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Una Femmina, Francesco Costabile racconta la Donna che si ribella alla ‘Ndrangheta

Recentemente presentato, nella sezione Panorama, alla 72esima Berlinale, giovedì 17 febbraio arriva nelle nostre sale Una Femmina, il film d’esordio di Francesco Costabile che si è liberamente ispirato al romanzo Fimmine Ribelli – Come Le Donne Salveranno Il Paese Dalla ‘Ndrangheta di Lirio Abbate (edito da Bur Rizzoli). Protagonista il cast composto da Lina Siciliano, Fabrizio Ferracane, Anna Maria De Luca, Simona Malato, Luca Massaro, Mario Russo, Vincenzo Di Rosa e Francesca Ritrovato.

Il film

Rosa (Lina Siciliano) è una ragazza inquieta e ribelle, vive con sua nonna e suo zio in un paesino della Calabria, tra monti e fiumare secche. La sua quotidianità viene improvvisamente stravolta da qualcosa che emerge dal suo passato, un trauma che la lega indissolubilmente alla misteriosa morte di sua madre. Quando Rosa si ritrova vittima di un destino già segnato, decide di tradire la sua famiglia e cercare la propria
vendetta di sangue. Ma quando questa famiglia è la ‘Ndrangheta ogni passo può rivelarsi fatale.

Francesco Costabile racconta…

“Tutto nasce dal libro inchiesta Fimmine Ribelli di Lirio Abbate, da questo testo è nato un soggetto, scritto dallo stesso Abbate con il regista Edoardo De Angelis, è stato lui a coinvolgermi e a propormi l’idea. Oggi posso dire che Edoardo ha avuto grande coraggio nell’affidare un film così complesso ad un regista esordiente. È stata una mossa rischiosa, non scontata, e non posso che esserne riconoscente. Lo script era di poche pagine ma già denso di rabbia e umanità, personaggi che mi hanno immediatamente conquistato per la loro carica emotiva e sovversiva. Un racconto sulla criminalità da un punto di vista, uno sguardo, tutto femminile. Durante la fase di scrittura non ci siamo ispirati ad un unico fatto di cronaca, il film racchiude dentro di sé tante storie, tante voci e quella di Rosa sintetizza le esperienze drammatiche di tante donne”.

Lisa Siciliano

Lisa Siciliano

“Le femmine ribelli descritte da Abbate sono donne che hanno avuto il coraggio di rompere con i legami di sangue e i codici d’onore della ‘Ndrangheta, l’organizzazione criminale che ha saputo, più di tutte, costruire il suo impero sulle fondamenta più solide e archetipiche al mondo: la famiglia. Se la ‘ndrangheta oggi è così potente è proprio grazie a questa struttura e alla sua forza. Una Femmina è quindi, prima di tutto, una storia familiare. La morsa psicologica, l’oppressione e il ricatto domestico, l’ombra di un passato fatto di sangue, sono elementi centrali che caratterizzano il mondo di Rosa. Ed è proprio durante la fase di ricerca che è scattata una connessione tra quel mondo e il mio vissuto. Io sono nato e cresciuto in Calabria, una terra rimasta ai margini, troppo spesso dimenticata dallo Stato”.

“È una terra che ti porti dentro perché segna uno stato d’animo, un modo di stare al mondo. Con questo film ho avuto la possibilità di guardare indietro, alle mie origini, è stata una tappa importante per costruire l’universo emotivo del film e il suo immaginario. Il film, nonostante la drammaticità e la violenza degli eventi narrati, è anche un atto d’amore verso la mia terra, un monito ad un riscatto tutto femminile. Immergendomi nella materia umana, durante la lettura dei processi e l’incontro con le donne vittime della ‘ndrangheta, ho sentito che quel mondo mi apparteneva. Alcune storie risuonano nel nostro vissuto in maniera sorprendente, si amplificano dentro di noi e si trasformano nel processo artistico. È questo che amo del cinema, l’immersione nella vita e la trasfigurazione che ne consegue, il sottile equilibrio che si instaura tra il nostro sguardo e la realtà che si manifesta”.

Fabrizio Ferracane

Fabrizio Ferracane

Forse sono le storie a scegliere noi. In questo caso, potrei dire che è stato il film a scegliere me. Se ripenso alla mia storia personale non potevo che esordire con un film più adatto. Girare in Calabria è sempre stata la mia prerogativa. Ho passato mesi in giro per paesi sperduti nell’entroterra calabrese, cercando volti, suggestioni, immagini che potessero dar vita al mio film. Una ricerca lunga che è stata fondamentale per capire che tipo di film volessi fare. Affrancarmi da una restituzione puramente realistica e cercare in zone più profonde, connettermi con l’esperienza traumatica vissuta da queste donne, farne percepire il sentimento di oppressione, di impotenza, far sì che questo film diventasse innanzitutto un’esperienza intima, quasi irrazionale, per lo spettatore. Tra queste: Giusy Pesce, Maria Concetta Cacciola, Rosa Ferraro, Simonetta Napoli”.

“Ho cercato quindi di restituire l’immagine di una Calabria magica, ipnotica, territorio inconscio di qualcosa che è sommerso, che fatica ad emergere e a mostrarsi in tutta la sua bellezza. Ho lavorato con tutti i miei attori cercando una connessione inconscia con la materia rappresentata. Ed è grazie a questo contatto, a questo lavoro in profondità, che il film ha acquisito la sua forma e il suo carattere. Una Femmina è una fiaba nera, un viaggio in cui lo spettatore può connettersi a una dimensione inconscia ed archetipica. Perché in fondo la storia parla di una rimozione traumatica, quella di Rosa verso la morte di sua madre, e di violenza sul corpo delle donne. Ed è qui che il film diventa drammaticamente attuale e universale e credo che sia questo il suo punto di forza, anche rispetto ad una materia spesso indagata e rappresentata. Qui la forza sono le donne, la soggettività oppressa e spesso negata”.

Rosa

Rosa

Lina Siciliano, la protagonista alla sua prima esperienza cinematografica, è il pilastro emotivo del film. Per questo ruolo ho subito pensato a una non professionista, avevo bisogno di una verità che soltanto la strada mi avrebbe portato. Per il ruolo di Rosa necessitavo di una ferita, dovevo sentire la rabbia nel sangue e Lina Siciliano ha dato forma a tutto ciò. Lina Siciliano è stata la prima ragazza a presentarsi al provino, ne ho viste centinaia di altre, se non migliaia, ma alla fine è rimasta lei. È bastato uno sguardo. Lina si porta addosso tutto il dramma della sua infanzia e la rabbia di chi ha dovuto combattere per sopravvivere e autodeterminarsi. Quando Lina è rimasta incinta e ha dato alla luce Luca, suo figlio, abbiamo rimandato le riprese. L’abbiamo aspettata: Lina Siciliano doveva essere Rosa, non potevamo sostituirla. Il piccolo Luca è stato fondamentale per dare a Lina un grande sostegno per un ruolo psicologicamente così forte e impegnativo. Un dono prezioso per un film che ruota attorno al tema della maternità e che vede in una nuova nascita l’unica speranza di cambiamento“.

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