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The Last Rave, Alessandro Ruggeri racconta la storia dei rave party

Martedì 5 aprile alle ore 21.00 presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma torna a grande richiesta il documentario The Last Rave – A Free Party Story, opera prima di Alessandro Ruggeri. Il film, girato nel corso di tre anni, fra l’Italia, la Germania e la Francia, attraverso immagini di repertorio ed interviste inedite ai protagonisti di oggi e di ieri racconta il mondo dei rave analizzando l’impatto che questo fenomeno ha avuto sulla società contemporanea.

Il documentario

Come sono nati i rave party? Come hanno fatto a raggiungere una popolarità tale da minacciare la lobby dei locali e delle discoteche? E come sono cambiati nel tempo questi eventi? Con un racconto che unisce le diverse esperienze di questo grande movimento giovanile, il film ci immerge nel mondo dei free party mostrando l’evoluzione di quella che si può considerare l’ultima importante espressione artistica e culturale spontanea del Novecento. La scena dei rave e il conseguente movimento dei teknival hanno rappresentato un’avventura che ha forgiato nei suoi circuiti underground generi musicali innovativi, creando un sincretismo di espressioni artistiche e stili di vita, un contenitore di istanze politico-esistenziali che unisce spesso trasversalmente, in una danza collettiva, sognatori di comunità liberate, sperimentazione tecnologica e lotte per i diritti delle minoranze.

Partendo dalla Gran Bretagna dei primi anni ’90, con uno sguardo sui club e sull’era cyberpunk, ed arrivando nell’Italia del primo decennio del nuovo millennio, Last Rave osserva il fenomeno da differenti punti di vista, da quello socio-politico a quello storico, analizza la sua affermazione in tutta Europa e segue le varie tappe della sua storia, dalla repressione da parte degli apparati legislativi e delle polizie europee fino al completo assorbimento nelle dinamiche della nuova società del consumo.

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Alessandro Ruggeri racconta...

“Attraverso l’utilizzo di interviste, materiale d’archivio e riprese inedite che mostrano alcuni rave party contemporanei, si narra di come il movimento rave, e quello punk prima di questo, rappresenti uno stravolgimento, un rifiuto dei codici di comportamento della società di massa. Utilizzando l’argomento “rave” come McGuffin per poter parlare dei cambiamenti avvenuti nella nostra società, il film si presenta con una struttura concentrica, passando dal particolare al generale, dai fenomeni appartenenti al microcosmo rave fino alle profonde mutazioni della società durante gli ultimi trent’anni, sotto diversi aspetti”. 

“Si affrontano, infatti, diverse tematiche come: il passaggio dall’analogico al digitale, l’affermazione della musica elettronica, la riappropriazione di spazi vuoti ed abbandonati dal capitalismo, il concetto di proprietà privata, prospettive di vita non gerarchica, relazioni libere e rapporti interpersonali orizzontali, antiproibizionismo, psico-nautica e stati alterati di coscienza. Nonostante la scena rave sia ancora viva, con rave illegali organizzati ancora quasi settimanalmente in diversi paesi d’Europa, nonostante i sound system auto-organizzati proliferino e si rigenerino continuamente, dopo la prima stagione, nei rave è cambiato qualcosa. Non si è più affermata quella spinta creativa capace di creare nuove sonorità, nuovi generi musicali, cristallizzando quelli nati in seno a questi ambienti in una sorta di musica d’epoca“.

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“È venuta a mancare quella spinta insurrezionale e antisistemica che aveva caratterizzato i suoi esordi, conferendo a questi eventi una dimensione politica molto importante. Sono cambiate le istanze della nostra società, e quindi anche il rave, un fenomeno illegale underground, viene assorbito dalla globalizzazione economica e sociale, senza più riuscire a catalizzare unire e far sognare migliaia di persone. Eppure, i rave non sono mai finiti, sono vivi e vegeti ma rappresentano qualcosa di completamente diverso”.

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