Un Te Con Mr Darcy 0 Il rito del tè inglese, dall’epoca Regency al cinema

La tradizione del tè inglese, dai romanzi di Jane Austen al cinema – Intervista a Silvia Casini

Un Te Con Mr DarcyUna lunga tavola di legno bruno intagliato nel castagno. Un piano ricco di piatti bone china, alzatine, portate di frutta e carne. Ad accompagnare il pasto non c’è né vino né acqua, ma quel caldo infuso di Camellia Sinensis al profumo di bergamotto. L’immagine che abbiamo appena descritto è tratta dal film Orgoglio e Pregiudizio (2005) di Joe Wright con una meravigliosa Keira Knightley nei panni di una frizzante Elizabeth (detta Lizzie) Bennet, che scoprirà l’amore solo in Mr Darcy (Matthew Macfadyen). Una pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Jane Austen che descrive alla perfezione l’epoca Regency (1811 – 1820), tra balli e matrimoni combinati, amori sospirati e status sociale, tutto condito con generosi dosi di pettegolezzi. Sullo sfondo cene, feste e tè, rigorosamente in stile inglese. Ed è proprio da questo rito pomeridiano, bere il liquoroso infuso alle cinque del pomeriggio, accompagnato da dolcetti scones e sandwiches, che nasce il libro Un Tè con Mr Darcy (edito Food District), scritto da Silvia Casini, Raffaella Fenoglio e Francesco Pasqua. Il manoscritto si propone come una guida per organizzare perfetti tea party, partendo da usi e costumi, nonché regole di galateo, nate proprio in questo periodo storico, quando la tazza fumante diventa una moda e poi un rito indispensabile per scandire la giornata.

Intervista a Silvia Casini

Tra cinema, come ammicca lo stesso titolo del libro, nozioni storiche e curiosità, abbiamo intervistato Silvia Casini, uno dei tre autori che proprio in questi giorni ha raddoppiato la recente uscita – Un Tè con Mr Darcy – con Christmas Love – di Biscotti, Amore e Fortuna. Qui ci racconta di Jane Austen, dei tipici afternoon tea e degli abiti da indossare alle 5 del pomeriggio. 

Silvia, inizio subito chiedendoti tre scene di tè indimenticabili…

Il rapporto tra Jane Austen e il tè è assai più stretto di quanto si possa immaginare. Ai tempi di Jane Austen, il tè veniva servito durante le visite di parenti e amici e, soprattutto, dopo cena. Da considerare che gli orari dei pasti erano molto diversi da quelli a cui siamo abituati oggi. La cena, ad esempio, si svolgeva nel pomeriggio, dalle 15:00 in poi (ma le classi sociali più altolocate la consumavano più tardi). Alla fine della cena, le signore lasciavano la sala da pranzo e si ritiravano in salotto (nel drawing room), in modo da lasciare spazio ai gentiluomini, così potevano essere liberi di fumare, bere e parlare senza freni. Quando poi i gentlemen raggiungevano le signore in salotto, veniva servito il tè e prendevano il via alcuni passatempi tradizionali: si leggevano libri, spesso a voce alta a beneficio dei presenti, si giocava a carte, si disegnava, si ballava, ecc… Dal lato cinematografico, molte sono state le trasposizioni filmiche tratte i libri della Austen. Se dobbiamo analizzare quelle più strettamente correlate al tè, la prima immagine di riferimento è il lungometraggio Emma, dove già dal poster si evince una Gwyneth Paltrow intenta a sorseggiare la bevanda calda. La pellicola è del 1996 ed è diretta da Douglas McGrath. Oltre alla Paltrow, nel cast ci sono Jeremy Northam, Toni Collette e Ewan McGregor. E che dire dell’enigmatico Mr. Darcy interpretato da Colin Firth? Nel 1995, grazie all’adattamento televisivo della BBC di Orgoglio e pregiudizio, Firth ottiene grande successo per la sua performance del burbero e tormentato Darcy. Vi ricordate della scena in cui beve il tè? I suoi occhi sono assai eloquenti. Infine, in Ragione e sentimento di Ang Lee, c’è la scena del classico pic-nic inglese che ricorda alla mente i tea garden party. Nel cast trovate Emma Thompson, Hugh Grant, Kate Winslet, Alan Rickman, Greg Wise e Imelda Staunton. Da vedere anche per ascoltare la favolosa colonna sonora di Patrick Doyle. 

"Ragione e Sentimento"

“Ragione e Sentimento”

Il tè è un momento di raccolta, di unione a uno stesso tavolo. In Oriente emerge il lato meditativo, mentre in Occidente quello di chiacchiera. Come mai?

