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Liam Neeson è The Silent Man, l’informatore segreto del Watergate

Diretto da Peter Landesman, il 12 aprile arriva in sala The Silent Man, il film che si ispira alla vera storia del più famoso informatore segreto della storia degli Stati Uniti: Mark Felt, vice-direttore dell’FBI, che è stato – sotto lo pseudonimo di “Gola profonda” – la fonte anonima dello scandalo Watergate negli anni ’70. A vestire i suoi panni è Liam Neeson.


Per oltre trent’anni, la misteriosa identità dell’informatore segreto ha suscitato un’intensa curiosità da parte dell’opinione pubblica e una serie di speculazioni, fino a quando, nel 2005, in un articolo apparso su Vanity Fair, Felt non ha ammesso di essere stato lui. Malgrado il suo nome sia ormai di dominio pubblico da un decennio, in pochi conoscono la vita professionale e privata del brillante e intransigente Mark Felt (Liam Neeson), che rischiò, e in ultima istanza sacrificò, ogni cosa, compresa la famiglia (in primis la moglie Audrey/Diane Lane), la carriera e persino la libertà, per rendere note le informazioni di cui era a conoscenza.

The Silent Man ci mostra il caso Watergate come non lo abbiamo mai visto prima d’ora, rovesciando la prospettiva dei giornalisti sul campo del Washington Post in Tutti Gli Uomini Del Presidente e adottando il punto di vista delle più alte cariche al potere, una straordinaria finestra aperta su un governo nello scompiglio. La storia del profondo livello di corruzione della Casa Bianca, di cui l’effrazione nel quartier generale del Comitato Nazionale Democratico fu soltanto un esempio isolato. Alla luce degli attuali eventi, i sorprendenti parallelismi con i tumulti politici dell’era Watergate — comprese le lotte di potere tra i rami dell’esecutivo e l’FBI, le prove di brogli elettorali e la rinnovata posizione di sfida della Casa Bianca nei confronti della veridicità dei mezzi di informazione — la storia di Mark Felt non potrebbe essere più rilevante.

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Per tre decenni, l’identità di “Gola profonda”, la fonte anonima dello scoop dei giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Carl Bernstein all’origine dello scandalo Watergate, è rimasta uno dei grandi misteri insoluti della politica statunitense. Furono avanzate numerose ipotesi sulla possibile identità dell’informatore, ma a parte Woodward e poche altre persone, nessuno conobbe la risposta fino al luglio 2005, quando venne alla luce che si trattava di Mark Felt, un ex numero 2 dei vertici dell’FBI. Benché il mondo avesse finalmente un nome e un volto, la rivelazione ebbe come risultato solo di sollevare ulteriori domande. Chi era Mark Felt e che cosa lo aveva motivato? Perché un uomo che sedeva nel gradino più alto di un’istituzione che si fonda sulla riservatezza aveva deciso di divulgare informazioni segrete? C’erano anche misteri ancora più grandi, la cui soluzione conteneva la chiave attraverso la quale gli Stati Uniti erano emersi dall’incubo del Watergate.

Utilizzando i libri dello stesso Felt, The FBI Pyramid: From the Inside e A G-Man’s Life (scritto con John O’Connor), come imprescindibile punto di partenza, Landesman inizia a documentarsi per scrivere la sceneggiatura con lo stesso rigore e la stessa intensità che applica nel mestiere del giornalista. Ha la possibilità di trascorrere tre anni insieme a Felt prima della morte di quest’ultimo nel 2008, malgrado avesse ormai superato la novantina e iniziasse a soffrire di demenza senile. “Quando Mark Felt rivelò la sua identità – racconta Landesmannell’aria si percepì un calo di tensione, quasi un senso di delusione. Felt non era seducente. Non era una persona famosa. Era stato per tutta la vita un agente dell’FBI, la fanteria dell’applicazione della legge. Non avevo neppure mai sentito parlare di lui, ma di una cosa ero sicuro: l’apparente banalità della vera identità di “Gola profonda” avrebbe finito con il diventare l’esatto motivo per cui quella di Mark Felt era una delle grandi storie del nostro tempo”.

