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Vittoria Puccini fa rivivere la Fallaci in L’Oriana, il film per la tv di Marco Turco

Oggi e domani in Prima Serata su Rai Uno (ore 21.15), andrà in onda L’Oriana, il film targato Rai Fiction e Fandango e diretto da Marco Turco incentrato sulla figura di una grande donna e di una giornalista indimenticata ed indimenticabile: Oriana Fallaci. A vestire i suoi panni sul piccolo schermo è stata Vittoria Puccini. La pellicola, suddivisa in due puntate da un’ora e mezza ciascuna, vede nel cast anche Vinicio Marchioni, Francesca Agostini, Adriano Chiaramida, Maurizio Lombardi, Gabriele Marconi, Stephane Freiss e Benedetta Buccellato.

Prima Puntata – In uno dei suoi ultimi ritorni in Italia, Oriana (Vittoria Puccini) decide di rimettere ordine tra i materiali giornalistici e fotografici stratificatisi per anni nell’antica casa di famiglia, in piena campagna toscana. Per farlo si rivolge all’Università di Firenze, che le manda una aspirante giornalista, di nome Lisa (Francesca Agostini), piena di buona volontà ma di nessuna competenza specifica, che accetta di fare il lavoro solo per avere la possibilità di conoscere quella che rappresenta per lei un vero mito.

Nasce tra le due donne un rapporto complesso, fatto di curiosità e di stima, di rotture e momenti solidali, di distanza ideale ma anche di vicinanza umana, dove la battaglia con la morte di Oriana si intreccia con quella per la vita di Lisa, decisa a  coniugare ciò che l’altra ritiene inconciliabile: la propria passione per il giornalismo in prima linea con il desiderio di essere donna e madre. All’interno di questo confronto tra donne di due generazioni così lontane e di opposto temperamento, si snoda -tappa dopo tappa- il racconto e insieme la riflessione sull’essere giornalista di una delle più famose reporter del mondo.

Vittoria Puccini è Oriana Fallaci

Vittoria Puccini è Oriana Fallaci

La sua vita avventurosa inizia negli anni del fascismo. Ragazzina, vive i giorni della lotta come staffetta partigiana. L’esperienza della guerra e il rapporto intenso con il padre, uno dei capi della resistenza fiorentina, finisce per segnare in modo decisivo la sua capacità di guardare al futuro. Oriana a 16 anni diventa così cronista di nera, fa il giro dei commissariati e degli ospedali in bicicletta, fino a notte. Il giorno in cui compie venti anni manda un pezzo a L’Europeo, il più importante magazine italiano dell’epoca, e il suo sogno si avvera: l’articolo esce in prima pagina e qualche tempo dopo viene assunta. Assieme a un grande fotografo, Duilio Pallottelli (Gabriele Marconi), Oriana fa il giro del mondo, per scrivere di donne.

A Karaci, s’imbatte in albergo nel matrimonio di una sposa-bambina. Un incontro emozionante, perché dialogare con quella piccola creatura non ancora donna e le figure femminili che l’attorniano porterà la giornalista a scoprire un pianeta sconosciuto, fatto di riti, paure e sogni, diversi da quelli dell’occidente. Ma attraverso figure così lontane da lei, Oriana riflette anche su di sé. “La sua fortuna – dice – è essere nata italiana, povera, e donna: perché essere donna un’avventura che richiede molto coraggio, una sfida che non finisce mai. Devi combattere di più, vedere di più, pensare di più“.

Stephane Freiss è Francois Pelou

Stephane Freiss è Francois Pelou

Il tema della guerra torna con forza ad attirare Oriana negli anni della guerra in Vietnam. Racconta per le pagine de L’Europeo ciò che vede, senza schierarsi né coi vietcong né con gli americani, né con i sudvietnamiti. Scopre le menzogne e le atrocità, ma anche gli eroismi e l’umanità di quella ‘follia’ fatta di sangue, dolore, morte. E l’amore. Quello di un giornalista fuori dal coro come lei: Francois Pelou (Stephane Freiss).

A metà del ‘68 lascia il Vietnam, e il 2 ottobre, durante una manifestazione di protesta a Città del Messico, Oriana rimane ferita: è un massacro organizzato, la polizia spara sulla folla, muoiono centinaia di giovani, e lei – creduta morta – viene scaricata all’obitorio. Per fortuna un  prete sente che respira.

Vinicio Marchioni è Alekos

Vinicio Marchioni è Alekos Panagulis

Seconda Puntata – La morte vista da vicino e gli amori quasi mai a lieto fine, non portano però Oriana a cercare lidi più sicuri. Nell’agosto 1973 Oriana conosce Alekos Panagulis (Vinicio Marchioni), leader della resistenza greca. Si incontrano il giorno in cui lui esce dal carcere: si innamorano, diventano inseparabili. Alekos è come lei: libero, senza dogmi, senza partito, con la stessa sete di verità. Sono giorni d’amore, e poi di dolore. Oriana vive il dramma dell’aborto, che poi decide di raccontare attraverso un monologo che diventerà un grande successo editoriale: Lettera a un bambino mai nato.

E’ l’unico periodo della sua esistenza in cui si divide tra vita pubblica e vita privata. Poi, di colpo, nel giro di pochi mesi, l’idillio si rompe. Alekos muore in un incidente stradale ‘provocato’. La disperazione, il dolore, il pianto, si riversano nella scrittura di Un uomo: non è giornalismo, parla di loro due, d’amore, di lotta, del trovarsi, del perdersi. Oriana è spezzata dentro, è stanca. Ma ‘ci sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. E lei conosce solo un modo, una sola strada, per non sottrarsi: ricominciare ad andare, in un mondo che ai suoi occhi assomiglia sempre più a un inferno.

