentimento di profonda vergogna che viene dal negare chi sei per andare poi a ritroso; quello era il momento intorno al quale volevo costruire un film. Volevo fare in modo che il pubblico si sentisse personalmente tradito e ferito quando lei rifiuta la sua provenienza. Come se anche ogni spettatore fosse di Sacramento e ne conoscesse intimamente luoghi e persone. Lady Bird rinnega la sua città per sembrare un 10% più cool di fronte a un tizio sconosciuto che ha appena incontrato. Forse negare le proprie radici è inevitabile. Non sono una cattolica praticante ma la storia del tradimento di Pietro, durante l’Ultima Cena, mi ha sempre commosso. Queste storie sono sempre state d’ispirazione per la mia scrittura e le mie idee; trovare una verità più grande e universale dietro a quelle che vengono definite “piccole” vite. Lady Bird rinnega la sua origine, è vero, ma dichiara anche il suo amore. L’opportunità della grazia divina ci è garantita e noi abbiamo bisogno di amore per accettarla.

Christine ha rinnegato anche il suo nome di battesimo. Perché lo fa? Cosa significa il nome “Lady Bird”?

Ri-nominare è sia un atto creativo che religioso, è un atto di paternità e autorialità e un modo per trovare la propria vera identità creandone una nuova. E’ una bugia al servizio della verità. Nella tradizione cattolica, alla cresima viene dato un nome, il nome del santo che speri di emulare. Nel rock and roll, ti dai un nuovo nome (David Bowie, Madonna, ecc.) per occupare questo più grande spazio mitico. Lady Bird, volevo conoscere questa ragazza che si fa chiamare da tutti con questo nome strano, venuto fuori da un luogo misterioso. Mi piace il modo in cui suona. È disinvolto, elegante e démodé. Scrivere il copione è stato il modo per arrivare al cuore di quella ragazza.  Più tardi mi sono ricordata la filastrocca “Ladybird, ladybird, fly away home”. E’ su una madre che torna a casa per assicurarsi che i suoi piccoli stiano bene. Io non so come queste cose si depositino nel nostro cervello o perché vengano fuori quando lo fanno, ma il dispiegarsi inconscio di qualcosa che sai senza saperlo a me sembra essere una parte essenziale del processo creativo.

Photo by Merie Wallace, courtesy of A24

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La storia è strutturata intorno all’ultimo anno di liceo di Lady Bird. Perché questo era un momento importante su cui far ruotare il film?

In America, quando sei un’adolescente, organizzi la tua vita intorno agli anni scolastici: il primo, il secondo, il quinto (l’ultimo). Per me ha sempre avuto senso raccontare la storia dell’anno intero. I rituali dell’anno, la circolarità. Il modo in cui finiamo sempre dove abbiamo cominciato. È una spirale verso l’alto. L’ultimo anno di scuola è splendido ma scompare anche tanto velocemente quanto è apparso. C’è una certa vividezza nei mondi che stanno per finire. C’è un presentimento di perdita, di “ultimo.” Questo è vero sia per i genitori che per i figli. E’ una cosa meravigliosa che non hai mai apprezzato e che finisce proprio quando riesci a capirla. Il modo in cui il tempo corre e va avanti è un tema del film, scena dopo scena. E noi non possiamo mai afferrarlo.

Parliamo anche dell’anno specificio in cui è ambientato il film: il 2002.

La risposta più facile è che non ero interessata a riprendere cellulari smart. Se fai un film sugli adolescenti ora, gran parte della loro vita accade online e non saprei come fare un film su di loro senza riprendere un sacco di schermi. La risposta più onesta è che volevo fare un film ambientato nel mondo immediatamente dopo l’11 settembre, che credo abbia dato inizio ad un’era interamente nuova che stiamo solo cominciando a comprendere. Il mio obiettivo non era commentare la politca globale o l’economia americana, ma presentarle. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle la completa erosione della classe media. Stiamo ancora vivendo all’interno di questo nuovo paesaggio economico. L’invasione dell’Iraq è un ricordo molto vivido per me, anche se ero ancora a scuola quando è successo. E siamo ancora lì oggi, non abbiamo ancora ritirato tutte le nostre truppe. Ero interessata alla guerra moderna trasmessa in TV, alla sua propaganda e al suo teatro. A come l’orrore sia nello stesso tempo a portata di mano ma anche assolutamente gestito da altri e distante. C’è il terrore della guerra e l’incertezza del mercato del lavoro, e ci sono anche cotte e amicizie. La vita non è divisa per argomenti. Non c’è da una parte la Storia e dall’altra la propria vita personale. Tutto accade insieme.

