COP

Restaurato e integrale, torna in sala Rocco e i Suoi Fratelli di Luchino Visconti

Dopo essere stato presentato in anteprima al 68° Festival di Cannes, torna oggi al cinema – in versione restaurata e integrale – uno dei capolavori assoluti della storia del cinema: Rocco e i Suoi Fratelli di Luchino Visconti. Il restauro digitale 4K della pellicola, datata 1960, è stato realizzato da Gucci e dalla Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata in collaborazione con Titanus, TF1 Droits Audiovisuels e la già citata The Film Foundation di Martin Scorsese.

Il film, ambientato a Milano nel momento del Boom Economico italiano, vede protagonista Rocco Parondi (uno straordinario Alain Delon) che, insieme ai suoi quattro fratelli e alla madre Rosaria (Katina Paxinou), da poco vedova, emigra dalla Lucania al Nord Italia per vivere una vita migliore. Ad eccezione del piccolo Luca (Rocco Vidolazzi) che resta in casa con la madre, i quattro fratelli troveranno un impiego nella società. Tutto cambierà quando Rocco si invaghirà di Nadia (Annie Girardot), una prostituta di cui si era innamorato anche suo fratello Simone (Renato Salvatori).

Tra conflitti familiari, gelosie, ritorsioni e rabbia bestiale, la vicenda precipiterà nella tragedia e la famiglia Parondi, così unita all’inizio del film, si disgregherà amaramente. A oltre mezzo secolo dalla sua molto discussa uscita, il capolavoro di Luchino Visconti conserva ancora oggi la stessa potenza di allora. Una storia densa di pulsioni, di speranze e sogni infranti, di illusioni e tremende disperazioni. Il tutto con la meravigliosa fotografia di Giuseppe Rotunno, con il montaggio di Mario Serandrei, con la scenografia di Mario Garbuglia e la struggente colonna sonora di Nino Rota.

Katina Paxinou

Katina Paxinou

Oltre allo splendido restauro dell’immagine, a rendere speciale il ritorno in sala del film è la sua durata, in versione integrale, con i tagli di censura dell’epoca, particolarmente severa sulle scene di sesso e violenza. Si tratta di pochi secondi, due brevissime ma significative sequenze. Nella prima, Rocco e Nadia, che si sono incontrati ai prati della Ghisolfa dove i due sono soliti amarsi, vengono seguiti da Simone. La rabbia nei confronti del fratello che gli ha rubato la donna e di lei che lo ha lasciato anni prima esplode in una violenza estrema: Simone picchia brutalmente il fratello e violenta Nadia sotto i suoi occhi. Finendo per gettare in faccia a Rocco gli slip della donna.

Il film proseguirà in un crescendo drammatico nel finale. Rocco rinuncerà a Nadia e cercherà di riscattare il fratello (pugile dalla carriera discontinua) con incontri di boxe sempre più impegnativi. Quando Simone ha scoperto che la donna è tornata a prostituirsi all’idroscalo, va per tentare di convincerla a tornare con lui ma al suo rifiuto l’accoltella, rabbioso, accanito. Rocco e i Suoi Fratelli in questo rappresenta un film di rottura, con un forte carattere di violenza e disperazione.

4-Rocco e i Suoi Fratelli

Scritto dallo stesso Visconti insieme a Suso Cecchi D’Amico, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa e ad Enrico Medioli, questo capolavoro nasce da diverse fonti letterarie: oltre al conclamato  Il Ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori, ci sono anche Cristo si è Fermato a Eboli di Levi, Contadini del Sud di Scotellaro, Giuseppe e i Suoi Fratelli di Thomas Mann e L’Idiota di Dostoevskij.

Ma su tutti spicca l’influenza di Giovanni Verga, già alla base de La Terra Trema. Fu lo stesso Visconti a sottolinearlo ne L’Avventurosa Storia del Cinema Italiano a cura di Goffredo Fofi e Franca Faldini. “Per Rocco, una storia a cui pensavo da molto tempo, l’influenza maggiore l’ho forse subita da Giovanni Verga: I Malavoglia, infatti, mi ossessiona sin dalla prima lettura. E, a pensarci bene, il nucleo principale di Rocco è lo stesso del romanzo verghiano: là ‘Ntoni e i suoi, nella lotta per sopravvivere, per liberarsi dai bisogni materiali, tentavano l’impresa del “carico dei lupini”: qui i figli di Rosaria tentano il pugilato: e la boxe è il “carico dei lupini” dei Malavoglia”.