Il differente approccio è frutto della storia che ha introdotto queste due cerimonie nella società giapponese e in quella inglese. In Giappone, il tè fu introdotto nell’VIII secolo dalla Cina ed era bevuto come bevanda medicinale principalmente tra i sacerdoti e la classe superiore. Bisogna attendere il periodo storico denominato Muromachi (1333-1573) per veder crescere la sua popolarità tra le persone di tutte le classi sociali. Tra i membri benestanti della società, divennero popolari le feste per bere il tè, in cui i partecipanti mostravano le loro squisite ciotole e mostravano le loro conoscenze sul tè. Nello stesso periodo, però, una versione più raffinata dei tea party si sviluppò in modo inarrestabile. Era più che altra ispirata allo zen ed ebbe una maggiore enfasi sulla spiritualità. È da questi incontri che trae origine la cerimonia del tè. Il padre del modo moderno di consumare il tè è Sen no Rikyu (1522-1591) che sosteneva una semplicità austera e rustica. La maggior parte delle odierne scuole di cerimonia del tè, comprese Omotesenke e Urasenke, sono nate dai suoi insegnamenti. Ben diverso l’approccio inglese al momento del tè, nel quale la convivialità era protagonista assoluta degli incontri.

Quando e come nasce il rito del tè delle 5 pm?

A lanciare la moda fu Anne Mary Stanhope, duchessa di Bedford, nel 1840, in epoca Vittoriana. Visto il progressivo spostamento dell’orario della cena, la duchessa, durante un soggiorno presso il castello di Belvoir, prese l’abitudine, ogni pomeriggio, di consumare un piccolo pasto accompagnato da tè. Così, quando le sue amiche cominciarono a seguire il suo esempio o a farle compagnia durante queste pause conviviali, gli spuntini si arricchirono ulteriormente (panini, sandwich, biscotti, torte, muffin, dolci secchi). Quest’abitudine fu subito reiterata nei salotti benestanti e quando la duchessa, rientrata a Londra, decise di far seguire una passeggiata al tè pomeridiano, si arrivarono a organizzare dei veri e propri tea time all’aperto, soprattutto nei giardini.

"Emma"

“Emma”

Qual è il quadro tipico dell’ora del tè descritto da Jane Austen nei suoi libri?

Nel libro ho intervistato la fondatrice della JASIT, la Jane Austen Society of Italy e grazie a lei ho scoperto che nell’epoca in cui Jane Austen visse, quello della Reggenza, il tè veniva servito durante le visite di parenti e amici, e soprattutto dopo cena, quando i signori raggiungevano le signore in salotto: qui veniva servito il tè per tutti e si “animavano” i passatempi. La separazione del dopo cena avveniva solo in caso di ospiti, altrimenti, finito il pasto, la famiglia si spostava tutta insieme nel salotto per il tè e il resto della serata. Il tè veniva servito anche durante eventi mondani privati o pubblici come balli o concerti, nelle pause di ristoro, come ci insegnano le tante scene di questo genere che l’autrice dissemina nei suoi romanzi. Le sue lettere ci raccontano anche che Jane Austen era una bevitrice di tè, e assai interessanti sono alcuni riferimenti alle sue abitudini in merito. A quei tempi, il tè era merce molto costosa, e il suo approvvigionamento richiedeva forti somme di denaro (veniva da lontano e, durante il viaggio, gli importatori correvano il rischio di perdere il carico a causa, per esempio, di naufragi). E una volta approdato in un porto inglese, poteva venire rubato per essere smerciato di nascosto, illegalmente. Nelle case, quindi, veniva tenuto sotto chiave. Questa veniva affidata solitamente alla padrona di casa. 

A Chawton, era Jane a custodire questa preziosa chiave della dispensa. In una lettera dell’ottobre 1798 scrive alla sorella Cassandra: “Porto con me le chiavi della cantina e della dispensa; e per due volte da quando ho cominciato questa lettera, ho dovuto dare ordini in cucina”. Non solo: Jane si occupava anche dell’approvvigionamento quando andava a Londra (e ci andava spesso perché lì viveva uno dei fratelli, Henry). Andava nello storico negozio di Twinings sullo Strand, lo stesso che esiste ancora oggi. Le varietà tra cui scegliere a quei tempi erano numerose, ma tutte cinesi. Il tè usato in Inghilterra, infatti, è stato per lungo tempo solo quello cinese, nero o verde. Soltanto nella seconda metà dell’Ottocento comincia a essere importato massicciamente dall’India e da Ceylon. Nelle lettere, Jane parla quasi sempre genericamente di tea, tè, in un caso parla di green tea, tè verde, in un altro di China tea, che probabilmente era una miscela di tè nero. Personalmente, amo i tè di ogni “colore” e provenienza, anche se ho una passione per l’Orange Pekoe di Ceylon, che Jane di certo non conosceva.

Twinings sullo Strand a Londra

Il negozio Twinings sullo Strand a Londra

Tavola, set e dettagli per un perfetto tè all’inglese vittoriano. Qual è il Galateo da seguire?

Sono innumerevoli le regole del galateo che riguardano la preparazione e la cerimonia dei tea party. Per esempio le partecipazioni vanno sempre inviate a casa degli ospiti… via posta tradizionale! È buona regola infatti non utilizzare le e-mail! Anzi, è opportuno usare una pregiata carta da lettere e scrivere l’invito a mano. Oltre alle classiche indicazioni sull’orario e la location, dovete dare informazioni precise su come vestirsi e cosa portare con sé, ad esempio un tea party in giardino prevede sempre il cappello e un abbigliamento comodo e informale. Considerate che nel mondo vittoriano, molte lady si portavano dietro la propria tazza da tè personale. La custodivano dentro a un box decorato, ovviamente se l’invito lo prevedeva.

