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McBetter – Intervista a Mattia De Pascali: “La mia dark comedy per raccontare la distruttiva brama di potere”

Oggi vi parliamo di un riuscitissimo esempio di cinema indipendente italiano: McBetter. Originale e divertente, a metà tra dark comedy e thriller, questo film (e c’è già chi lo considera un cult) è stato scritto e diretto da Mattia De Pascali, al suo primo lungometraggio. Ambientata interamente nel Salento, la pellicola – che sarà disponibile in Home Video (informazioni in fondo all’articolo) – affronta tematiche attuali dal respiro internazionale come l’alimentazione, l’industrializzazione della carne, la brama di potere.

Il film

McBetter è una black comedy liberamente tratta dal Macbeth di Shakespeare e incentrata su personaggi grotteschi. Della tragedia del Bardo restano la componente orrorifica, la struttura e le tematiche filtrate alla luce della contemporaneità. Oggi il re da usurpare è un attempato imprenditore, Joe McBetter (Nik Manzi), proprietario di una redditizia catena di fast-food. Il nuovo Macbeth è invece Malcolm (Andrea Cananiello), suo genero nonché umile ricercatore universitario. Le intenzioni del ragazzo sono inizialmente nobili.

Durante una visita a sorpresa nella villa dei McBetter, Malcolm suggerisce al suocero un’idea che rinnoverà il mercato della ristorazione. Joe non ha però alcuna fiducia nel giovane e nella sua visione avanguardista e lo scaccia brutalmente. Melanie (Serena Toma), insofferente all’empietà del padre, prende le difese del fidanzato e lo sprona a portare avanti le proprie idee, anche a costo di eliminare Joe. Come in un giallo di Agatha Christie, le lussuose mura della villa saranno testimoni di un intrigo che coinvolgerà tutti, invitati, proprietari e domestici.

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Per capire meglio l’anima di McBetter, ho intervistato il regista, Mattia De Pascali.

Mattia, quella che hai realizzato è una dark comedy. Che maestri hai? Chi ti ha ispirato?

Guardo davvero di tutto (non è un modo di dire) e cerco di non avere dei maestri, ovvero di mitizzare degli esseri umani. Si può apprendere qualcosa anche dal peggiore film, così come pure i miei autori preferiti hanno realizzato opere che, personalmente, non mi hanno convinto. Quindi McBetter non nasce come omaggio a un film specifico o a un regista in particolare. Ed è sintomatico che gli spettatori e i critici ci hanno visto davvero di tutto (Shining, Lynch, La morte ha fatto l’uovo, Joe D’Amato, Sam Raimi…). Sicuramente avevo bisogno di un’idea al pari di L’Angelo Sterminatore: un motivo valido per cui i personaggi fossero bloccati in un interno e costretti a confrontarsi. Se poi parliamo di dark comedy non posso negare che tra i miei registi preferiti ci sia Alex De La Iglesia. Ma anche Takeshi Kitano è un nome che adoro e riesce a farmi ridere amaro. Dopo la proiezione a un festival, uno spettatore fece un paragone con Monicelli, premesso che (come dissi a lui) a me il confronto appariva esagerato, quello che apprezzo della commedia all’italiana (mi riferisco agli anni 60 della nostra cinematografia) è la capacità di essere davvero cattivi. Aspetto che non ritrovo nelle opere contemporanee, sempre politicamente corrette, pure quando la parola “cattivo” è posta nel titolo stesso.

Il titolo, e il logo, è un chiaro riferimento ad una internazionale catena di fast food. Possiamo definire il tuo McBetter una denuncia?

A me interessava raccontare la storia di un conflitto per il potere. Potere che oggi è quasi sempre economico. L’avere scelto l’industria alimentare è forse una coincidenza, dovuta ad alcune letture di quel periodo, o forse un tema che mi sta particolarmente a cuore. Comunque, prima di buttare giù la sceneggiatura di McBetter mi presi il tempo di leggere parecchio: libri sulla globalizzazione, biografie di industriali e anche il saggio Fast Food Nation di Eric Schlosser.
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La brama di potere, la fame di danaro, l’ingordigia. I temi del Macbeth di Shakespeariano sono sempre attuali. Cosa ti stava più a cuore raccontare di questi aspetti? Qual è la tua riflessione/messaggio?
Probabilmente McBetter parla di una società che è destinata ad autofagocitarsi. Così stupidamente avida e priva di principi da essere destinata all’autodistruzione. La tragedia di Shakespeare era un ottimo punto di partenza per strutturare alcuni passaggi della storia. Fondamentalmente ho l’abitudine di leggere parecchi libri contemporaneamente, così le pagine di uno finiscono per confondersi con quelle dell’altro, e certe storie nascono da sé.
Intervista di Giacomo Aricò

La versione Home Video

Nel mese di dicembre, McBetter sarà disponibile in quattro diverse versioni: Dvd, Dvd UltraLimited, Blu-Ray e Blu-Ray UltraLimited. A cambiare non è solo il formato, tra Dvd e Blu-Ray, e la tiratura, tra limited (500 copie) e ultralimited (100 copie). Innanzitutto differiscono le grafiche: il Dvd offre un’immagine grottesca realizzata da Giorgio Credaro, mentre il Blu-ray vira molto più sul truce con un disegno di Sebastiano Micocci.

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Poi cambiano gli extra. Per il Dvd: trailer, BcStage, casting, La ragazza che conta, titoli alternativi, Cananiello legge CineWriting. Per il Blu-Ray: il cortometraggio L’iniziazione, il videoclip Zhi NuUna notte dai McBetter, photo gallery, Le ricette di Silvia e Cristina (un tutorial), intervista al regista. Le prime 100 copie di Dvd e Blu-Ray, ovvero le UltraLimited, offrono un gadget in più: per il Dvd c’è una slip-case a forma di scatola di cereali, di cui se ne apprezzerà maggiormente il valore a visione ultimata del film; all’interno del Blu-Ray è invece contenuto un libretto con 3 racconti del macabro e del bizzarro, firmati da Mattia De Pascali. Tutte le copie di McBetter edite da Home Movies sono numerate e ognuna costituisce un pezzo da collezione.

 

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