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Tutti pronti per il Pranzo di Ferragosto, il poetico gioiello di Gianni Di Gregorio

Ogni volta che si avvicina il pranzo di ferragosto è impossibile, per chi l’ha visto, non pensare al capolavoro d’esordio (in attesa del suo prossimo nuovo film) di Gianni Di Gregorio del 2008 che compie 10 anni: Pranzo di Ferragosto. Una storia meravigliosa, che fa ridere, coinvolgente, commovente. Un film premiato come Miglior Opera Prima alla 65° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e Vincitore di un David di Donatello e di un Nastro D’Argento come Miglior Opera Prima.

Gianni, un uomo di mezz’età, figlio unico di madre vedova, vive con sua madre (Valeria De Franciscis, scomparsa lo scorso febbraio a 98 anni) in una vecchia casa nel centro di Roma. Tiranneggiato da lei, nobildonna decaduta, trascina le sue giornate fra le faccende domestiche e l’osteria. Il giorno prima di Ferragosto l’amministratore del condominio (Alfonso Santagata) gli propone di tenere in casa la propria mamma (Marina Ceccotti) per i due giorni di vacanza. In cambio gli scalerà i debiti accumulati in anni sulle spese condominiali. Gianni è costretto ad accettare.

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A tradimento, l’amministratore si presenta con due signore, perché porta anche la zia (Maria Calì) che non sa dove collocare. Gianni, travolto e annichilito dallo scontro fra i tre potenti caratteri, si adopera eroicamente per farle contente. Accusa un malore e chiama un amico medico (Marcello Ottolenghi) che lo tranquillizza ma, implacabile, gli lascia la sua vecchia madre (Grazia Cesarini Sforza) perché è di turno in ospedale. Gianni passa entiquattrore d’inferno. Quando arriva il sospirato momento del congedo però le signore cambiano le carte in tavola…

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Figlio unico di madre vedova, ho dovuto misurarmi per lunghi anni, da solo, (moglie e figlie si erano dileguate per istinto di sopravvivenza), con mia madre, personaggio di soverchiante personalità, circondato dal suo mondo” racconta il regista. Una storia vera che nasce nell’estate del 2000 quando l’amministratore del condominio di Di Gregorio, sapendo che quest’ultimo era moroso, gli propose di tenere sua madre per le vacanze di ferragosto: “in un sussulto di dignità rifiutai, ma da allora mi chiedevo spesso cosa sarebbe potuto succedere se avessi accettato” risponde. E questo è il risultato.

Gianni Di Gregorio

Gianni Di Gregorio

Per le attrici, Di Gregorio, dopo aver incontrato delle professioniste, ha scelto “delle signore che non avevano mai recitato, prive di vizi formali, in base alla forza della loro personalità. Durante le riprese mi hanno travolto, la storia cambiava in base ai loro umori ma l’apporto, in termini di spontaneità e verità, è stato determinante. Alcune riprese le ho addirittura rubate”. Ad interpretare il dottore e l’amico di Trastevere sono realmente amici d’infanzia del regista-protagonista.

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Lo stesso Di Gregorio spiega che ha deciso di recitare perché “in fase di preparazione, mentre spiegavo all’equipe che occorreva trovare un uomo di mezz’età, più o meno alcolizzato, che aveva vissuto per anni con la madre, tutti i visi si sono rivolti molto seriamente verso di me. Ho avuto il coraggio perché da ragazzo ho studiato regia ma anche recitazione con Alessandro Fersen”.

Prodotto dalla Archimede di Matteo Garrone, questo film è un autentico gioiello, un esempio, un modello, un successo. Un capolavoro semplice e intenso, breve (75 minuti) ma infinito nelle emozioni che riesce a suscitare. Un film che resta e che tornerà sempre con la medesima potenza, non appena ci sarà un nuovo pranzo di ferragosto.

“Ho conosciuto e amato la ricchezza, la vitalità e la potenza dell’universo dei “vecchi”. Ma ho anche visto la loro solitudine e vulnerabilità in un mondo che cammina a passo accelerato senza sapere dove va perché dimentica la sua storia, perde la continuità del tempo, teme la vecchiaia e la morte ignorando che nulla ha valore se non la qualità dei sentimenti”.

Gianni Di Gregorio

 

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