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Quando il regista scoprì le sue motivazioni, rimase sbalordito: “la politica non c’entrava quasi per niente. Era una questione di principio, portata avanti al prezzo più alto possibile: la sua carriera, tutte le sue amicizie, la vita di sua moglie e il suo futuro personale. Si era auto-immolato nell’oscurità e nel silenzio e nessuno lo aveva saputo. Felt era un funzionario di carriera che ha scoperto casi di corruzione che scaturirono dalle più alte sfere di potere del paese. Ha fatto tutto quanto in suo potere per indagare, è stato messo a tacere con l’ordine di aver fatto implicitamente parte dell’opera di occultamento, si è trovato ad affrontare il dilemma morale di un uomo educato a difendere la verità e la giustizia e alla fine ha scelto di sacrificare tutto quello che conosceva e rappresentava in virtù di una vocazione superiore”.

Ad interpretarlo è stato Liam Neeson: “penso che Mark Felt avesse un’idea romantica di quello che significa essere un agente investigativo federale e abbia voluto tener fede a questa sua convinzione – commenta Neeson credeva in tutto quello che J. Edgar Hoover rappresentava in termini di sicurezza e difesa della nazione e voleva emularlo”. Allo stesso tempo, era anche, per sua stessa ammissione nel suo libro, un arrivista: “era quello che all’epoca veniva chiamato all’interno dell’FBI un ‘siluro’, ovvero coglieva spietatamente ogni occasione appetitosa gli si presentasse per promuovere se stesso agli occhi di Hoover e fare carriera”, precisa Neeson. Ed essendosi addestrato nel controspionaggio durante la Seconda Guerra Mondiale, Felt aveva sviluppato la capacità di dire con scioltezza delle falsità se le riteneva necessarie allo svolgimento del suo lavoro.

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Mentre da un lato forniva informazioni a Woodward e a Sandy Smith di Time Magazine, dall’altro negava con veemenza di farlo e soprattutto capitanava indagini aggressive dell’FBI per scoprire chi era la talpa. “In questo stava l’enigma dell’uomo – continua Liam Neeson era assolutamente imperscrutabile. Parlava con autorevolezza, ma non riuscivi mai a decifrare il suo sguardo, nemmeno quando in televisione ha ripetutamente negato di essere ‘Gola profonda’ dopo che Nixon aveva rimesso il mandato. Io sono un attore e capisco sempre quando una persona sta dicendo la verità o quando sta mentendo o recitando e Mark Felt era molto credibile quando negava di essere ‘Gola profonda’. Faceva sicuramente parte della sua armatura e della ragione per cui riscosse molto successo all’interno dell’FBI”.

Una domanda più ampia attorno alla figura di Felt è: perché un uomo che dedica la sua vita a un’istituzione costruita sul principio della segretezza delle informazioni decide di ribellarsi e di divulgarle? A giudizio di Neeson: “il motivo che ha spinto Felt a fare quello che ha fatto rimane sconosciuto, ma possiamo sicuramente immaginare che abbia assistito in prima persona a quanto stava accadendo nell’amministrazione Nixon in termini di corruzione, violazione delle leggi, falsificazioni e inganni ai più alti livelli. Aveva molto a cuore il suo paese e ha sentito il dovere di portare alla luce quei fatti”.

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La chiusura spetta al regista Peter Landesman: “mi identifico a livello personale con l’intera vicenda e gli sono debitore per la sua storia. Lo siamo tutti. Il film si immerge nell’altra faccia dello specchio del più importante capitolo giornalistico della storia degli Stati Uniti, lo svelamento della fonte anonima, “Gola profonda”. All’epoca, per Felt, la posta in gioco andava ben oltre lo scandalo Watergate. La sua storia è leggendaria”.

“Mark Felt è diventato per me l’incarnazione dell’onore”.

Peter Landesman

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