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Gli occhi sulla società: addio a Francesco Rosi, il regista immortale

È sempre più amaro l’inizio di questo 2015, e oggi anche il cinema italiano piange. Uno dei più grandi registi italiani, Francesco Rosi, si è infatti spento oggi a 92 anni. Napoletano di nascita e romano d’adozione, Rosi ha saputo raccontare, come nessun’altro, i grandi fatti di cronaca realmente accaduti riuscendo a scavare in profondità con il piglio del cronista d’inchiesta. Nel 2008 gli è stato consegnato l’Orso d’Oro alla Carriera al festival di Berlino.

Francesco Rosi

Francesco Rosi

Ha debuttato nel 1958 con il lungometraggio La Sfida e l’anno dopo con Alberto Sordi ha diretto I Magliari. In quest’opera emerge la figura di un boss mafioso che si contrappone allo stesso Sordi. Il primo – storico – film di inchiesta sociale è Salvatore Giuliano del 1962, il celebre bandito siciliano seguito da Le Mani sulla Città del 1963. Quest’ultimo, alla luce dei più recenti scandali della storia politica italiana, appare incredibilmente attuale: denuncia le connivenze tra lo Stato e i palazzinari e vince il Leone d’Oro.

Memorabili anche le pellicole con protagonista il grande Gian Maria Volonté: Uomini Contro del 1970, Il Caso Mattei del 1972 e Lucky Luciano del 1973 ove viene tratteggiata la figura del boss e le connivenze con pezzi delle istituzioni. Anime perse in una società che si perde.

"Le Mani sulla Città"

“Le Mani sulla Città” (1963)

Dal romanzo Il Contesto di Leonardo Sciascia, Rosi girò Cadaveri Eccellenti nel 1976. Legato al filone siciliano il film con Jim Belushi Dimenticare Palermo del 1990 che narra la storia di un politico italo americano che torna nel capoluogo isolano ma che verrà fatto fuori durante la sua battaglia per la legalizzazione dalla mafia.

Le sue pellicole hanno fatto la storia del cinema e hanno saputo stimolare la coscienza civile di un intero paese. Ancora oggi andrebbero viste e riviste, sempre più attuali e potenti, anche nelle scuole. Soprattutto in questi tempi di smarrimento, come ci aveva raccontato anche Leo Gullotta: “Certi film dovrebbero essere studiati, valgono come un’ora di storia. Pensiamo a Le Mani sulla Città di Rosi, o a Il Caso Mattei, o ancora a Lucky Luciano. I ragazzi possono capire molto di più. Sul web invece si perdono, non hanno gli strumenti adatti, vittime della logica dei social”.

Rosi dietro ad una macchina da presa

Rosi dietro ad una macchina da presa

Ricorderemo per sempre Francesco Rosi, eternamente grati per il suo impegno ed il suo grande coraggio. Una innata capacità artistica di sapere inquadrare la nostra società rovesciata, quella losca e apparentemente nascosta. Il suo cinema non invecchierà mai. Acquisterà sempre più valore, soprattutto in questi tempi in cui stanno venendo a mancare sempre più punti di riferimento.  Ed è proprio grazie alle sue opere, da vedere e rivedere, che Francesco Rosi continuerà a vivere.

“Io apro il mio schermo come un dibattito”

Francesco Rosi

Giacomo Aricò
Andrea Sessa

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