Oriana e Alekos

Oriana e Alekos

Tra le tante grandi interviste ai potenti della terra, la più rocambolesca e incredibilmente avventurosa è quella a Khomeini. Nel corso di un confronto-scontro, Oriana trova il coraggio di una sfida impensabile: si toglie davanti al padre della rivoluzione islamica il chador che era stata costretta ad indossare. Un confronto a muso duro con il Potere. Forse l’ultimo, perché il suo giornalismo d’assalto sembra non trovare più spazio nel nuovo che avanza.

Così, con uno degli scarti più clamorosi della sua esistenza, decide di dire addio a quotidiani e settimanali e si ritira  a New York a scrivere il racconto della sua vita e della sua famiglia. Dopo tante guerre, cerca la pace. Ma si illude. La tranquillità viene interrotta una mattina del 2001: è l’11 settembre, le torri vengono giù ‘in diretta’, il mondo cambia, non sarà mai più quello di prima. 

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E anche la vita privata di Oriana è sconvolta: ha da poco scoperto di avere un tumore ai polmoni. Lo chiama “L’Alieno”. La sua battaglia diventa quella per resistere al Male, e – insieme – quella contro il terrorismo, l’estremismo, il fanatismo religioso. E’ tempo di tornare in pubblico al giornalismo d’assalto. Ma è anche il tempo di una riflessione su quanto l’Oriana adulta, con il suo ‘fondamentalismo laico’, appaia in contrasto con la giovane ragazza fiorentina curiosa del mondo e aperta a confrontarsi anche con le culture più lontane da lei.

Quando la fine appare ormai vicina, Oriana decide di abbandonare l’esilio americano e  di tornare a casa, in Italia. Per rivedere per l’ultima volta la sua Firenze. Ed è lì che rincontra Lisa. La ragazza, che sta per diventare una giovane madre, è per lei specchio di un nuovo modo di essere donna e giornalista. E il rimpianto di quello che poteva essere la sua esistenza e non è stata, si coniuga con la consapevolezza che proprio quel suo approccio, burrascoso e passionale, con la scrittura e il mondo, ha aperto la strada a tante altre donne che verranno dopo di lei.

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L’Oriana è un film che riesce a condensare in sole tre ore una delle vite più straordinarie di sempre. Il primo grande lavoro della produzione è stato di selezione. Una sintesi iniziata in sceneggiatura – scritta da Stefano Rulli e Sandro Petraglia – e poi proseguita anche con le riprese ed il montaggio: “Occorreva – spiega Marco Turcoscegliere i momenti più significativi dell’ esistenza di una donna che già all’età di diciassette anni rischiava la vita sotto i nazisti, e a più di settanta ancora guerreggiava con la sua macchina da scrivere polemizzando con il mondo intero”.

Un secolo di storia in cui il regista ha così dovuto scegliere tra grandi personaggi e semplici soldati. Una vita ricca di avventure, scontri, amori, rinunce e conquiste: “attraverso questa scelta – continua Turco –  dovevo riuscire a riportare sullo schermo, non solo il suo ruolo storico di reporter di guerra, di grande giornalista e di scrittrice, ma quello di donna che si è fatta strada in un mondo di uomini, femminista ante litteram, ma capace di travolgere e farsi travolgere dai suoi grandi amori”. Per Marco Turco, Oriana Fallaci era una donnadal carattere difficile, che amava provocare, che non aveva paura del conflitto e soprattutto che portava avanti le sue idee anche quando queste contrastavano con l’opinione del resto del mondo. Una donna amata e odiata con egual passione”.

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Un personaggio complesso, che è stato interpretato da Vittoria Puccini, anche lei fiorentina come la Fallaci. L’attrice è stata capace di fare un grande lavoro di interpretazione e, a detta del regista, è riuscita “a restituire quel carattere scontroso, burbero, sincero fino all’eccesso, ma anche la sua fragilità nell’amore, la generosità tenuta rigorosamente nascosta, il bisogno di una maternità mancata, la solitudine di una donna contro”.

Seguendo le traiettorie lavorative di questa grande giornalista, il film ha il pregio di esprimere una storia dal respiro internazionale. Un’impresa ambiziosa anche dal punto di vista produttivo, tenendo conto che la Fallaci ha girato il mondo intero, passando da una guerra all’altra e da un continente all’altro: “con il produttore Domenico Procacci – spiega Turco – ci siamo detti fin dall’inizio che lo sforzo più grande dovevamo concentrarlo nel restituire il carattere internazionale di questa storia e quindi nel cercare di raccontarla nelle location reali, con attori e figurazioni di quei paesi. E sono orgoglioso di poter dire che siamo stati la prima troupe occidentale a girare un film sulla guerra del Vietnam, proprio in quel paese”.

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Un elemento importante per la ricostruzione storica del film è stato l’utilizzo dei materiali di repertorio usati sia in quanto tali, sia come se fossero inquadrature mancanti delle scene girate. “Il nostro è stato un grande collage – conclude il regista – un affresco dove anche il più piccolo dettaglio di scenografia e di costume diventa determinante a raccontare il mondo, la storia, gli uomini“.

“Raccontare la vita di Oriana Fallaci è raccontare la storia del ventesimo secolo,  percorsa e osservata da una giornalista e scrittrice che quel secolo ha vissuto da protagonista”

Marco Turco

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