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Che ruolo giocano le classi sociali nel film? Lady Bird prova chiaramente vergogna per il suo status sociale. Perché questo è importante per il personaggio?

Non credo che qualcuno senta mai di avere abbastanza o di essere abbastanza. La particolare fissazione di Lady Bird per la classe sociale è radicata in qualcosa di reale: la sua famiglia sta avendo problemi economici. Inoltre il momento è quello in cui la classe media è schiacciata e la maggior parte delle risorse vengono spostate verso il vertice. In ogni caso, uno dei temi del film è riconoscere la ricchezza della propria vita, comprendere quanto si ha, non quanto poco si ha. In una società iper-capitalistica dove ci sono ricchi e poveri, è difficile connettersi con la sensazione di “abbastanza”, ma fa parte del percorso. Inoltre, quando si tratta di collegare il proprio valore alla condizione economica dei propri genitori credo che per le ragazze sia più difficile che per i ragazzi. I ragazzi hanno subito lo stesso tipo di pressione ma il loro status è dato meno dalle cose, e poi loro hanno sempre avuto la via di fuga dello sport. Se eri bravo in uno sport, eri salvo. La cultura delle ragazze girava intorno a quanto costavano le tue scarpe o a quanto di lusso fosse la tua automobile. Esibire i propri soldi indossando abiti griffati faceva parte dell’essere una adolescente.  Volevi che le persone sapessero quanto avevi speso per quello che possedevi. Questa è una cosa che Lady Bird trova sgradevole ma che, allo stesso tempo, invidia.

Lady Bird e Marion: sono simili, secondo lei? E in che modo sono diverse? E in che modo le somiglianze e le differenze giocano un ruolo nella tensione che c’è tra loro?

Lady Bird e Marion sono due facce della stessa medaglia. Le loro similitudini sono quelle che le rendono così vicine e anche così litigiose. Ho adorato il fatto che Saoirse e Laurie sono quasi alte uguali. Dalla primissima ripresa, volevo mostrare loro che sono ognuna l’altra parte dell’altra. Una persona sola eppure divisa.  Una parte è generazionale. Crescere donna in America è stato completamente diverso per Marion da com’è per Lady Bird. Da ragazza nata negli anni ’80, Lady Bird fa parte della generazione in cui era improvvisamente possibile avere grandi sogni e ambizioni per sé stesse. Marion viene dalla cultura post Seconda Guerra Mondiale degli anni ’50. Roe contro Wade è passata quando lei aveva una ventina d’anni. I suoi genitori avevano (soprav)vissuto (al)la Grande Depressione. Anche discussioni come “il modo in cui trattiamo le nostre cose” sono profondamente radicate nelle loro rispettive generazioni. Credo che spesso sottovalutiamo quanto queste differenze causino tensione tra madri e figlie.

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Il cuore del film è la relazione madre-figlia. Perché ha scelto di analizzare questo rapporto?

Il rapporto madre-figlia è la storia d’amore del film. Mentre ci lavoravo – e per un tempo molto lungo – il titolo del film è stato Madri e Figlie (Mothers and Daughters). In genere nei film sulle adolescenti, la storia gira intorno a un ragazzo: il principe azzurro, la risposta a tutti i problemi della vita. Io non trovo affatto che la vita sia così. La maggior parte delle donne che conosco ha avuto rapporti infinitamente belli e incredibilmente complicati con la propria madre durante l’adolescenza. Volevo fare un film che mettesse questo al centro e in cui, in ogni momento, si provasse empatia per entrambi i personaggi. Non volevo che una avesse ragione e l’altra torto. Volevo che ognuna tentasse dolorosamente e senza riuscirci di entrare in contatto con l’altra e volevo ricompensare il loro grande amore alla fine. Per me queste sono le storie d’amore più commoventi. Quello tra madre e figlia è uno dei rapporti più ricchi che io conosca.

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