 Qual è il tipico tè da Lady?

Un tipico tea da lady è l’Afternoon tea party, nel quale di degustano antiche e storiche miscele di tè armoniosamente abbinate a sandwich, scone e torte storiche, come la Battenberg nata per il matrimonio della principessa Vittoria, nipote della regina Vittoria e del principe Louis di Battenberg. Da organizzare assolutamente per trascorrerete un pomeriggio davvero speciale. Per un tocco in più, si può pensare di allestire la stanza del tea party e la tavola con lino e filati pregiati, porcellane vittoriane antiche, argenti originali ottocenteschi (se non li avete, buttatevi sulle imitazioni, purché siano di grande effetto!) e composizioni floreali uniche. Da tener presente che l’afternoon tea si svolge in maniera rilassata su divanetti e poltroncine e non seduti a tavola. Se avete un giardino, approfittatene per realizzare un garden afternoon tea party. Tempo permettendo ovviamente. In estate, ad esempio sarebbe perfetto un floreal afternoon tea party con tanto di deliziose pietanze floreali e tè fruttati.

E qual è il tipico tè da Gentleman?

Per i signori uomini si consiglia di organizzare un Gentlemen’s tea party, che nel finale include una selezione di sigari. Nell’Inghilterra vittoriana, per i gentiluomini, il fumo era un rito sociale di gran rilevanza. Fumare un sigaro consentiva agli esponenti della upper class di discutere con calma di affari e della vita sociale nei club appositamente creati per i soli uomini. Tuttavia, l’etichetta e la stessa regina Vittoria, condannavano il fumo come pratica ineducata alla presenza delle signore nei ricevimenti, tant’è vero che, se un uomo otteneva il permesso dalle lady di accendersi il proprio sigaro, il galateo imponeva che se lo togliesse di bocca ogniqualvolta una dama gli passasse accanto.

"Alice In Wonderland"

“Alice In Wonderland”

Il tè entra nel costume inglese, tanto che alcune sartorie realizzarono delle collezioni di abiti e accessori da indossare all’ora del tè. Ci puoi dare qualche dettaglio?

A proposito di Gentlemen’s tea party, dell’etichetta legata al fumo dei sigari che le signore non amavano, in epoca Vittoriana vennero introdotte delle sale apposite, i celebri fumoir, nei quali gli uomini, che erano impegnati in questa “pratica sociale”, quando le signore non erano presenti o si erano ritirate nelle stanze, si accomodavano e indossavano una vera e propria “giacca da fumo” (smoking jacket), affinché l’odore del sigaro non restasse sugli abiti e non desse poi fastidio alle consorti. Inoltre, in epoca vittoriana molte abitudini ruotavano attorno al cibo e al tè. Alcune di queste sono state descritte da Lewis Carroll in Alice nel paese delle meraviglie. Un accessorio dell’ora del tè era la mustache cup, ovvero la “tazza coi baffi”. Proprio perché all’epoca, i baffi erano assai popolari, i gentlemen vi applicavano sopra la cera per tenerli fermi, ma durante il rito del tè delle cinque, il calore della bevanda poteva sciogliere la cera, finendo quindi nella tazza. Di conseguenza, nel 1860, l’inglese Harvey Adams realizzò una geniale invenzione, vale a dire la “tazza coi baffi”, che consentì agli uomini di godersi il tè senza il rischio di far sciogliere la cera. La mustache cup aveva infatti una fascia a mezzaluna in corrispondenza della parte superiore della bocca. Per quanto concerne la moda femminile, uno dei colori più alla moda dell’epoca vittoriana era il verde. Dagli abiti alle suppellettili, veniva usato per rivestire molti oggetti di uso comune. Peccato che per crearlo si usasse una miscela di potassio e arsenico velenosissima. Comunque, il tea gown era l’abito da tè per eccellenza. Comparve nella guardaroba femminile dopo la metà del 1800, proprio nel periodo in cui i corsetti iniziarono a diventare particolarmente scomodi. Dato che verso il 1850/1860, il volume delle donne raggiunge la sua massima dimensione per via delle crinoline con la tipica forma a campana e i corsetti sono destinati a mettere in mostra i “vitini da vespa”, è in questo periodo che compaiono i primi abiti da tè, per rispondere a un’esigenza di comodità. Le donne hanno infatti necessità di muoversi liberamente per ricevere gli ospiti proprio come si deve.  E l’abito da tè poteva essere indossato senza corsetto e i primi abiti erano ispirati soprattutto al kimono giapponese. Un’accortezza: il tea gown poteva essere indossato dalla padrona di casa da mezzogiorno fino a sera, ma solo ed esclusivamente tra le mura domestiche. Una delle grandi firme che decretò il successo dell’abito da tè fu la Maison Worth, che ideò dei favolosi tea gown e veste d’interieur.

Intervista di Selene Oliva

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