Quando ho visto per la prima volta Elio Germano in un film ero troppo piccolo per capire che era “Elio Germano”. Il film, Ci Hai Rotto Papà, diretto da Castellano e Pipolo, lo vedeva insieme ad altri bambini “ribelli” (ridicola copia infantile de Gli Intoccabili), tutti intenti a combinare malefatte e scherzi ai propri genitori. Lui, Elio, aveva gli occhiali da vista e i capelli rossicci. Soltanto diversi anni dopo ho scoperto che era lui: uno dei più grandi attori della storia del cinema italiano che oggi, 25 settembre 2020, vogliamo festeggiare per il suo 40° compleanno.
Un Attore, una Garanzia
Carlo Vanzina ci aveva visto lungo quando nel 1999 l’ha scelto per Il Cielo In Una Stanza, una commedia che viaggia nel tempo e nei sentimenti. Da lì in poi, Elio Germano ha iniziato una carriera sempre più brillante che l’ha visto lavorare con i più grandi registi dell’ultimo ventennio. In ordine cronologico: Ettore Scola (Concorrenza Sleale, 2001); Ivano De Matteo (Ultimo Stadio, 2002, e soprattutto La Bella Gente, 2009); Emanuele Crialese (Respiro, 2002); Gianluca Maria Tavarelli (Liberi, 2003, e in tv Paolo Borsellino, 2004); Giovanni Veronesi (nel “cult generazionale” Che Ne Sarà Di Noi, 2004, e nel commovente L’Ultima Ruota Del Carro, 2013); Gabriele Salvatores (Quo Vadis, Baby?, 2005, e Come Dio Comanda, 2008); Michele Placido (Romanzo Criminale, 2005); Luca Guadagnino (Melissa P., 2005); Paolo Virzì (N – Io e Napoleone, 2006, e Tutta La Vita Davanti, 2008); Daniele Luchetti (Mio Fratello è Figlio Unico, 2007, La Nostra Vita, 2010 – in entrambi vince il David di Donatello come Miglior Attore – e, nel 2018, Io Sono Tempesta); Francesco Patierno (Il Mattino Ha L’Oro In Bocca, 2008); Daniele Vicari (Il Passato è Una Terra Straniera, 2008, e Diaz – Don’t Clean Up This Blood, 2012); Ferzan Özpetek (Magnifica Presenza, 2012); Edoardo Gabriellini (Padroni Di Casa, 2012); Mario Martone (Il Giovane Favoloso, 2014, suo terzo David di Donatello); Stefano Sollima (Suburra, 2015); Claudio Cupellini (Alaska, 2015); Pietro Marcello (Bella E Perduta, 2015, solo voce); Gianni Amelio (La Tenerezza, 2017).
Versatile, sempre più bravo
La lista non termina qui ma, già dandogli un’occhiata, notiamo film di livello alto, e anche altissimo, anche, a volte soprattutto, grazie alla sua interpretazione. Ecco, se in un film c’è Elio Germano, quel film sarà sicuramente un buon film. Negli anni lo abbiamo visto crescere anagraficamente e tecnicamente: sempre più bravo, sempre più maturo, sempre più capace. Capace di interpretare qualsiasi ruolo, versatile, coraggioso, camaleontico. D’altra parte è questo che deve fare un Attore con la A maiuscola no? Elio Germano non si è fossilizzato in un ruolo, riesce a dare il meglio di sé in ogni genere. Oltre a quelli scritti sopra, in modo da continuare la lista, pensate a come passa agilmente dalle vesti di San Francesco (Il Sogno di Francesco, di Renaud Fely e Arnaud Louvet, 2016) a commedie come Questione di Karma (di Edoardo Falcone, 2017) o Troppa Grazia (di Gianni Zanasi, 2018). Così come dal fantastico (L’Uomo Senza Gravità di Marco Bonfanti, 2019) al drammatico Favolacce (dei Fratelli D’Innocenzo, 2020). Nel suo CV non mancano nemmeno le esperienze con registi stranieri: da Abel Ferrara (Mary, 2005) a Rob Marshall (Nine, 2009), da Jo Baier (La Fine è Il Mio Inizio, 2010) a Joan Sfar (La Dame Dans L’Auto Avec Des Lunettes Et Un Fusil, 2015). E anche in tv ha lasciato ai posteri prove eccezionali come in Faccia D’Angelo (di Andrea Porporati, sulla Mala del Brenta, 2012) e In Arte Nino (film tv biografico di Nino Manfredi, diretto dal figlio Luca, 2017).
L’Arte nel Sangue
Un titolo a parte, il più recente, merita Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti. Dopo aver vestito – in modo assolutamente indimenticabile – i panni di Giacomo Leopardi ne Il Giovane Favoloso di Mario Martone, qui Elio Germano incarna tutte le pulsioni di un artista unico, Toni Ligabue. Una prova premiata all’ultima berlinale con l’Orso d’Argento come Miglior Attore Protagonista. Oltre al trucco (eccellente), guardate in questo film – forse la sua più grande prova d’attore – la sua postura, la sua mimica, il suo sguardo, ascoltate la sua voce. L’anima di Germano accoglie l’anima di Ligabue che in lui torna a vivere ed esprimersi, dirompente. Un Attore come Mezzo, un Artista che interpreta un Artista. Dopo l’Arte Letteraria (Leopardi) ecco l’Arte Pittorica (Ligabue). Ecco, Elio Germano, sintetizzando, è pure Arte che scorre spontanea, come un fiume in piena, strabordante, travolgente.