Pierfrancesco Favino (foto di Tullio Deorsola)

Tutti Per 1 – 1 Per Tutti – Pierfrancesco Favino: “Il nostro regalo di Natale”

Pierfrancesco Favino (foto di Tullio Deorsola)

Dopo I Moschettieri Del Re, venerdì 25 dicembre, il giorno di Natale, alle 21.15 su Sky Cinema andrà in onda Tutti Per 1 – 1 Per Tutti, il nuovo film diretto da Giovanni Veronesi con protagonista un grande cast composto da: Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Giulia Michelini, Guido Caprino, Anna Ferzetti, Federico Ielapi, Sara Ciocca, Giulio Scarpati con la partecipazione di Margherita Buy. Il film sarà disponibile anche in streaming e on-demand su Now Tv.

Il film

Sempre goliardici ma più arrugginiti, tornano i Moschettieri D’Artagnan (Pierfrancesco Favino), Porthos (Valerio Mastandrea) e Athos (Rocco Papaleo), richiamati dalla Regina Anna d’Austria (Margherita Buy) per un’ultimissima missione segreta. Guidati stavolta da una singolare veggente di nome Tomtom (Giulia Michelini), si lanceranno in una nuova, mirabolante, avventura che intreccerà i destini della piccola Principessa Ginevra (Sara Ciocca), figlia di Enrichetta d’Inghilterra (Anna Ferzetti), e Buffon (Federico Ielapi), un giovanissimo e riccioluto orfanello. In un viaggio costellato di sfide di ogni genere e incontri fantastici, tra cui quello con Cyrano (Guido Caprino), si troveranno ad affrontare la più dura delle prove: scegliere tra la fedeltà alla Corona e quella all’amicizia.

Pierfrancesco Favino è D’Artagnan

Pierfrancesco Favino veste nuovamente i panni di D’Artagnan. Quando poche settimane fa lo abbiamo intervistato, ci aveva anticipato:

“Sono molto felice che sia un regalo di Natale per le famiglie, perché è un film da festa, che porterà emozioni e divertimento, e quest’anno un po’ particolare ne abbiamo bisogno. Sono molto contento anche di essere tornato a vestire i panni di D’Artagnan perché è un personaggio a cui tengo molto. Il titolo, tra l’altro, in questo momento, diventa simbolico: ognuno di noi diventa importante per tutta la collettività…Il film, pur essendo una commedia, al suo interno ha degli spunti di riflessione molto aderenti a quello che stiamo vivendo”.

Valerio Mastandrea (foto di Tullio Deorsola)

Valerio Mastandrea (foto di Tullio Deorsola)

Giulio Calvani, lo sceneggiatore, racconta…

Si trattava di trovare il giusto mezzo tra l’imperativo morale di raccontare senza infingimenti la fantasia di un bambino anarchico ed eccentrico – stregato dall’amore, dal Seicento e dalle sue fiabe – e quello di costruire la struttura necessaria per offrire a un pubblico adulto una concatenazione ordinata di azioni, successi e fallimenti di una compagnia di personaggi ampia e molto varia. Il tutto senza tradire i fondamentali psicologici dei personaggi di Dumas e il tono rutilante e guascone delle loro coraggiose bravate. Sapendo che nel frattempo, tra un film e l’altro, i Moschettieri erano molto invecchiati, che avevano perso Aramis lungo il cammino, che la monarchia cui avevano dedicato la vita e la coscienza era giunta agli ultimi rintocchi della sua età dell’Oro, che di lì a poco in Francia avrebbe cominciato a serpeggiare l’ideale rivoluzionario e, soprattutto, che quell’ideale probabilmente li avrebbe “toccati”.

L’idea era che per muovere i tre servitori più ortodossi del Regno verso la ribellione, addirittura la “diserzione”, servisse mettere in scena l’evidenza dell’Ingiustizia Massima, del sopruso più crudele: vendere una principessa bambina a una potenza straniera per realizzare un matrimonio combinato e spezzare così la sua meravigliosa, “giustissima” storia d’amore con l’ultimo dei reietti, un orfano, uno che neanche ha un nome, “Uno” appunto, disposto a tutto pur di trattenerla con sé. Bisognava dunque essere comici, fiabeschi e crepuscolari, storiograficamente verosimili, politici e sensibili alle necessità romanzesche dei nostri personaggi; ambientare gag slapstick, fughe liriche e commedia di situazione tra boschi incantati, orfanotrofi infestati dai ratti e monologhi di animali parlanti, il tutto sullo sfondo del declino di un regime“.

Rocco Papaleo (foto di Tullio Deorsola)

Rocco Papaleo (foto di Tullio Deorsola)

Giovanni Veronesi racconta…

Questa seconda regia sui Moschettieri non ha fatto altro che consolidare l’entusiasmo con cui affronto questo genere di film. È davvero un sogno per un regista entrare per un anno nella macchina del tempo della proprio fantasia e divertirsi a raccontare con la macchina da presa le avventure, la magia, i duelli, l’epoca, e poter spaziare dal ‘600 alla realtà con la libertà che queste storie ti lasciano. Questo è un mestiere che va fatto con grande libertà, i miei produttori di Indiana si fidano della mia spinta emotiva e mi seguono in queste avventure fantastiche. Forse se fossi nato in America, avrei fatto volentieri la regia di Batman, Harry Potter, I pirati dei Caraibi, sempre che in America ci siano produttori che ti lasciano libero. Ma non rimpiango nulla di tutto ciò perché farli in Italia è forse ancora più una scommessa, il mio impegno si trasforma in desiderio e la sua realizzazione è il massimo per me. Fare la regia dei Moschettieri mi ha fatto tornare a scuola, mi ha detto che non sono un eterno Peter Pan, queste sono fesserie, piuttosto sono un eterno viaggiatore del tempo, consapevole del fatto che non esiste nessun bambino dentro di me, anzi, c’è un quasi sessantenne che gioca con regole severe a un gioco per grandi che diverte anche i bambini“.

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