2-Rocco e i Suoi Fratelli

Tema di fondo, la contrapposizione Sud-Nord, che Luchino Visconti spiegò così: “ascoltai la voce più profonda che viene dalla realtà meridionale: vale a dire quella d’una umanità e d’una civiltà che non hanno avuto che briciole del grande festino del cosiddetto miracolo economico italiano, che attendono ancora di uscire dal chiuso di un isolamento morale e spirituale tuttora fondato sul pregiudizio tipicamente italiano che tiene il Mezzogiorno in condizioni di inferiorità rispetto al resto della nazione“. Un tema che Visconti riconosce di aver forzato in modo energico e persino violento, ma “nessuno potrà rimproverarmi di averlo forzato in modo arbitrario e propagandistico: mi potrei avvalere del conforto della cronaca che registra ogni giorno l’odissea dei lavoratori meridionali che vanno al Nord in cerca di lavoro e di fortuna“.

Nella particolarità del tutto fantastica dei suoi personaggi, il regista disse di “aver posto un problema morale e ideale che è tipico del momento storico in cui viviamo e che è tipico dello stato d’animo aperto, da un lato, alla speranza e alla volontà di rinascita dei meridionali e, dall’altro lato, continuamente respinto, per la insufficienza dei rimedi, verso la disperazione o verso soluzioni del tutto parziali come quella dell’inserimento individuale, di ogni singolo meridionale in un modo di vita impostogli dall’esterno“. In questo quadro Visconti ha collocato la vicenda che arriva fino al delitto, centrando un aspetto del carattere meridionale: il sentimento, la legge, e il tabù dell’onore.

"Rocco e i Suoi Fratelli"

“Rocco e i Suoi Fratelli”

Sentimenti che coinvolgono Rocco e Simone: fratelli, nemici, sfidanti. In Rocco quello che ad un certo momento diventa il suo sentimento dominante è un sentimento di colpa verso il fratello. Andando con quella che fu la sua donna, Rocco è convinto di essere in torto, non attribuisce nessuna colpa a Simone e arriverà a porgere l’altra guancia. Simone invece ha subito quella famosa trasformazione psichica di un pugile che da un piedestallo, per quanto piccolo, che gli è stato fatto, si sente precipitare, attratto dalla malavita: un angelo caduto.

Da un lato Rocco, personaggio un po’ dostoevskiano e meridionale. Dall’altro Simone, che ha bisogno di affermare con la violenza la sua personalità. Ecco la ragione dello scontro, ed ecco perché lo scontro è così e non è in un altro modo. Queste sono le due personalità che si affrontano in quella notte della Ghisolfa: “non poteva essere né meno né di più, doveva essere così, doveva essere di una violenza terribile” spiegò Luchino Visconti. E puntualmente, gli rimproverano la violenza: ” ma se io l’avessi fatto meno violento, beh, tutto è possibile…, pero secondo me non c’era abbastanza il senso di essere andati fino in fondo, di avere toccato il fondo, tutti e due. In uno, per il senso del rimorso; nell’altro per il suo complesso, chiamiamolo di ‘superomismo’ di periferia“.

Simone (Renato Salvatori) e Rocco

Simone (Renato Salvatori) e Rocco

Candido e persuasivo, un profeta disarmato. A vestire i panni di Rocco è stato uno strepitoso Alain Delon: “il personaggio di Rocco è il migliore e forse il più importante che io abbia fino ad oggi incontrato – ha spiegato l’attore – e il film mi sembra molto, molto importante, e me ne accorgo ogni giorno di più”. Della regia di Visconti, Delon è rimasto estasiato: “tra tutti i metteurs-en-scène che ho conosciuto Luchino è il più comprensivo e il più sensibile: cura molto i suoi attori e dà l’impressione che prima vengano gli attori e poi il film; ioltre Luchino è un très grand comédien che recita a ciascuno quello che deve fare: sicché i personaggi vengono fuori tutti precisi“.

Altrettanto dostoevskiano è anche il personaggio di Nadia, interpretata da Annie Girardot: “Visconti è un attore formidabile e riesce a condurre l’attrice fino a farla diventare, senza parere, pian piano, un prolungamento della vita stessa – spiegò l’attrice – agisce in profondità, quasi nel subcosciente, riuscendo a ottenere, più dall’istinto che dall’intelligenza dell’attrice, il risultato che desidera, la perfetta aderenza al personaggio: o sostengo che per un attore, quando il regista è meraviglioso, terribile e allegro come Visconti, vale più ètre que comprendere”.

Alain Delon e Annie Girardot

Alain Delon e Annie Girardot

Premio Speciale della Giura al Mostra del Cinema di Venezia, la vicenda giudiziaria e di tagli del film fu però complessa. Osteggiato dai politici e bersagliato dalla censura, è il solo film di Visconti che incassò nelle sale di seconda e terza visione più che in quelle di prima, in provincia più che nelle grandi città. Nonostante il successo di pubblico e critica, Luchino Visconti fu accusato di oscenità e dovette affrontare un processo che lo assolse soltanto sei anni dopo in modo definitivo.

Oggi arriva per la prima volta in sala in versione integrale. Oltre mezzo secolo dopo. Ma con la stessa violenta bellezza. Per certi capolavori assoluti, non può esistere nessun tipo di censura.


EXTRA

Prima e Dopo il Restauro

Il Commento di Martin Scorsese

 

Leave a Comment