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Silence, la fede misteriosa di Martin Scorsese

Andrew Garfield, Adam Driver e Liam Neeson sono i protagonisti di Silence, il nuovo film diretto da Martin Scorsese che arriva oggi nelle sale e che è stato tratto da una sceneggiatura scritta da lui stesso con Jay Cocks. Il film, basato sul romanzo di Shusaku Endo del 1966, esamina il problema spirituale e religioso del silenzio di Dio di fronte alle sofferenze umane.

Il film segue due giovani missionari portoghesi, padre Sebastian Rodrigues (Andrew Garfield) e padre Francisco Garupe (Adam Driver) che, alla ricerca di padre Christovao  Ferreira, il loro insegnante e mentore scomparso (Liam Neeson), esercitano il loro ministero tra gli abitanti di un villaggio perseguitati per il loro credo religioso. Ambientato nel XVII secolo, in Giappone i signori feudali e i Samurai erano decisi a sradicare il cristianesimo dal paese e quindi tutti coloro che si professavano cristiani erano arrestati e torturati, costretti all’apostasia, a rinnegare la loro fede o ad essere condannati a una morte lenta e dolorosa.

Nel 1988, durante una proiezione speciale di L’Ultima Tentazione di Cristo tenuta a New York per i leader religiosi, Martin Scorsese conobbe l’arcivescovo Paul Moore, allora verso la fine del suo mandato, che gli regalò una copia del romanzo di Shusaku Endo, Silence. Il libro era stato pubblicato in Giappone nel 1966 con grande successo perché trattava di un argomento, in quel periodo, intensamente e rigorosamente analizzato. Dopo qualche anno era apparsa l’edizione inglese e questo aveva contribuito ad aumentare l’interesse per un testo che affrontava temi profondi.

Andrew Garfield

Andrew Garfield

E Silence ha fatto un’impressione enorme a Martin Scorsese – sembrava che parlasse proprio a lui: “Il tema che Endo analizzava nel suo libro era presente nella mia vita da sempre, fin da quando ero molto, molto giovane – afferma Martin Scorsesein questo momento della mia vita penso continuamente alla fede e mi pongo domande sulla debolezza, sulla condizione umana e sono questi i temi del libro di Endo”.

Fin dal primo momento in cui ha letto Silence, Scorsese ha deciso che ne avrebbe fatto un film. Il romanzo di Shusaku Endo, ambientato in Giappone nell’epoca Kakase Kirishitan (dei ‘cristiani nascosti”), è stato considerato un testo di grande livello e definito dai critici come uno dei migliori romanzi del XX secolo. Pubblicato nel 1966, il testo è stato premiato in Giappone con il prestigioso Tanazaki Prize, poi è stato tradotto in inglese nel 1969 e da allora è stato pubblicato in tanti paesi in tutto il mondo. In Giappone è diventato un bestsellere con oltre 800.000 copie vendute.

Adam Driver

Adam Driver

Silence inizia con uno scandalo storico per la Chiesa: l’apostasia avvenuta in Giappone di un superiore gesuita, padre Christovao Ferreira che, rinnegata la sua religione, si è convertito al buddismo e ha sposato una donna giapponese. Nel romanzo di Endo, due allievi di padre Chistovao Ferreira, padre Sebastian Rodrigues e padre Francisco Garupe, viaggiano dal Portogallo fino alla Università gesuita di Macao per poi raggiungere il Giappone, dove rischiano la vita per scoprire la verità sulla misteriosa defezione di Ferreira, loro maestro spirituale, mentre esercitano il loro ministero tra i cristiani nascosti, costretti a rischiare la vita per la loro fede.

Considerato il capolavoro di Endo, Silence è stato oggetto di analisi e dibattiti fin dalla sua prima uscita. Garry Wills, storico e premio Pulitzer, lo paragona a Il Potere e la Gloria di Greene, scrivendo che mentre l’eroe di Graham “rimane un prete malgrado la sua indegnità…Endo esplora un paradosso più interessante. Il suo prete rinnega non per debolezza, ma per amore, per proteggere i convertiti al cristianesimo dalla persecuzione che diventa sempre più violenta contro di loro”.

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Nella prefazione scritta nel 2007 per l’edizione inglese del romanzo, Martin Scorsese chiarisce il senso di come sarebbe stata la sua trasposizione cinematografica: “Il Cristianesimo è basato sulla fede, ma se studi la sua storia capisci che c’è stato un continuo processo di adattamento, vissuto in mezzo a tante difficoltà, per poter far fiorire la fede. È un paradosso che può essere anche estremamente doloroso: perché credere e dubitare sono antitetici. Eppure io credo che vadano di pari passo, uno nutre l’altro. Dubitare può portare a una profonda solitudine, ma se coesiste con la fede – una fede vera, una fede costante – può portare a un senso di profonda e gioiosa comunione. È proprio questo doloroso passaggio paradossale – dalla certezza, al dubbio, alla solitudine, alla comunione – che Endo comprende così bene. Sebastian Rodrigues (il personaggio centrale) rappresenta quello che si potrebbe definire “l’esempio migliore e più luminoso di fede cattolica”.

Scorsese lo definisce ‘un uomo di chiesa’: “Rodrigues sarebbe stato certamente uno di quegli uomini, risoluto, inflessibile e dalla fede incrollabile se fosse restato in Portogallo. Invece si ritrova immerso in un’altra cultura, una cultura ostile, in un periodo in cui si sta combattendo una lotta spietata contro il cristianesimo. Rodrigues è convinto che sarà l’eroe di una storia occidentale che tutti noi conosciamo molto bene: l’allegoria cristiana, la figura di un Cristo, con una sua Getsemani – un pezzo di bosco – e un suo Giuda, un povero disgraziato di nome Kichijiro”. In verità Giuda, che Scorsese definisce il più grande cattivo della cristianità, incarna quello che secondo il regista è uno dei dilemmi più scottanti della teologia cristiana: “Qual è il ruolo di Giuda? Cosa si aspetta da lui Cristo? Cosa ci aspettiamo da lui oggi?”.

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Il film è ambientato nel 1643, a seguito degli avvenimenti principali che si svolgono tra il 1640 e il 1641 – agli inizi del periodo Edo. I primi missionari erano arrivati in Giappone almeno 100 anni prima – alla metà del XVI secolo. E il primo missionario cristiano ad arrivare in quel paese fu Francesco Saverio, uno dei fondatori dell’ordine dei Gesuiti – in un’epoca di grande instabilità politica. Era il periodo Sengoku e i vari feudatari combattevano l’uno contro l’altro per il controllo della nazione. L’attività dei missionari era strettamente legata all’apertura dei rapporti commerciali con l’occidente e per questo nacquero conflitti tra religiosi appartenenti a ordini diversi e provenienti da vari paesi europei.

Per decenni i missionari sono stati generalmente accolti bene e tollerati in Giappone e si stima che nel 1600 ci fossero nel paese dai 200.000 ai 300.000 giapponesi di tutte le classi sociali che si erano convertiti al cristianesimo. Con l’affermarsi del periodo Tokugawa, lo shogunato iniziò a consolidare il proprio potere e a unificare il Giappone e i missionary, sia portoghesi che di altre nazioni europee, iniziarono ad essere percepiti come una minaccia a questo processo. Le prime leggi che imponevano di mettere al bando i Cristiani risalgono infatti al 1587.

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Nel decennio seguente gli sforzi di evangelizzazione proseguirono, ma nel 1614 un Editto di espulsione costrinse tutti i missionari alla clandestinità. Uno di loro era Christovão Ferreira, incaricato dell’ordine dei Gesuiti in Giappone e figura storica fondamentale di Silence. Molti missionari furono costretti ad abbandonare il Giappone, ma tanti si rifiutarono e continuarono in segreto il loro ministero. Iniziò così un periodo di persecuzioni durante il quale i Cristiani erano costretti a scegliere se abiurare alla loro fede o essere condannati a terribili torture e poi alla morte.

Non si conosce il numero preciso dei Cristiani uccisi in quegli anni, ma probabilmente furono migliaia. Nel 1633 i Gesuiti ricevettero una notizia sconvolgente, Christovão Ferreira aveva rinnegato il proprio credo, si era convertito al Buddismo e stava collaborando con il governo giapponese. Subito dopo i confini del Giappone vennero chiusi all’Occidente e rimasero tali per 200 anni. I due giovani gesuiti di Silence si recano in Giappone in segreto, sapendo che in ogni momento potrebbero essere scoperti, catturati, torturati e condannati a morte.

Liam Neeson

Liam Neeson

Con Silence, Martin Scorsese ha voluto che “il Giappone del XVII secolo apparisse misterioso per il pubblico quanto lo era per Rodrigues e Garupe. I conflitti che appaiono nel film – la persecuzione delle minoranze religiose, il mettere alla prova la fede – sono senza tempo”.

“Silence è la storia di un uomo che impara, molto dolorosamente, che Dio lascia più spazio agli uomini di quanto crediamo e che è sempre presente anche nel Suo silenzio”.

Martin Scorsese

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